“Non possiamo più comportarci come prima”

“Non possiamo più comportarci come prima”

Da www.ticinonews.ch

Norman Gobbi parla dell’obbligo in vigore da lunedì delle mascherine e della situazione nel nostro Cantone

Da lunedì entrerà in vigore nel Cantone l’obbligo delle mascherine negli spazi chiusi aperti al pubblico. Questo provvedimento si aggiunge a quello della mascherina obbligatoria nelle scuole postobbligatoria, confermato sempre oggi dal DECS. Il Presidente del Consiglio di Stato, intervistato da Teleticino, ha parlato di questa decisione, del coordinamento intercantonale contro il coronavirus, di sport, di case anziani, e dei possibili sviluppi futuri. Ricordando che: “Già in primavera avevamo capito che i nostri comportamenti devono cambiare”.

Da lunedì dunque entra in vigore l’obbligo di mascherine al chiuso?
“Esatto, è un ulteriore misura che abbiamo preso come Governo cantonale dopo quelle delle scorse settimane, che ricordo erano comunque molto più avanti rispetto ad altri cantoni che avevano registrato nelle ultime settimane un aumento esponenziale dei casi. Per esempio, a Zurigo oggi sono passati da 348 a oltre 700 casi. Noi siamo al momento siamo ancora ben al di sotto di questi numeri, anche in proporzione alla popolazione residente. L’obbiettivo non è di limitare ma di contenere il virus allo scopo di limitare il numero di quarantene che impattano sulla vita sociale ed economica di questo paese oltre a non sollecitare troppo le strutture sanitarie, che sono l’anello centrale della struttura”.

In questo modo seguite le sollecitazioni fatte anche oggi dalla Conferenza dei direttori cantonali della sanità di coordinare un’azione comune tra i vari Cantoni evitando. A vostro modo di vedere in questo modo sarà più efficace la lotta al coronavirus?
La lotta al coronavirus è efficace se i cittadini di questo paese partecipano a queste misure facendole proprie. Dal disinfettarsi regolarmente le mani, evitare gli assembramenti e mettere la mascherina quando c’è troppa gente e non è possibile tenere le distanze. Ricordiamoci che il virus è comunque presente. L’obiettivo dei cantoni invece è quello di dimostrare che il federalismo funziona: penso alla riunione di stamattina fatta in videoconferenza dai direttori della sanità pubblica, che hanno voluto coordinare fra loro diverse misure allo scopo di dimostrare alla popolazione e alla Confederazione che i Cantoni sono in grado di applicare delle misure. Il Cantone dei Grigioni lo ha già comunicato stamattina, noi lo abbiamo deciso oggi pomeriggio; altri cantoni andranno a definirlo durante il fine settimana. Vogliamo anche fare il gioco di squadra nella lotta al contenimento del virus, ma soprattutto evitare che si propaghi troppo velocemente. Lo abbiamo visto recentemente nel canton Svitto che a risentire sono le strutture sanitarie”.

Avete anche confermato la chiusura dei locali notturni, delle discoteche aggiungendo quella per i locali erotici. Ci sono altre novità per la ristorazione?
“Abbiamo fatto un passo a favore degli avventori. Negli esercizi pubblici abbiamo deciso che chi entra solo a bere un caffè per un tempo limitato, entra con la mascherina, si siede ma non deve notificare i suoi dati. Questo penso sia un aspetto positivo a favore di chi negli scorsi giorni ha segnalato la necessità di uno sgravio amministrativo, penso a Gastro Ticino. L’obiettivo non è rallentare la vita quotidiana, ma rallentare il virus. Questa nuova norma permette ai cittadini di continuare nella normalità, a patto di mantenere la corretta attenzione. Infatti la notifica permette il tracciamento. È importante mantenere la responsabilità individuale perché anche il tracciamento in questi giorni è stato fortemente sollecitato. Sotto la lente degli epidemiologi ci sono anche gli eventi privati come i matrimoni, le cene o le feste che sempre più spesso si trasformano in focolai peggiorando la situazione del tracciamento dei contatti“.

In questo senso ci sono novità in Ticino?
“Rimangono in vigore le norme attuali, in Ticino non abbiamo avuto focolai importanti e credo che sia da ascrivere al buon comportamento della nostra popolazione. Importante è fare attenzione proprio in quelle situazioni. Se penso anche al mondo sportivo, nell’occhio del ciclone in questi ultimi giorni, non penso che i contatti avvengano all’interno degli spogliatoi o durante la pratica dello sport ma è soprattutto dopo o prima l’attività sportiva. È in questi momenti che bisogna richiamare la responsabilità individuale, applicare i piani di protezione: ogni singola azione ha un effetto. Magari non direttamente sul sistema sanitario, ma per esempio se metto una squadra in quarantena sfalso comunque un campionato. Lo abbiamo visto in questi giorni che alcune squadre non potranno giocare creando un problema organizzativo, anche per i tifosi che vogliono godere della loro passione. In più sono giornate di lavoro che vengono bruciate. Se si possono evitare queste “bruciature” dal punto di vista economico e sociale, si può anche evitare una bruciatura molto più grave, quella del sistema sanitario”.

Molti si complimentano con il governo per aver preso questa decisione che molti sembra aspettassero. Riguardo allo sport, alcuni si chiedono se non sia il caso di fermarlo.
“In questo momento lo sport non è un problema: lo abbiamo visto nei grandi eventi, non abbiamo nessuna prova che in quelle situazioni ci siano stati dei contagi. Proprio nel dimostrare che si può convivere con questo virus, rispettando le semplici regole di igiene accresciuta, alla fine, si concorre al raggiungimento di più obiettivi: quello di evitare il confinamento, che sia personalmente che come membro del governo, non vogliamo più avere in Canton Ticino. Ma per non averlo dobbiamo comportarci correttamente. Questo è l’elemento centrale in questa discussione. Poco fa sono passato di fianco a un matrimonio a Palazzo civico a Bellinzona: sono situazioni che possono continuare se gestite correttamente. Ovvio che non è la grande festa che tutti vorremmo fare, ma lo abbiamo capito già in primavera che i nostri comportamenti devono cambiare. Durante l’estate abbiamo avuto belle occasioni per stare assieme ma adesso dobbiamo capire che non possiamo più comportarci come prima”.

Un altro tema delicato è quello delle case anziani. Si sono appena aperte le porte di queste strutture dopo un lungo periodo e con un grande sospiro di sollievo, adesso c’è il rischio che che si scelga di richiudere le porte?
“L’ambito delle case anziani è sempre stato sensibile, di quelli maggiormente sotto la lente d’attenzione da parte dell’autorità in particolar modo del Medico cantonale. Qui si tratta di rispettare i piani di protezione che tutelano sia gli ospiti che gli operatori e che chiedono a chi arriva dall’esterno maggior cura. Importante è seguire le regole perché come detto poco fa c’è sempre una conseguenza ai nostri comportamenti. Bisogna rispettare in maniera stretta tutte le regole e se c’è un dubbio rinunciare ad una visita, proprio a tutela dei nostri cari. Se necessario l’ufficio del Medico cantonale prenderà ulteriori misure ma in questo momento non ci sono state richieste”.

Per quanto riguarda gli obblighi introdotti da lunedì, ci saranno dei controlli? Se sì come verranno effettuati, sono previste delle sanzioni in caso di non rispetto?
“Io spero di non mai dover dare troppe sanzioni e spero che chi opera sul territorio non debba mai troppo intervenire. Questo vorrebbe dire che la popolazione di questo cantone ha fatto proprie le misure volute dal governo. L’obiettivo è far proprie queste misure e penso anche ai gestori dei vari locali: abbiamo avuto diverse segnalazioni di mancato rispetto delle normative previste, in questo caso spetta anche al cliente chiedere il rispetto; il comportamento sbagliato di un collaboratore può mettere in difficoltà gli avventori e da cliente, pur comportandomi correttamente, rischio di essere messo in quarantena per il comportamento sbagliato di qualcun altro. È il gioco di squadra che deve funzionare”.