Non c’è solo Sankt Moritz…

Non c’è solo Sankt Moritz…

L’iniziativa popolare “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!” è sottoposta ai cittadini l’11 marzo prossimo. Iniziativa che vuol limitare al 20% la quota massima di abitazioni secondarie in ciascun Comune della Svizzera, inserendo una specifica norma della Costituzione federale, con l’obiettivo di arrestare l’espansione disordinata di residenze secondarie, che contribuiscono a urbanizzare e deturpare sempre di più il paesaggio svizzero, in particolare le regioni alpine. Un obiettivo corretto e già perseguito con una politica pianificatoria limitativa, ma la soluzione proposta dall’iniziativa va ben al di là di questo obiettivo, poiché pone problemi di vario ordine anche a tutte le regioni montane elvetiche. Anche alle nostre che non sono forti attrattori turistici alpini alla pari di Sankt Moritz, Zermatt o Gstaad.

Il Parlamento federale – che assieme al Consiglio federale raccomanda di respingere l’iniziativa – ha già concepito una risposta indiretta a questa iniziativa, attraverso la modifica della Legge sulla pianificazione del territorio concernente la gestione delle abitazioni secondarie (Lpt; RS 700) entrata in vigore il 1° luglio 2011. Lo scopo di tale revisione è quello di contrastare gli effetti che si verificano nel settore della costruzione delle abitazioni secondarie e frenare quindi l’espansione disordinata degli insediamenti sul territorio. Cantoni e Comuni sono tenuti ad adottare nei loro piani direttori e piani regolatori delle misure per limitare le abitazioni secondarie e ciò entro il 2014. Anche il nostro Cantone sta operando in tal senso.

Il Canton Ticino si situa tra i cantoni con la maggiore quota percentuale di abitazioni secondarie in Svizzera con una percentuale del 24.4%, pari a 45.175 abitazioni. Per il nostro Cantone, il turismo rappresenta un’attività economica importante e così anche per numerosi Comuni. Un turismo che spesso e volentieri è anche turismo interno allo stesso Ticino. Pensiamo infatti ai rustici di proprietà di numerose famiglie ticinesi, che – ed è la storia ad insegnarcelo – in buona parte provengono dalle valli e col tempo hanno preso residenza e domicilio nelle zone urbane del fondovalle. Nelle nostre vallate le case secondarie, meglio detti rustici, sono frutto dell’evoluzione socio-economica del nostro Paese; un’importante risorsa per la vita della nostra montagna e anche per la permanenza in valle di attività economiche connesse allo sviluppo, al recupero e alla valorizzazione del nostro patrimonio paesaggistico e di costruzioni un tempo agricole.

 

L’iniziativa propone l’introduzione di un contingentamento rigido: ove la proporzione delle abitazioni secondarie supera il 20%, non potranno più essere costruite delle nuove abitazioni secondarie. Ciò significherebbe un blocco totale immediato dell’attività edilizia nei comuni che hanno raggiunto tale limite, provocando in tal modo l’arresto dello sviluppo economico e il rischio della perdita di posti di lavoro, per nulla auspicabile nel contesto economico attuale. Infatti, se l’argomentazione principale è quella di fermare le speculazioni immobiliari nei grandi attrattori turistici alpini, le conseguenze per le nostre vallate sarebbero invece negative, in quanto prive di interesse immobiliare fine a se stesso. La soluzione adottata dal Parlamento federale tramite la revisione della Lpt permette quindi a Cantoni e Comuni di adottare le misure idonee e necessarie che tengono conto delle peculiarità regionali e comunali, aspetto che l’iniziativa misconosce vista la quota fissa.

Sono quindi possibili soluzioni individuali, senza che il federalismo e il margine di manovra di sviluppo economico siano rimessi in discussione. Spetta a Cantoni e Comuni regolare in modo mirato il numero di nuove abitazioni secondarie, gestendo al meglio il territorio nel rispetto dell’ambiente. L’iniziativa penalizzerebbe eccessivamente anche numerose regioni ove le case secondarie rappresentano un importante elemento economico. Il rischio di perdere gli importanti introiti economici generati in seguito all’accettazione dell’iniziativa è concreto e – ribadisco – non auspicabile nel contesto economico attuale.

Una soluzione globale a livello svizzero non risolverebbe quindi il problema come sostengono gli iniziativisti e ciò poiché i bisogni diversi dei Comuni in ambito di pianificazione del territorio non verrebbero considerati e le soluzioni a livello regionale sarebbero pressoché impossibili. Qualora l’iniziativa dovesse essere accolta, la popolazione del Canton Ticino e la sua economia sarebbero quindi i grandi perdenti.

La seppur condivisibile valorizzazione del paesaggio, così come formulata dall’iniziativa, rischia di causare un arresto dello sviluppo e mantenimento economico delle nostre vallate. L’attuale Legge sulla pianificazione del territorio è la risposta indiretta ed efficace a questa iniziativa. Non permettiamo quindi che venga posto un freno allo sviluppo del nostro Cantone e delle nostre vallate, sosteniamo le regioni a vocazione turistica del nostro Cantone, votando NO all’iniziativa “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!”.

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