Per un Ticino sicuro e accogliente

Nel quadriennio 2011-2015 mi sono impegnato fortemente a favore di una maggiore sicurezza pubblica, reale e percepita.

Da un lato sono intervenuto nell’ambito della lotta all’illegalità, dall’altra favorendo la rigenerazione di settori importanti per l’ordine pubblico che da tempo avevano necessità di intervento. Penso alle Strutture carcerarie cantonali e alla Polizia cantonale.

Alle Strutture carcerarie ho promosso un audit che ha evidenziato diverse difficoltà di gestione, che hanno fortemente abbassato il livello di sicurezza delle nostre carceri cantonali. Ci siamo separati dal precedente direttore, per poi – attraverso un interinato garantito dall’ufficiale di polizia giudiziaria Marco Zambetti – nominare il nuovo Direttore Stefano Laffranchini-Del Torchio. Grazie a questi cambiamenti la situazione è stata stabilizzata; inoltre sono state consolidate le sinergie con la Polizia cantonale, aumentati i controlli, ridotti i costi di vitto, previsto riorganizzazioni interne e di operatività. Il tutto, con un’occupazione dei posti cella sempre oltre il 90%. Un cantiere aperto che dovrà affrontare pure le opere di ristrutturazione della Stampa.

A favore di un migliore presidio del territorio, ho promosso il consolidamento degli effettivi della Polizia cantonale a fine 2011, per poi gettare le basi sul progetto “Visione 2019” del Comandante Matteo Cocchi. Questa visione è la missione, ossia riprendere il ruolo centrale attribuito alla Polizia cantonale nell’ambito della sicurezza interna del nostro Ticino. Da un lato il personale disponibile, adeguato oltre i 720 effettivi entro il 2019, dall’altra strumenti di supporto operativo e logistico moderni ed efficienti, con l’indispensabile collaborazione interforze e capacità specifiche negli ambiti tecnici. Il tutto inserito in una struttura rivista, dove la regionalizzazione della Gendarmeria con i quattro settori (Mendrisiotto, Luganese, Locarnese e Valli, Bellinzonese e Valli) è la base di un avvicinamento ulteriore dell’organo di polizia cantonale al suo territorio.

Sul fronte della collaborazione interforze, abbiamo promosso operazioni congiunte con Guardie di Confine e Polizie comunali (DISCOMO, PREVENA, SUD, BLU), nonché messo in vigore la Legge di collaborazione tra Polizia cantonale e Polizie comunali. In parallelo, abbiamo promosso la nuova Centrale cantonale d’allarme (CECAL), sotto il cui tetto collaboreranno Polizia cantonale e Guardie; il nuovo sistema di condotta operativa (FUELS) permetterà infine di meglio coordinare l’interventistica a favore di una riduzione dei tempi di intervento, grazie anche al coinvolgimento nel sistema delle Polizie comunali.

Abbiamo dotato la Polizia cantonale di nuovi supporti, dalla rete radio Polycom messa in esercizio nell’estate 2012, al nuovo Servizio gestione detenuti che sgrava le pattuglie operative da compiti di trasporto di prevenuti.

Abbiamo poi operato su nuove basi legali per la lotta alla criminalità: promuovendo la videosorveglianza operativa della Polizia, aderendo al sistema di analisi delle relazioni fra crimini violenti, promuovendo chiaramente il concordato contro la violenza a margine delle manifestazioni sportive (hooliganismo) anche autorizzando la pubblicazione delle fotografie dei presunti autori.

Come autorità cantonale abbiamo sostenuto il postulato della Consigliera nazionale ticinese Roberta Pantani per un presidio dei valichi secondari di frontiera. Abbiamo indicato quali valichi potrebbero essere chiusi di notte, impendendo il transito di veicoli senza però impedire la mobilità transfrontaliera. In questo modo, le attività di controllo lungo la frontiera potranno essere concentrate sugli assi principali, oltre che nelle zone più sensibili.

La sicurezza è un bene primario e un evidente compito statale. Era un compito che veniva garantito dal capotribù, dal capoclan, dal capo villaggio, dal signore feudale, dal console del comune medievale, dal capo della comunità alpina, ed oggi dal sindaco, dal capo dicastero, dal capo dipartimento, dal ministro.

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