Piccaluga: ‘Il fuoco sacro leghista può essere riacceso: ecco come’

Piccaluga: ‘Il fuoco sacro leghista può essere riacceso: ecco come’

Coordinatore della Lega da 100 giorni, a tutto campo sul movimento trovato e le prospettive. Sull’Udc: ‘Non accettiamo diktat, soprattutto sulle persone’

Era il 26 gennaio quando l’assemblea della Lega dei Ticinesi ha ratificato la nomina del granconsigliere Daniele Piccaluga a coordinatore del movimento. 100 giorni dopo, a colloquio con ‘laRegione’, traccia un bilancio di questo periodo e con assoluta convinzione afferma che «il fuoco sacro che ha sempre contraddistinto la Lega può essere riacceso, ma solo rimanendo fedeli ai nostri valori e senza cercare scorciatoie». Passando però da una maggiore «concretezza».

Con ordine. In questi 100 giorni al timone che Lega ha trovato? È stato un tempo sufficiente per capire dove e come agire?
Questa prima parte del nostro cammino è stata senza dubbio intensa, ricca di sfide, ma anche di soddisfazioni che hanno alimentato la nostra determinazione: e ricordiamoci bene che stiamo parlando di poco più di tre mesi. Ho trovato una Lega viva, propositiva, desiderosa di reagire e di far sentire la propria voce su molteplici temi cruciali. È emersa, però, anche la consapevolezza di un Ticino che si trova a fronteggiare difficoltà significative. L’ascolto attento delle preoccupazioni e delle attese della gente mi ha permesso di entrare in contatto con un Ticino che, pur attraversato da incertezze, rimane fiero e determinato a costruire il futuro. Abbiamo agito sin da subito sul piano organizzativo, creando gruppi operativi e specialistici che affiancheranno il coordinamento, con l’obiettivo di garantire un’azione spiccia e veloce. Senza perdere le caratteristiche di snellezza e immediatezza che ci contraddistinguono, abbiamo dato vita a un sistema che, pur strutturato, conserva la flessibilità che ha sempre reso la nostra forza. Allo stesso tempo, abbiamo potenziato il contatto costante con le sezioni, pilastri fondamentali del nostro radicamento sul territorio. Stiamo intervenendo anche sul piano della comunicazione, per facilitare ulteriormente l’interazione e garantire che ogni cittadino possa sentirsi partecipe e coinvolto in questo percorso di rinnovamento.

Ora ha più chiara l’impronta che vorrebbe dare alla Lega? E soprattutto: sente che c’è disponibilità nel movimento a seguire i suoi progetti?
Sin dall’inizio, ho ribadito con forza la volontà di riportare la Lega alle sue origini, ma non intendo riferirmi a un passato che, per molti, è ormai lontano. Quello che intendo è tornare a quei principi fondanti che hanno sempre contraddistinto la nostra azione: semplicità, concretezza e una politica davvero al servizio della gente. Una politica senza fronzoli, che parli il linguaggio delle persone, che sappia rispondere in modo diretto alle loro reali esigenze, senza promesse vuote. L’obiettivo è costruire una Lega moderna, capace di incarnare questi valori senza compromessi, ma anche di evolversi, di trasmettere la nostra visione in modo efficace: far tornare i problemi dei ticinesi la vera priorità di governo e parlamento. Oggi, posso dire con certezza che ho una visione più chiara di ciò che voglio per la Lega e soprattutto, rispondendo alla sua seconda domanda, mi sento sostenuto da un movimento che ha compreso questa necessità di rinnovamento. C’è attorno a me un clima di fiducia e sostegno, ma anche di curiosità verso la direzione che intendo prendere. Il coordinamento che sto cercando di costruire non deve essere visto come un terminale dell’azione politica, ma piuttosto come un facilitatore che coordina, stimola e coinvolge tutta la Lega. Questo è il nostro obiettivo: mettere in moto un movimento vivo, dinamico e coeso, che sappia agire in modo coerente e incisivo su tutti i temi che ci stanno a cuore. È un percorso che non solo ha bisogno di chi guida, ma soprattutto di chi è pronto a sostenere i progetti, a partecipare attivamente e a dare il massimo per raggiungere insieme i risultati.

In questi mesi ha iniziato ad avere a che fare con i vari presidenti di partito: in una politica sempre più polarizzata che ruolo può giocare la Lega nella ricerca di maggioranze? E con quali linee rosse?
La Lega può certamente svolgere il ruolo di ponte per trovare soluzioni comuni che rispondano realmente agli interessi del Ticino. Siamo sempre pronti al dialogo e al confronto, ma non siamo disposti a scendere a compromessi su principi fondamentali della nostra azione politica. Crediamo fermamente che un buon negoziato non soddisfi mai completamente le parti, ma deve garantire risultati concreti e coerenti. Le nostre linee rosse sono legate alle incoerenze e ai cambi di fronte per meri opportunismi politici. La politica deve essere prima di tutto un atto di responsabilità. E, se vogliamo trovare una nota positiva in questo panorama sempre più polarizzato, i ticinesi hanno recentemente scoperto che alcuni politici hanno doti artistiche nascoste… come, coi sussidi di cassa malati, il pattinaggio visto con la giravolta Lambiel sostenuta dalla maggioranza del parlamento. Ma non condivisa da noi.

Con l’Udc si è ancora alle schermaglie in vista delle Cantonali del 2027. A lei lo scenario ipotetico di una Lega a correre da sola fa paura o piuttosto lo vede più come una possibilità di ritorno alle origini?
Innanzitutto, il confronto con l’Udc è stato un’opportunità per un dialogo onesto e diretto, che ha permesso di far emergere in modo trasparente molte questioni. Il fatto che si sia svolto in un contesto pubblico, come un confronto televisivo, ha dato ai cittadini la possibilità di formarsi un’opinione chiara. Questo scambio non si esaurisce qui, ovviamente, ma proseguirà nelle sedi politiche competenti. Abbiamo ribadito con fermezza la nostra posizione: non accettiamo diktat, soprattutto quando si tratta di definire la lista dei candidati. Se vogliamo metterci in discussione, lo facciamo senza timori e fino in fondo. Detto ciò, entrambe le opzioni restano ancora aperte. Correre da soli sarebbe una possibilità, non una minaccia. Ogni sfida, grande o piccola, va affrontata con coraggio e determinazione. La mia natura è quella di non arretrare mai, ma di andare avanti con convinzione e chiarezza.

Ogni tanto qua e là si sente un po’ di demotivazione, nella politica in generale ma anche nella Lega. Come può riaccendere quella sorta di fuoco sacro che è spesso stato all’origine dell’animo leghista e che oggi sembra un po’ spento?
La demotivazione è una dinamica che, prima o poi, colpisce ogni movimento politico, dai partiti storici a quelli più recenti: ma non è un concetto che mi appartiene in quanto dopo questi primi 100 giorni mi sento ancora carico come una molla. Non esistono in generale soluzioni magiche, ma ciò che è certo è che il coinvolgimento del cittadino richiede un impegno costante, quotidiano. La nostra forza sta nella vicinanza e nella prossimità alle persone, nel saper parlare loro con sincerità, senza promettere l’impossibile. Solo così possiamo stimolare quella motivazione che è alla base della nostra identità. Il fuoco sacro che come dice lei ha sempre caratterizzato la Lega può essere riacceso, ma solo se sappiamo rimanere fedeli ai nostri valori e al nostro impegno. Non dobbiamo cercare scorciatoie, ma lavorare ogni giorno con passione e determinazione. Abbiamo già in cantiere diverse iniziative che vanno proprio in questa direzione, e siamo pronti a perseguire con energia gli obiettivi ambiziosi che ci siamo prefissati.

Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 6 maggio 2025 de La Regione