Dalle roccaforti alla libertà

Dalle roccaforti alla libertà

Vi ringrazio per l’invito a partecipare alla presentazione di un’iniziativa così significativa che si inserisce nel programma di cooperazione transfrontaliera Interreg Italia Svizzera.

In  virtù  della  sua  posizione  geografica,  il  Ticino  ha  da  sempre  svolto  una  funzione strategica, anche dal punto di vista militare, poiché – in quanto Porta delle Alpi e crocevia d’Europa – sin dall’Antichità i suoi valichi sono serviti quale via delle genti e delle merci.  Per noi ticinesi il San Gottardo è simbolo di unità nazionale e punto d’incontro delle quattro culture che convivono nella nostra Confederazione. Al contempo rappresenta anche un baluardo  della  nostra  difesa  con  le  sue  installazioni  militari,  testimoni  di  un  passato glorioso e di un presente fiero. L’apparato difensivo ticinese, è stato realizzato in più tappe che dalla fine del XIX secolo, con la costruzione del traforo ferroviario del 1882, si è sviluppato  in  concomitanza  con  i  due  grandi  eventi  bellici:  un  sistema  complesso  e articolato  costituito  da  caserme,  trincee,  appostamenti,  forti,  “blockhaus”,  sbarramenti anticarro e ridotti scavati sotto roccia. Realtà da anni ormai dismesse.

Il sistema difensivo più importante e articolato è costituito dai forti d’artiglieria di Airolo e del San Gottardo, cui si affiancavano altri fortini dispersi sul territorio sino al Passo San Giacomo in Valle Bedretto. Il Forte di Airolo fu il primo esempio di forte interamente corazzato d’Europa; forte che festeggia quest’anno i suoi 125 anni di esistenza. Queste opere  formarono  poi  il  caposaldo  meridionale  del  Ridotto  nazionale,  concepito  dal Generale Henri Guisan durante il secondo conflitto mondiale, ponendo così un limite invalicabile verso il cuore della Patria per le truppe nemiche che arrivavano da Sud. Attorno al valico del Monte Ceneri nel periodo precedente la prima Guerra Mondiale si sviluppò una rete di fortificazioni per impedire l’avanzata delle truppe nemiche verso Bellinzona e le Valli superiori. Un’area strategica, non solo a livello cantonale, ma anche operativo, tanto che sul colle che divide in due il Cantone sorge ancora un’importante piazza d’armi e trova luogo il Centro logistico dell’Esercito. Dal Ceneri, proseguendo lungo i versanti meridionali dei Monti di Medeglia, troviamo poi le postazioni all’Alpe del Tiglio, sopra l’abitato di Isone, anch’esso sede di un’importante piazza d’armi.

Queste opere vennero mantenute ed ampliate durante il periodo 1939-1945 con la costruzione di fortini corazzati e fortini sotto roccia. In particolare, fu aggiunto un braccio meridionale alla linea con la realizzazione delle postazioni presso il Monte Bar / Gola di Lago, come pure a guardia del Passo San Jorio.

Anche le vie d’acqua erano accessi privilegiati, e quindi a rischio, che congiungevano le Valli alpine alla Pianura padana. Si decise quindi la costruzione di una serie di opere fortificate sui versanti settentrionale e meridionale del Piano di Magadino, presso la foce del fiume Ticino con il Forte Olimpio. I forti d’artiglieria, i fortini corazzati e le strutture sotto roccia, oltre agli sbarramenti anticarro e gli impianti minati posti sulla strada e sulla linea ferroviaria, dovevano impedire l’avanzamento delle truppe provenienti dal Gambarogno e dalla vicina zona di Luino. Risalendo lungo la valle del fiume Ticino, oltre al forte Mondascia a Sud di  Biasca, presso gli abitati di Lodrino e Osogna fu realizzato un importante sbarramento anticarro, la Linea Lona, il cui ruolo era di impedire l’avanzamento verso il San Gottardo e il Lucomagno; una linea difensiva composta da numerosi fortini sotto roccia e fortini d’artiglieria.

I tempi sono cambiati. Da poco abbiamo commemorato i 100 anni rispettivamente 75 anni dall’inizio formale delle vicende belliche che devastarono l’Europa nella prima metà del XX secolo. Una distanza temporale, che però troviamo oggi molto vicina territorialmente. In questo periodo diversi eventi bellici toccano territori distanti poche migliaia di chilometri da noi: dal conflitto israelo-palestinese, alle guerre civili in Libia, Siria e Iraq, al conflitto nell’Ucraina orientale. Secondo alcuni analisti militari, il Mondo non ha mai conosciuto così tanti conflitti bellici come in questi anni, anche se questi anni si ritengono pacifici e tranquilli. Per questo motivo progetti come quello presentato oggi diventano fondamentali per trasmettere alle nuove e future generazioni l’eredità di un importante passato, per meditare sulle nostre radici.

Valorizzare la nostra storia significa trasmettere il nostro spirito alle nuove generazioni. Allo stesso tempo, per la Svizzera e per il nostro Ticino è importante mantenere alto il ruolo dell’Esercito. Nel corso degli anni vi è stato uno spostamento sulla centralità del campo d’attività: da un concetto puramente difensivo, ci si è spostati verso una struttura pronta a rispondere a conflitti asimmetrici, capace di dare supporto alle autorità civili in caso di necessità o di catastrofe.

Sebbene secondo la nuova concezione di impiego, le grandi unità non siano più ancorate ad un determinato territorio, le brigate hanno conservato un certo legame con le rispettive regioni di riferimento. In particolare la Brigata fanteria montagna 9 è rimasta molto legata al settore del San Gottardo e alle regioni poste a cavallo di questo importante passaggio alpino. Questa tradizione si rispecchia sia nell’emblema che riprende, stilizzato, il massiccio del Gottardo visto da Sud, sia nella sua denominazione ufficiosa, ma riconosciuta, di “Brigata del Gottardo”, sia infine nel fatto di essere, ufficialmente, la sola grande unità di lingua italiana dell’Esercito.

I progetti per l’ulteriore sviluppo dell’Esercito (USEs o WEA) prevedono la scomparsa di tutte le brigate, salvo quelle di combattimento delle formazioni blindate. Ma i corpi di truppa italofoni non scompariranno e saranno in forza riuniti sotto la Regione territoriale 3, dove il Ticino è il cantone maggioritario.

Questi sono i risultati degli sforzi profusi dal Dipartimento delle istituzioni nel far comprendere come l’attuale equilibrio di forze tra truppe, comandi e Centro logistico sia la premessa necessaria per assicurare il supporto indispensabile che deve essere garantito alla popolazione a Sud del San Gottardo. Attualmente in Ticino si possono contare differenti strutture: la Caserma del Monte Ceneri dove troviamo il centro logistico dell’Esercito, il centro di reclutamento e una compagnia di Scuola reclute di motociclisti della Scuola reclute trasporti 47, le Piazze d’armi di Isone a Airolo e Monteceneri, la Base aerea di Magadino e l’azienda partner dell’Esercito, la Ruag di Lodrino. Sulla piazza d’armi di Isone e del Monte Ceneri come pure sulla Base aerea di Magadino vengono selezionati, formati, forgiati e condotti i militi di milizia e i professionisti che appartengono a questo nuovo Comando unificato.

La scuola reclute rimane quindi, anche in Ticino e non solo per i Ticinesi, una tappa importante nella vita di molti giovani svizzeri. Un momento privilegiato nel quale rinsaldare lo spirito di gruppo, l’amicizia e la collaborazione e soprattutto di avvicinare la nostra popolazione all’Esercito. E questo a maggior  ragione dopo il voto chiaro del Popolo elvetico a favore della leva obbligatoria.

Esercito non significa solo attività militare, bensì mezzo per la conservazione e il mantenimento della nostra cultura. Il nostro Cantone può trasformare questo patrimonio di strutture da segno di divisione a strumento di dialogo, anche attraverso il ruolo  dei Patriziati e delle diverse Associazioni militari, punti di riferimento indispensabili per riscoprire le nostre tradizioni e la nostra storia locale. Ogni segno e testimonianza del passato può rappresentare un’importante occasione di incontro con la storia e un momento di riflessione sulla follia della guerra e sulla assoluta necessità di proteggere Popolo e Patria, a favore della pace.

Vi ringrazio dell’attenzione.

 

Discorso pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi, Direttore del Dipartimento delle istituzioni in occasione della conferenza stampa di presentazione del Progetto Interreg ForTi-Linea Cadorna
25 settembre 2014 – Bellinzona

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