Dibattito Asilo, è duello tra destra e sinistra

Dibattito Asilo, è duello tra destra e sinistra

Da www.teleticino.ch
http://teleticino.ch/home/la-domenica-del-corriere-11-11-18-il-duello-destra-sinistra-XF447110


Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 12 novembre 2018 del Corriere del Ticino

Confronto a La domenica del Corriere tra Norman Gobbi e Franco Cavalli in un faccia a faccia su elezioni e migranti
Il socialista: “Se il PS perderà un seggio sarà perché se l’è cercata” – Il leghista: “I centri per rifugiati non sono prigioni”

La corsa verso le elezioni cantonali è lanciata e se in questi mesi i partiti stanno affinando le strategie e individuando gli avversari in vista dell’appuntamento del 7 aprile, a sinistra tira aria di tempesta: “Se a queste elezioni il partito socialista dovesse perdere il seggio direi che se l’è cercata”. Parole di Franco Cavalli, tra i fondatori del Forum Alternativo e già consigliere nazionale socialista, che ospite di Gianni Righinetti a La domenica del Corriere sul TeleTicino assieme al direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi è stato diretto: “Basta pensare a quanto successo con la Riforma fiscale e sociale che ha visto il consigliere di Stato Manuele Bertoli – che nella struttura del partito è sempre stato una figura determinante – schierarsi a favore del pacchetto, in contrasto con la posizione della base del PS”. Una rottura che per Cavalli “ha sicuramente indebolito il Partito socialista. Ma d’altronde lo diceva già il Nano: l’unico pericolo per la Lega sarebbe se in Ticino ci fosse un PS come si deve. Io, ad unire le forze di sinistra per dare vita a un partito forte, ci ho provato per vent’anni”. Ma a vivere una situazione un po’ complicata non è solo la sinistra. Sollecitato da Righinetti sulla fumata nera scaturita dalle trattative per una lista unica tra Lega e UDC e sul timore di perdere il proprio seggio in Governo, Gobbi ha precisato: “In un sistema proporzionale si deve fare uno score di squadra e uno personale. È dunque importante lavorare per il risultato di squadra. Detto questo, credo che già oggi l’UDC svizzera abbia un consigliere di Stato visto che, dopo la mia candidatura per il Consiglio federale nel 2015, figuro sul sito nazionale come consigliere di Stato ticinese. Questo non è un appello al voto utile, ma una costatazione: ricordo infatti che partecipo regolarmente alle attività dell’UDC svizzera e che intrattengo degli stretti contatti con i colleghi democentristi presenti negli Esecutivi cantonali con i quali, due volte all’anno, ci troviamo e ci confrontiamo con la direzione del partito”. Per poi rimarcare: “Inoltre, nel mio ruolo sono spesso e volentieri oltre Gottardo. Un impegno questo che mi viene riconosciuto”. Detto delle cantonali, il 2019 sarà però anche l’anno delle federali. E in vista del rinnovo dei poteri sotto il Cupolone, il Forum Alternativo si è già attivato. “Stiamo cercando di avere una lista comune di tutta la sinistra, scusatemi il gioco di parole, a sinistra del PS – ha spiegato Cavalli – compresi anche i Verdi. E sicuramente questa unione non si chiamerà Forum alternativo”. Pungolato da Righinetti, l’ex consigliere nazionale ha dichiarato che “le discussioni per il nome sono in corso, ma ammetto che mi piacerebbe qualcosa come Ticino Alternativo. Potrebbe essere una soluzione”.

In attesa di conoscere il verdetto dei cittadini sul piano cantonale e federale, c’è un altro tema che vede destra e sinistra duellare da anni senza esclusione di colpi: l’immigrazione. Un dossier questo caldo in Ticino non da ultimo in seguito ai disordini emersi nella serata di presentazione del nuovo centro federale per richiedenti l’asilo in zona Pasture e per la gestione dei migranti a Camorino. “La realtà è che al centro di Camorino la situazione è disumana. Non solo dal punto di vista igienico ma anche psicologico – ha dichiarato Cavalli – si vedono persone costrette a vivere sotto terra in condizioni pessime. Persone che arrivano da paesi dove, sottoterra, ci stanno solo i morti. È inaccettabile e occorre agire al più presto”. Pronta la replica del direttore delle Istituzioni che ha messo i puntini sulle i: “Nessuno costringe i rifugiati a restare tutto il giorno al chiuso nel Centro della Protezione civile. Se lo fanno, è per una loro decisione: un centro per rifugiati non è una prigione e vorrei ricordare che i richiedenti l’asilo hanno comunque la possibilità di svolgere lavori di pubblica utilità e di uscire. Evidentemente non è una soluzione ottimale ma permette di rispondere a un bisogno del cantone che, in questa fase, mira a conformare il richiedente a un modo di vivere”. Per poi precisare: “Quando i migranti venivano sistemati nelle pensioni o negli appartamenti emergevano problematiche di spaccio o incendi delle abitazioni. Fatti che hanno contribuito a creare un certo malumore tra la popolazione e quindi il Cantone ad agire. Camorino rappresenta quindi una fase di transizione prima di poter indirizzare i richiedenti verso gli appartamenti”. Una spiegazione che non ha convinto Cavalli: “C’è gente che è a Camorino da mesi ed è chiaro che sono spaesati. Non è facile integrarsi in un simile contesto”. Infine, ampliando lo sguardo alle dinamiche internazionali Gobbi ha rilevato come “se grazie alle politiche di Matteo Salvini in Italia l’afflusso di migranti è nettamente diminuito, d’altra parte nei centri federali vediamo che arrivano molti rifugiati a seguito di pratiche che non condivido. Penso ad esempio ai ricongiungimenti familiari non sempre valutati correttamente”. E riconoscendo come il tema della frontiera sia divenuto sempre più delicato, il direttore delle Istituzioni ha rimarcato come “quando si parla di migrazione serve pragmatismo: si deve comunque applicare le leggi e prendere decisioni che possono non essere condivise o comprese. Ma l’obbligo dell’autorità è quello di far rispettare le leggi. E ammetto che se il Ticino non dovesse sottostare alle disposizioni federali, in campo migratorio su certi aspetti sarei sicuramente più risoluto”.

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