SVIZZERA-UE: I Cantoni dicano la loro!

SVIZZERA-UE: I Cantoni dicano la loro!

Le relazioni tra Svizzera e Unione Europea sembrano essere al palo. Da un lato la Svizzera che deve ritrovare la forza nel difendere le proprie posizioni verso l’Europa, dall’altra l’UE che vuol interrompere le relazioni bilaterali imponendo una ripresa automatica del diritto europeo. A rischiare grosso sono i Cantoni periferici e confrontati con l’Europa mediterranea, ossia il Cantone Ticino!

A 20 anni dal voto sullo Spazio economico europeo SEE, la Svizzera sembra aver perso nuovamente la bussola del suo posizionamento all’interno dello scacchiere continentale, proprio come nel 1992. L’unico elemento nuovo è il generale scetticismo contro l’UE e la sua moneta.

 La “grande costruzione europea”, come amano definirsi, sta fallendo sotto la sua rapida e mal pianificata espansione ad Est, cedendo in quei territori mediterranei che mai (salvo la Pianura padana) hanno saputo veramente realizzare un’economia solida nei 50 anni comunitari. Lo testimoniano le difficoltà continentali e mitteleuropee, e i rinnovati flussi migratori da Spagna e Portogallo verso il nostro Paese e la Germania. I Paesi dell’Europa dell’Est, che hanno aderito all’Unione dal 2000 in avanti, registrano tassi di disoccupazione superiori alla media e in taluni casi parificabili a quello greci, spagnoli e portoghesi, ossia superiori al 14%. A tal proposito, anche la Croazia registra un tasso del 15% e qualora la libera circolazione venisse estesa anche a questa nazione, il flusso migratorio sarebbe scontato.

Una costruzione fragile è come un palazzo che poggia su basi poco solide. Due Paesi fondatori (Italia e Francia) hanno grosse difficoltà economiche e di occupazione. Altri Paesi che hanno aderito negli anni Ottanta sono in crisi profonda e il loro tracollo è stato evitato (per ora) grazie agli aiuti del fondo “salva Stati”: Grecia, Portogallo e Spagna.

Su queste basi poco solide, si sono elevate nuove costruzioni dopo la caduta del muro di Berlino. L’integrazione e l’adesione dei Paesi dell’Est europeo hanno gravato fortemente sulle possibilità di reazione e rilancio per i Paesi dell’Europa occidentale; questo senza creare quegli effetti virtuosi attesi sulle nazioni ex-comuniste, fatta eccezione per Cechia e Polonia storicamente più forti economicamente.

Da questa situazione disorientante, in cui l’apparato centrale di Bruxelles sembra incapace di comprendere la reale tragicità della situazione socio-economica di tutto il Continente, il nostro Paese – la Svizzera – non sembra saper cogliere l’occasione di posizionarsi chiaramente nello scacchiere europeo. La nostra storica posizione geografica, la nostra sostanziale forza economica, il fatto di essere il terzo partner per le esportazioni di merci della UE e le riserve di €uro acquistate dalla Banca nazionale svizzera BNS sono elementi che dovrebbero far da sponda alla politica di relazioni bilaterali. Se un tempo si credeva che solo la Svizzera avesse bisogno di relazionarsi con l’Europa, oggi la situazione è inversa o almeno parificata. Una situazione fluida che richiede idee chiare e soprattutto il concerto di tutti gli attori: Confederazione e Cantoni. Infatti, troppo spesso nelle relazioni bilaterali con l’UE, il ruolo dei Cantoni è stato negletto, dimenticandosi che spesso l’applicazione degli accordi spetta poi alle autorità cantonali. Cantoni che, come nell’esempio della libera circolazione, devo gestire senza poter decidere o avere influsso. 

Ben venga quindi questo scetticismo generale, benché con 12 anni di ritardo dal primo voto sui bilaterali. Il Ticino è sempre stato premonitore in questo ambito, segnalando le criticità attraverso il dissenso, evidenziando i problemi prima che si palesassero in tutto il Paese e comprendendo prima di tutti che un patto con l’UE non è garante che lo stesso venga applicato dai suoi stati membri. E allora, perché anche i Cantoni non dovrebbero  dire la loro?

NORMAN GOBBI

(Quote) Tutti scettici tranne i socialisti, che vogliono abolire il segreto bancario, l’esercito e aderire all’Unione europea… (Quote)

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