Lugano, 13 maggio 2025
– Fa stato il discorso orale –
Gentili signore e signori,
è un piacere per me essere qui con voi stasera, a portarvi oggi il saluto di tutto il Consiglio di Stato. Grazie per questo invito, che mi lusinga e mi offre un’occasione per condividere alcuni pensieri che riguardano il vostro settore, ma soprattutto il nostro Cantone nel suo insieme.
La premessa obbligata è che, con le mie origini di valle, non sono forse la scelta più scontata come ambasciatore della moda in politica. Sono però un grande appassionato della storia di questo Cantone, e da questo punto di vista non posso che considerarmi un amico di TicinoModa.
Con oltre sessant’anni di storia, la vostra associazione porta con sé un bagaglio di memoria che ci racconta in modo fedele l’evoluzione del nostro Cantone lungo tutto il secondo dopoguerra – nelle sue molte luci e nelle ombre che qua e là vi sono state.
La vostra storia ci racconta l’arco di sviluppo che ha portato questo nostro piccolo triangolo di territorio prealpino a diventare una delle regioni più ricche d’Europa – e a guadagnarsi l’attenzione di personalità celebri e gruppi economici internazionali, che hanno deciso di chiamare il Ticino «casa».
La vostra è una storia di successo, e sa il cielo quanto abbiamo bisogno di storie di successo – in questa fase storica complicata, per il mondo ma anche per il piccolo microcosmo ticinese.
Da qualche settimana sono per la terza volta stato eletto Presidente del Consiglio di Stato. È un onore che negli ultimi cinquant’anni hanno avuto pochi politici del nostro Cantone, molti dei quali sono dei veri e propri monumenti della nostra storia recente, come Giuseppe Buffi e Marco Borradori – e fra i quali c’è anche la vostra presidente Marina Masoni.
Pur essendo tuttora anagraficamente il più giovane Consigliere di Stato in carica – il che forse dice qualcosa più sull’evoluzione della nostra democrazia che non su di me – posso quindi dire, a ragion veduta, di essere ormai un uomo di governo di lungo corso.
È per questo motivo che durante i prossimi dodici mesi ho pensato di dedicare la mia presidenza ad alcune riflessioni di fondo sulla direzione che sta prendendo il Ticino – osando anche spingermi su un piano che sta al di sotto del dibattito politico, e sul quale la politica si avventura troppo poco spesso.
Vi dico tutto questo perché siete la prima assemblea alla quale mi rivolgo in questa mia terza Presidenza – ma anche perché sarete, forse, uno dei consessi destinati a mostrarsi più ricettivi verso il messaggio che voglio portare in giro per il Ticino, nei prossimi dodici mesi.
La mia impressione è che ci stiamo muovendo, da qualche tempo, su un piano pericolosamente inclinato. Potrei usare un termine di quel gergo militare che mi è naturalmente affine, e quel termine è «disfattismo» – ma per non esagerare mi limito a parlare di «negatività diffusa».
C’è tanta negatività attorno a noi, di questi tempi. Troppa negatività. Sono sicuro che ve ne siete accorti. Alcune recenti notizie legate al vostro settore, in particolare, sono state come benzina gettata sul fuocherello di chi ama parlare male, dall’interno, di come le cose vanno in Ticino e al Ticino.
Queste persone alimentano una visione a tinte apocalittiche del nostro Cantone che definire sbagliata sarebbe riduttivo. Non è solo falsa: è letteralmente il contrario della verità – è una «anti-verità». Certo, il Ticino ha molte difficoltà – come ogni altro territorio del nostro Paese – ma è ben lungi dall’avere imboccato la strada di un declino inarrestabile che alcuni dipingono, giorno dopo giorno dopo giorno, dai loro piccoli e grandi pulpiti, cartacei o digitali, ai loro piccoli o grandi uditóri di riferimento.
Perché lo fanno? La Premier Giorgia Meloni ha introdotto, anche nel gergo politico della lingua italiana, un concetto molto suggestivo: la cosiddetta «oicofobia» – quell’odio verso se stesso che l’Occidente coltiva da tempo, ma che ultimamente in alcuni Paesi assomiglia a un liquido pestilenziale che è sul punto di traboccare da tutti i contenitori.
In Svizzera e in Ticino non siamo ancora arrivati a questo punto, per nostra fortuna, e per quanto ci riguarda è più corretto parlare di autolesionismo. Questo autolesionismo è il bersaglio che ho scelto per questa presidenza, e il mio obiettivo è di contrastarlo con la forza dei fatti, del contatto personale e dell’entusiasmo che ho da sempre messo nel mio fare politica – e che perfino i miei non-follower mi hanno sempre riconosciuto.
Per contrastare questa negatività diffusa, questo autolesionismo, il Ticino di cui voglio parlare in questi prossimi dodici mesi è un Ticino che cerca di essere vincente.
- Un Ticino che è cosciente dei suoi problemi senza esserne ossessionato – e ha deciso di affrontarli con ottimismo e fiducia.
- Un Ticino che continua a progettare e costruire il suo futuro.
- Un Ticino in cui lo Stato, mentre molti ne parlano male, fa tantissimo per la popolazione… anche là dove non si vede.
- Un Ticino che resiste a ogni crisi, globale o locale, perché la sua gente lavora sodo nella vita di tutti i giorni.
- Un Ticino che continua a investire su progetti strategici e per la qualità di vita sul territorio.
- Un Ticino che piace molto e che attira persone e personalità vincenti, da ogni parte del mondo.
- Un Ticino che intende cavalcare i processi di trasformazione, tecnologica e sociale, anziché subirli.
Questo è il Ticino che voglio raccontare alle persone in questo mio anno presidenziale. Un Ticino che esiste e che merita di stare in vetrina, anziché nascosto nelle botteghe di chi crea prosperità, ma oggi sembra quasi intimidito all’idea di pubblicizzare i suoi successi.
Stasera so di essere fra persone che hanno deciso di essere protagoniste nella vita, quella personale e quella della comunità – spero di poter contare su di voi per diffondere questo messaggio di ottimismo, dal tavolo di casa vostra alla vostra azienda, fino ai momenti di incontro collettivi ai quali partecipate. Ognuno di noi è chiamato a fare la differenza, in positivo, per non lasciare che la negatività prevalga.
Concludo questo mio saluto augurando all’associazione TicinoModa – e a tutte e tutti voi – di continuare a svolgere il suo prezioso lavoro a favore del vostro settore, delle persone che vi lavorano e, di riflesso, di tutta la collettività ticinese. Solo un’economia dinamica e aperta al futuro – capace di accettare il rischio di muoversi in avanti – potrà permetterci di consegnare un Ticino prospero alle generazioni che verranno dopo la nostra.
Grazie per il vostro impegno e buon lavoro.
Norman Gobbi
Presidente del Consiglio di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni