Il casellario fa breccia anche a Berna

Il casellario fa breccia anche a Berna

Dal Mattino della domenica | 53 criminali in meno sul nostro territorio grazie alla misura introdotta da Norman Gobbi

È salito a 53 il numero di criminali stranieri a cui è stato negato il permesso per venire a vivere o a lavorare nel nostro Cantone. È passato un anno e mezzo da quando il mio Dipartimento ha introdotto la misura straordinaria volta a salvaguardare e a tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza sul nostro territorio. Una misura che il Governo ha deciso di mantenere in vigore a maggio e che ora ha fatto breccia anche nella Berna federale. A inizio settimana, infatti, la Commissione istituzioni politiche del Consiglio degli Stati ha sostenuto, su invito del Governo, due iniziative del Parlamento cantonale che vanno nella stessa direzione della nostra misura straordinaria. Anche a Berna quindi iniziano a vedere di buon occhio la richiesta sistematica del casellario giudiziale per tutti coloro che intendono venire a soggiornare o a lavorare alle nostre latitudini.

Qualcuno negli scorsi giorni mi ha fatto notare che sul totale delle 30mila domande trattate in un anno e mezzo dalla Sezione della popolazione 53, è un numero irrisorio. Il nostro obiettivo, come ho ribadito a più riprese, non è quello di discriminare i cittadini stranieri nel venire a risiedere o a lavorare da noi! Assolutamente. Vogliamo dare più sicurezza al Ticino e ai ticinesi. Chi sono queste 53 persone a cui è stato negato l’ingresso nel nostro Cantone? Di quale crimine si sono macchiate?

Rapine, sequestro di persona, furti, estorsioni, lesioni personali, porto d’armi, bancarotta fraudolenta, omicidio, spaccio di droga e distruzione di cadavere (!), sono solo alcuni esempi dei reati per i quali a queste persone non abbiamo rilasciato il permesso. Non parliamo quindi di una multa per eccesso di velocità o per divieto di parcheggio, nelle quali molti di noi potrebbero essere incappati per disattenzione o noncuranza, ma di crimini violenti e ripetuti! Crimini che, grazie alla misura del casellario che ho introdotto nel 2015, non saranno commessi sul nostro territorio.

Il nostro messaggio è giunto anche a Berna. Una misura – quella sul casellario – sostenuta sia dal Popolo (sono 12’192 le firme raccolte grazie alla petizione promossa dalla Lega dei Ticinesi!) che dal Parlamento e dal Governo. Ora anche la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati sostiene la richiesta del Gran Consiglio ticinese, che auspica la presentazione dell’estratto del casellario giudiziale per i cittadini provenienti dall’Unione europea che intendono soggiornare o lavorare in Svizzera. Il cammino è ancora lungo, ma un altro importante passo per la nostra sicurezza è stato fatto.

Un’ottima notizia per il nostro Cantone a conferma che stiamo lavorando nella giusta direzione e che la nostra voce, con le nostre preoccupazioni, è arrivata fino a Berna. Un motivo di orgoglio per il nostro movimento che si è fatto messaggero di questa iniziativa a favore della sicurezza del Ticino e di tutta la Svizzera.

Ora toccherà alla Commissione del Nazionale pronunciarsi. Sarà una battaglia durissima, ma sarà necessaria per far capire a tutti che nel nostro Paese abbiamo bisogno di nuovi strumenti per combattere le minacce attuali. Come ci hanno mostrato casi come quello della ‘ndrangheta a Frauenfeld, nessuna regione elvetica è immune da infiltrazioni di organizzazioni criminali: per questo penso che la richiesta del casellario a livello nazionale sia una misura adeguata e corretta.

Non ci sono più scuse per andare contro questa misura: i dati mostrano come il casellario non sia una barriera, bensì un filtro efficace contro le persone che hanno commesso reati gravi all’estero. Il sostegno da parte di cittadini stranieri che vogliono lavorare o dimorare onestamente nel nostro territorio è la dimostrazione che questa misura non è discriminatoria: chi non ha nulla da nascondere, non ha nulla da temere!
Come spesso succede il nostro Cantone fa scuola: è un laboratorio nel quale sono testate per la prima volta nuove misure, in seguito adottate in tutto il territorio elvetico. Anche perché quelle problematiche che inizialmente sono solo prerogativa ticinese, come la questione della migrazione, diventano in seguito una preoccupazione condivisa da tutto il Popolo svizzero.

Sono orgoglioso di questa nostra piccola vittoria che ancora una volta ha fatto diventare un tema ticinese d’interesse nazionale. Abbiamo il diritto di conoscere chi vive e chi lavora a casa nostra. I risultati raggiunti fino ad ora sono già stati importanti perché ci hanno permesso di lasciare o mettere “fuori dalla porta” 53 criminali, ma con l’estensione della proposta a livello svizzero miriamo a tenere lontane dall’intero Paese queste persone poco raccomandabili che vogliono portare da noi problemi come la criminalità organizzata, già radicata in altri Paesi limitrofi!

Non mi stancherò mai di ripeterlo, la sicurezza, oltre ad essere un bene primario, rappresenta un valore fondamentale per la Svizzera. Un valore che lo Stato è chiamato a garantire quotidianamente e che io stesso mi impegno a tutelare, attuando misure come quella sul casellario. Continueremo per questa strada, per la nostra sicurezza e per quella di tutto il nostro Paese!

Norman Gobbi
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni

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