Sicurezza – Sul casellario il Governo non molla

Sicurezza – Sul casellario il Governo non molla

Dal Corriere del Ticino del 12 maggio 2016

Sostegno unanime al mantenimento della misura – Norman Gobbi: «Provvedimento equo ed efficace» Il Dipartimento delle istituzioni dovrà però presentare delle varianti compatibili con la libera circolazione

Il Consiglio di Stato non cede alle pressioni dell’Italia e della Confederazione e conferma la misura straordinaria concernente l’obbligo di presentare l’estratto del casellario giudiziale per i cittadini stranieri che richiedono il rilascio o il rinnovo di un permesso di dimora B o per lavoratori frontalieri G. La mossa del direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, introdotta il 1. aprile del 2015 e accompagnata da polemiche e discussioni, non verrà soppressa. La decisione, come comunicato ieri dal presidente dell’Esecutivo Paolo Beltraminelli, è stata presa all’unanimità. A convincere tutti sull’utilità e l’efficacia del giro di vite sui permessi è stato il rapporto consegnato da Gobbi ai colleghi, contenente i numeri dei delinquenti finiti nella rete. Cifre – vedi anche il grafico a lato – rivelate in esclusiva dal Corriere del Ticino lo scorso 4 maggio e riferite al periodo aprile 2015-aprile 2016.
Nel quadro delle 27.698 richieste, il dato saliente riguarda le 33 revoche/decisioni negative, di cui 29 relative a permessi G e 4 a permessi B. Un numero di casi – per altro scaturito in 19 ricorsi al Consiglio di Stato – pari all’1,1% dei 17.468 incarti che la Sezione della popolazione ha deciso di esaminare. «La misura – ha dichiarato Gobbi – si è rivelata equa ed efficace, e anche se possono sembrare poche sappiamo bene che se non ravvisata ogni singola fattispecie avrebbe potuto fare notizia. Si tratta in effetti di casi gravi e recidivi».
E il rapporto lo conferma in modo inequivocabile. Un esempio su tutti: il filtro del casellario ha permesso di impedire l’entrata sul nostro territorio di una persona condannata, tra gli altri, per omicidio continuato e distruzione di cadavere. «Reati che sarebbe stato impossibile contestare qualora non fosse stata in vigore la nostra misura» ha indicato Gobbi, ricordando altresì l’importanza dell’effetto dissuasivo potenziale: con l’introduzione del provvedimento le domande, soprattutto per il rilascio di un permesso B, hanno in effetti conosciuto una marcata diminuzione. Ma a Bellinzona ieri è stato altresì ricordato il sostegno ottenuto a livello politico, con in particolare una petizione firmata da 12.192 cittadini e due iniziative cantonali votate in Gran Consiglio e difese negli scorsi giorni da alcuni deputati a Berna.
Beltraminelli: «Gesto distensivo»
Se da un lato si è dunque optato per il mantenimento della misura, sempre all’unanimità il Governo ha dall’altro deciso di fissare alcuni paletti e determinate scadenze. «Abbiamo incaricato il Dipartimento delle istituzioni – ha annunciato Beltraminelli – di presentare entro un anno delle possibili varianti dello strumento attuale ritenute compatibili con il diritto internazionale e che consentano di ottenere gli stessi risultati in termini di sicurezza». Provvedimenti sostitutivi, questi, che subentreranno al più tardi con l’entrata in vigore degli accordi tra Svizzera e Italia, che Beltraminelli ha stimato per il gennaio del 2018. «Un gesto distensivo», così lo ha definito il presidente del Governo, al fine di sbloccare il dossier fiscale tra i due paesi, ma anche e soprattutto un passo «a favore della sicurezza del nostro territorio e in considerazione del contesto nazionale». E ciò, ha aggiunto, poiché «sarebbe riduttivo ricondurre tutto agli accordi fiscali».
Ad ogni modo già ieri è stata spedita una lettera a Palazzo federale per informare il ministro delle finanze Ueli Maurer della scelta fatta dal Consiglio di Stato. Berna, lo ricordiamo, che in più di un occasione aveva espresso i propri timori verso le richieste del casellario e dei carichi pendenti (quest’ultima non più in vigore dal 1. dicembre scorso, ndr), ritenute discriminatorie e non rispettose alla lettera delle normative legali, oltre che una pietra d’inciampo nelle trattative sull’accordo fiscale tra Svizzera e Italia.
Gobbi, tuttavia, negli scorsi mesi non ha mai mancato di sostenere che «indietro non si torna». E ora, il direttore delle Istituzioni ha già pensato ad alcune possibili declinazioni dell’attuale provvedimento? «Il Dipartimento ha un anno e un anno verrà utilizzato» ha chiarito Gobbi, lanciando anche una stoccata al partner italiano: «Abbiamo questo vincolo e saremo formali, anche perché vicino a noi c’è un Paese molto formale che ad esempio prevede che la nuova imposizione fiscale dei frontalieri sarà a regime solo tra 5-10 anni».
Il nodo della contropartita
Resta da capire se, decidendo di mantenere in vita l’obbligo del casellario giudiziale, i cinque consiglieri di Stato abbiano rinunciato alla ventilata compensazione finanziaria sulla quale Berna era disposta ad entrare in materia. Una contropartita di 20 milioni di franchi che nessuno ha mai confermato né smentito. E ieri, su esplicita domanda, la coppia Beltraminelli-Gobbi ha fatto chiarezza: «La questione non viene a cadere, rimane sul tavolo delle discussioni con Berna, perché non concerneva in senso stretto il casellario giudiziale. Fa parte in effetti di un discorso più ampio che riguarda le conseguenze che avrebbe l’accordo fiscale parafato lo scorso dicembre. Come dire che l’aspettativa di una contropartita finanziaria non viene a cadere per effetto della decisione di tirare dritto. Almeno per ora.

le tappe
prima del 2002
L’estratto del casellario giudiziale è richiesto, con alcune eccezioni, a tutti i cittadini stranieri che richiedevano un permesso di soggiorno, indipendentemente dalla loro nazionalità.
dopo il 2002
Con l’entrata in vigore dell’Accordo sulla libera circolazione (ALC) delle persone viene introdotto un sistema duale. Per i cittadini degli Stati terzi il sistema rimane invariato. Per i cittadini degli Stati UE/AELS si prevede la presentazione del casellario solo in singoli casi debitamente provati: motivi di ordine e sicurezza pubblica.
nel 2009
Viene introdotto il sistema dell’autocertificazione, con il quale la persona che richiede un permesso deve rispondere a due domande poste in un formulario: 1) «È già stato condannato?»; 2) «Ha un procedimento penale pendente?». Il cambio di procedura è dettato da un grave fatto di cronaca: nell’estate del 2008 Antonio Barbieri, cittadino italiano dimorante nel Locarnese e in possesso di un permesso B, spara a due ragazzi di origine turca, uno dei quali perde la vita. Si verrà poi a sapere che l’omicida era un pregiudicato con gravi precedenti penali.
marzo 2015
Novazzano è teatro di una rapina a mano armata e tra gli autori in seguito arrestati vi sono anche alcune persone in possesso di un permesso B.
aprile 2015
Norman Gobbi introduce la misura straordinaria concernente l’obbligo di presentazione per i cittadini UE/AELS del casellario giudiziale e del certificato dei carichi pendenti per il rilascio e il rinnovo dei permessi di dimora B e per lavoratori frontalieri G. La misura, nel quadro delle limitazioni contemplate dall’ALC, è giustificata da motivi di pubblica sicurezza.
novembre 2015
Il 26 novembre il Governo decide di sospendere la richiesta del certificato dei carichi pendenti. Una decisione presa nell’ambito delle trattative fiscali tra Svizzera e Italia e dopo le pressioni avanzate dal Consiglio federale – dall’allora ministra delle Finanze Eveline Widmer-Schlumpf – per cui la misura ticinese rappresentava «una pietra d’inciampo» verso la firma dell’accordo. L’ammorbidimento si fonda però anche su argomentazioni operative e giuridiche (la richiesta è discutibile per il principio costituzionale della presunzione d’innocenza).

Lascia un commento