I Patriziati ticinesi rappresentano oggi una realtà vivace e dinamica che costituisce un vero e proprio “quarto livello” istituzionale del sistema federalista svizzero, affiancandosi a Confederazione, Cantone e Comuni. “Con 201 enti patriziali e oltre 90mila patrizi proprietari del 75% del territorio boschivo cantonale, questi storici istituti dimostrano quotidianamente la loro centralità nella gestione del territorio ticinese”, esordisce il Consigliere di Stato Norman Gobbi.
La loro rilevanza è emersa con particolare evidenza attraverso le aggregazioni comunali, dove i Patriziati hanno trovato nuova energia e vitalità. “L’esempio di Bellinzona – ma anche di Lugano – illustra perfettamente come questi enti fungano da collante territoriale e salvaguardino l’identità delle comunità locali confluite nell’agglomerato urbano, unendo piuttosto che dividendo”, prosegue Gobbi.
L’attività patriziale si estende ben oltre la tradizionale gestione forestale, abbracciando settori innovativi come il turismo, l’ambito sociale e culturale, oltre alla valorizzazione di cave, alpi, caseifici e infrastrutture sportive. Per Gobbi “questa diversificazione dimostra come i Patriziati non siano anacronistiche testimonianze del passato, ma organismi capaci di evolversi e adattarsi alle dinamiche della società contemporanea”.
Il dinamismo patriziale trova sostegno concreto nelle istituzioni cantonali attraverso servizi di consulenza e aiuti finanziari tramite il Fondo di aiuto patriziale e il Fondo per la gestione del territorio. La collaborazione tra Patriziato, Comune e Cantone genera un circolo virtuoso che beneficia l’intera collettività, rendendo disponibile un servizio essenziale per le comunità locali.
L’Alleanza patriziale ticinese, nata nel 1938, svolge un ruolo di mediazione fondamentale, promuovendo la collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e creando condizioni favorevoli alla gestione sostenibile del territorio. Questa sinergia costruttiva rappresenta un modello di governance partecipativa che valorizza sia le tradizioni locali sia l’innovazione.
Per Gobbi, “l’importanza dei Patriziati trascende la mera gestione amministrativa per toccare aspetti identitari profondi. Come ricorda lo spirito viciniale del Patto di Torre del 1182, quando i vallerani di Blenio e Leventina si unirono per l’aiuto reciproco, questi enti incarnano principi di autodeterminazione e libertà che costituiscono il fondamento delle autonomie locali, anche alpine.
“I Patriziati moderni coniugano sapientemente tradizione e innovazione, mantenendo salde le radici storiche mentre guardano al futuro con entusiasmo progettuale”, prosegue Gobbi. “Non sono custodi di fredde ceneri, ma vivaci promotori di uno spirito comunitario che si rinnova costantemente, valorizzando il prodotto indigeno, promuovendo il territorio e preservando la cultura locale”.
La sfida contemporanea consiste nel consolidare ulteriormente l’efficienza amministrativa attraverso strumenti moderni come la contabilità a partita doppia e il nuovo piano contabile armonizzato, garantendo una gestione finanziaria equilibrata e lungimirante.
“In un’epoca di globalizzazione che spesso impone decisioni dall’alto, i Patriziati rappresentano un baluardo di democrazia partecipativa e prossimità territoriale. Essi dimostrano che l’attaccamento alle radici non costituisce un limite, ma una preziosa risorsa per affrontare le sfide future, proprio come un albero ha bisogno di radici profonde per crescere e resistere alle tempeste”, conclude Gobbi.
Articolo pubblicato nell’edizione di domenica 1 giugno 2025 de Il Mattino della domenica