Gobbi: anticorpi contro gli abusi nell’economia

Gobbi: anticorpi contro gli abusi nell’economia

Da Regione Ticino, di Andrea Manna l Per il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi gli illeciti finanziari vanno combattuti «instillando gli anticorpi» nelle varie autorità a contatto con queste realtà. Autorità che devono collaborare, comunicare. Come avviene (cfr. articolo a lato) tra il Ministero pubblico e gli uffici del dipartimento guidato dal ministro leghista. «È un progetto che portiamo avanti da tempo proprio perché – rileva Gobbi – di ‘cavalieri d’industria’ d’oltre confine, o presunti tali, che utilizzano il nostro sistema molto liberale per propri scopi e non per quelli societari, purtroppo ce ne sono». E il progetto va esteso al resto dell’Amministrazione cantonale. «Per individuare per tempo situazioni irregolari – sottolinea il presidente del Consiglio di Stato –, è importante lo scambio di informazioni tra dipartimenti». Sono infatti diversi «i settori dell’Amministrazione a contatto con queste realtà: dall’Ias (Istituto delle assicurazioni sociali del Dss, ndr), ai servizi del Dfe, passando da quelli del Dipartimento del territorio e via dicendo». Una strategia che funziona? «Sì. Anche se ci vorrà un po’ di tempo» per entrare a pieno regime, afferma Gobbi, che in aprile ha introdotto l’obbligo per chi chiede il rilascio oppure il rinnovo di un permesso di dimora o per frontaliere di produrre l’estratto del casellario giudiziale e il Certificato dei carichi pendenti. Un provvedimento che, scoraggiando imprenditori stranieri senza scrupoli, può contribuire ad arginare anche i reati finanziari.

Reati del cui perseguimento si occupa a tempo pieno una parte dei magistrati del Ministero pubblico. Con loro collaborano, nella spesso complessa ricostruzione dei flussi di denaro, gli esperti contabili dell’équipe finanziaria della Procura. Così come, nello svolgimento delle indagini, gli investigatori della Cantonale attivi nella Ref, la sezione Reati economicofinanziari della Polizia giudiziaria. Intanto il numero dei procedimenti penali non diminuisce, anzi. «Siamo oberati di lavoro», assicura il procuratore generale John Noseda. «In giugno – aggiunge – ho segnalato al Consiglio di Stato l’esigenza di un potenziamento della Ref. Alla sezione sono già stati assegnati due analisti in più, ma servono anche ispettori di polizia in grado di condurre le inchieste. Altrimenti sarò costretto ad assumere all’interno del Ministero pubblico altri segretari giudiziari». Perché non agire sul piano legislativo per contrastare con maggior efficacia i reati finanziari? «Personalmente – afferma il pg – non vedo la necessità di modificare le normative federali. Quel che conta è di disporre delle risorse e dei mezzi necessari per applicarle». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Associazione svizzera dei magistrati e giudice del Tribunale penale federale Roy Garré . «Sono contrario all’attivismo legislativo quando non ci sono lacune da colmare, perché alla fine rischia anche di creare incertezza nel diritto. Ritengo – prosegue Garré – che lo strumentario normativo vigente sia più che sufficiente. Penso per esempio alle norme sulla criminalità economica o al Codice delle obbligazioni, che è stato attualizzato. L’importante è di non smantellare gli organici di polizia e magistratura, ma semmai di adeguarli perché quanto le leggi prevedono – controlli e sanzioni – possa essere applicato».

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