La commozione di Beltraminelli e la voce rotta dall’emozione di Norman Gobbi

La commozione di Beltraminelli e la voce rotta dall’emozione di Norman Gobbi

I funerali di Michele Barra. ASCONA – Piove su Ascona. E quelle gocce sembrano lacrime cadute dal cielo. Piangono Michele Barra, il ministro pragmatico, stroncato da un cancro fulminante domenica scorsa. L’ultimo saluto, il funerale di Stato, in una chiesa del Collegio Papio gremita fino all’inverosimile. Centinaia i presenti accorsi per rendere omaggio al direttore del Dipartimento del territorio, l’uomo che in pochi mesi di Governo si era fatto conoscere per le sue idee chiare e i suoi modi diretti.

Sull’altare, a presiedere la cerimonia funebre, c’è don Samuele Tamagni, giovane sacerdote, amico di Barra. Era stato lo stesso ministro a chiedere che a celebrare il funerale fosse don Samuele. In prima fila, i figli, di cui Barra era parecchio orgoglioso. Giada, Jessica, Kevin. Fa impressione rivederli tutti insieme a neanche sei mesi di distanza da quel felice 30 aprile, il giorno in cui il loro papà, a Bellinzona, entrava ufficialmente in Consiglio di Stato.

E quando don Samuele prende la parola per raccontare l’ultimo incontro con Barra, un velo di commozione squarcia in due la chiesa asconese. “Quel giorno abbiamo discusso della vita e della morte. Della moglie e dei figli. La speranza segna il cammino dell’umanità, Michele era alla ricerca del volto di Dio”. Poche parole pronunciate da questo giovane prete, poco più che trentenne. Ma forti. Significative.

Poi tocca al sindaco di Ascona, Luca Pissoglio, raccontare il ‘suo’ Michele Barra. “Caro Michele, sei stato un grande asconese. Hai fatto tantissimo per i giovani e per lo sport. Ti piangeva il cuore vedere giovani senza lavoro. Proponevi al Municipio di assumerli, anche se non ce n’era bisogno. E se non si poteva, li prendevi tu, nella tua ditta. E quando quest’estate, da Consigliere di Stato, hai pagato di tasca tua lo studio sui padroncini, non ero sorpreso”.

Alessandro Del Bufalo, presidente del Gran Consiglio, pone l’accento sul destino beffardo che ha colpito Barra. “Dapprima la grande opportunità di diventare consigliere di Stato. Poi la tremenda malattia”. E sottolinea: “Michele è stato un buon consigliere di Stato. Quel suo modo di essere così naturale, molto vicino ai cittadini, ha contribuito a rendere Michele simpatico e amato dalla gente. Solo negli ultimi giorni del suo calvario, ha rassegnato un congedo. Michele se n’è andato in punta di piedi e ha lasciato un vuoto enorme”.

Di lì a poco all’altare sale anche Paolo Beltraminelli, presidente del Consiglio di Stato. Il suo è un discorso bagnato dall’emozione. “A volte ci si chiede se la vita non sia troppo crudele per essere amata. Michele però è stato un grande esempio. In questi mesi di lavoro in Governo ci hai insegnato cosa è la passione. Ci hai insegnato che la passione dona energia. Tu avevi passione per la famiglia, per il lavoro, per i viaggi, per lo sport. Avevi una spinta trainante. Il giorno del tuo insediamento in consiglio di Stato eri felice come un bambino”.

Norman Gobbi, il secondo ministro leghista in Governo, è stato tra i primi a sapere della malattia di Barra. “L’ultimo incontro l’abbiamo avuto una settimana fa all’ospedale, con il cancelliere Giampiero Gianella. Ci siamo messi a piangere. Ci rendevamo conto di come stava andando il destino. Michele non ha mai mollato, neanche quando la malattia si era fatta devastante. D’altra parte era sempre stato vicino alla gente. Ha dato più di quanto gli è stato dato. Michele è sempre stato ‘il Michele’. Non gli piacevano i titoli, le cose troppo istituzionali. Era uno pratico. Peccato che qualcuno ha voluto abusare della sua bontà. Gente che non merita rispetto”.

La bandiera della Confederazione, quelle del Cantone, del Comune di Ascona, della Lega dei Ticinesi abbracciano la bara del ministro del territorio. Attorno un silenzio struggente, rotto solo dalle note dei violini di due ragazzi. Gli stessi che erano presenti alla cerimonia di insediamento di Michele Barra in Governo, a fine aprile. Riaffiorano i ricordi di sei mesi vissuti come sul set di un film. Senza lieto fine.

Il feretro che abbandona la chiesa. I famigliari che escono in silenzio. Parte il corteo funebre, verso il crematorio di Riazzino. La pioggia continua a scendere. Incessante. Il cielo sopra Ascona non smette di piangere il suo Consigliere di Stato.

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