“La prossimità alle polcom”

“La prossimità alle polcom”

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 15 maggio 2019 de La Regione

L’Associazione delle polizie comunali: no a compiti che ci fanno perdere il contatto con i cittadini
Bossalini: strutturate ed effettivi, stiamo valutando un modello alternativo

Sì a nuovi compiti, no però a quelli che potrebbero sottrarre tempo e risorse alla missione principale delle forze dell’ordine locali, cioè la sicurezza di prossimità, che passa pure «dal contatto quotidiano con i cittadini». Ok alla formula quindici agenti più il comandante affinché una polizia comunale possa definirsi strutturata, anche se «al nostro interno stiamo valutando uno scenario che garantirebbe la copertura delle 24 ore con le ‘strutturate’ attuali», incluse quindi quelle con cinque agenti più il responsabile, il numero minimo riconosciuto dalla legge odierna. No alla possibilità per i Comuni di stipulare convenzioni con il Cantone, anziché con altre polizie comunali, poiché questo aprirebbe le porte «alla polizia unica». L’Associazione delle polizie comunali ticinesi (Apcti) prende posizione sulle proposte del Dipartimento istituzioni di modifica della LcPol, la Legge sulla collaborazione tra Polizia cantonale e comunali. Lo ha fatto ieri, con le parole del suo presidente Dimitri Bossalini, in occasione dell’assemblea tenutasi nella sede della Polcom di Chiasso. Il progetto di revisione della LcPol, normativa votata dal Gran Consiglio nel 2011, in vigore dal 2012 e implementata nel corso dei successivi tre anni, è stato messo a punto dal gruppo di lavoro ‘Polizia ticinese’ costituito dal Consiglio di Stato nel dicembre 2016. Una riforma che il Dipartimento vorrebbe sottoporre a governo e Gran Consiglio entro fine anno, come ha annunciato un paio di mesi fa. Sui prospettati cambiamenti normativi si pronuncia intanto l’Associazione delle polcom. E non a tutti dà luce verde. È d’accordo con l’assunzione da parte delle Comunali di nuovi compiti. Ma «siamo scettici», ha puntualizzato Bossalini, sull’attribuzione ai corpi locali «di competenze anche in materia di incidenti con ferimento, furti, danneggiamenti e di legge sugli stranieri». Il motivo? «Indagini» e «burocrazia» derivanti dall’adempimento di queste mansioni «ci costringerebbero a ridimensionare la nostra attività di polizia di prossimità, a diretto contatto con il cittadino». Nessuna obiezione, per citare ancora il presidente dell’Apcti, al mantenimento dei «sette poli», ovvero delle attuali regioni di polizia comunali facenti capo ad altrettanti Comuni polo (Chiasso, Mendrisio, Lugano, Locarno, Ascona, Bellinzona e Biasca). Neppure alla riduzione in un secondo momento, come ventilato dal Dipartimento istituzioni, da sette a cinque regioni di polizia, con un solo polo per il Mendrisiotto e uno solo per il Locarnese. «Sarà comunque necessario il consenso delle parti interessate», ha rilevato Bossalini, ricordando che l’associazione «già a suo tempo riteneva ottimale la soluzione a cinque». Capitolo effettivi. La proposta del Dipartimento di elevare il numero minimo di poliziotti perché una polcomunale venga considerata strutturata è condivisa parzialmente dall’Apcti: va bene l’ipotesi quindici agenti più il comandante, che però non deve essere il primo passo verso ‘strutturate’ formate da almeno venti agenti più il capo. Ad ogni modo, ha fatto sapere Bossalini, «l’associazione sta studiando un modello alternativo, che vedrebbe nelle regioni un’accresciuta collaborazione fra le attuali ‘strutturate’, comprese pertanto le Comunali con cinque agenti più il comandante, per garantire l’attività sulle ventiquattro ore». L’Apcti boccia poi le modifiche di legge che permetterebbero di dar vita a posti di polizia misti, composti di agenti della Cantonale e di agenti delle polcom, e agli enti locali di stringere convenzioni con il Cantone invece che con polizie strutturate di altri Comuni. Queste alcune delle proposte dipartimentali su cui si è soffermato il presidente dell’associazione.

Ma ieri a Chiasso c’è pure chi ha invitato l’Apcti «a guardare anche al futuro». L’invito è di Roberto Torrente, alla testa della polizia della Città di Lugano e vicepresidente della stessa associazione: «Anche occupandoci di furti semplici e di danneggiamenti creiamo un rapporto di fiducia con la popolazione». Senza dimenticare, ha osservato il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, quello che è l’obiettivo delle forze dell’ordine: «Garantire un contesto sicuro ai cittadini e alle aziende presenti sul territorio», per renderlo attrattivo.


Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 13 maggio 2019 del Corriere del Ticino

Polizie comunali: «Non toglieteci la prossimità»

Il progetto di «Polizia ticinese», promosso dal Dipartimento delle istituzioni e in fase di consultazione, ha tenuto banco all’assemblea dell’Associazione delle polizie comunali ticinesi. Quest’ultima ha preso posizione sulle 8 proposte di nuovi compiti messe sul tavolo dallo speciale gruppo di lavoro dipartimentali per allinearli con la riforma Ticino 2020. «In linea di massima quanto previsto ci soddisfa» precisa il presidente Dimitri Bossalini, confermato alla guida. Nell’ambito della revisione della legge per la collaborazione tra Polizia cantonale e comunali c’è però un aspetto su cui l’associazione intende battersi. «Siamo contrari al concetto di posti misti e vogliamo evitare d’inserire nella legge la possibilità per i Comuni di convenzionarsi con il Cantone» ci spiega Bossalini. Il motivo? «Le attività della Polizia cantonale e dei corpi comunali, per quanto complementari, sono diverse tra loro. Non vogliamo che delle inchieste che generano una marea di burocrazia ci impediscano d’assolvere al meglio il compito di prossimità, che è la nostra peculiarità». Per quanto riguarda l’aumento graduale degli effettivi delle polizie strutturate, l’APCTi ha auspicato che il concetto 15 agenti +1 comandante possa essere concretizzato a tendere entro il 2025 e non entro il 2020 come previsto. «Ho inoltre avanzato una controproposta: permettere alle polizie strutturate di mantenere l’organico minimo 5+1 a condizione di una fattiva collaborazione nella copertura del territorio sulle 24 ore» indica Bossalini. Intervenuto all’assemblea, il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi ha precisato: «È necessario proseguire nella definizione chiara e condivisa di ruoli e competenze per ciascun corpo di polizia, in modo da consentire un ulteriore miglioramento in termini di sicurezza».

 

Servizio all’interno dell’edizione di martedì 14 maggio 2019 del TG di Teleticino

http://teleticino.ch/il-tg/polizie-comunali-cosi-perdiamo-la-prossimita-DY1199432