Fass 90 del militare a casa? “Meno armi ci sono in giro, meglio è”

Fass 90 del militare a casa? “Meno armi ci sono in giro, meglio è”

Intervista a tutto campo a Stefano Laffranchini, nuovo presidente della Società ticinese degli ufficiali. Sulla possibilità di tenere a domicilio il fucile d’ordinanza dopo il servizio militare: “Le effrazioni in casa sono in aumento, le armi rischiano di essere rubate”.
L’ufficiale dell’esercito? Qualcuno “di competente e che sa di cosa parla”. Parola di Stefano Laffranchini, da pochi giorni presidente della Società ticinese degli ufficiali e, nella vita professionale, direttore delle carceri cantonali. Secondo Laffranchini, gli ufficiali delle forze armate svizzere potrebbero fare sentire maggiormente la loro voce informata sui temi di politica militare e di sicurezza, fornendo un contributo alla formazione dell’opinione pubblica. Laffranchini è stato ospite a Ticinonews per un’intervista su diversi temi riguardanti l’esercito.
 
Quanto conta dal suo punto di vista il contesto internazionale in cui ci troviamo, in questa “Terza Guerra mondiale a pezzi”, come aveva detto papa Francesco e come ha ribadito domenica scorsa papa Leone XIV?
“Stiamo vivendo lo stesso fenomeno di quanto avvenuto in epoca Covid, dove chiunque pensava di potersi esprimere con competenza. Tutti ritengono di potere dire qualcosa di intelligente sull’esercito e sulla politica di sicurezza del nostro paese, basandosi spesso tuttavia solo su dogmi e pregiudizi e non su cifre, dati e numeri, come invece sono abituati a fare gli ufficiali”.
 
Lei ha dichiarato che la Società degli ufficiali deve essere attiva nel dibattito pubblico. In che modo concretamente?
“Parlando dei temi che ci riguardano. Una volta si diceva che la Svizzera non aveva un esercito, ma che la Svizzera fosse un esercito. Purtroppo al giorno d’oggi non è più così. Sono sempre meno le persone che vengono confrontate con il servizio militare e ancora di meno quelle che conoscono l’esercito dal profilo gestionale e organizzativo. Gli ufficiali si innestano in questo tipo di dibattito portando la loro competenza: sanno di cosa parlano e possono dare un contributo alla formazione dell’opinione pubblica, sia su temi di politica di sicurezza in senso stretto, sia su temi riguardanti le politiche di sicurezza integrata, penso per esempio ai modelli in discussione del servizio civile e della protezione civile”.
 
L’attuale sistema di milizia funziona o andrebbe ripensato?
“Il sistema di milizia ha sempre funzionato ed è il motore che fa sì che non si crei un fossato tra cittadini e istituzioni. Io non ritengo che i giovani d’oggi siano meno propensi di un tempo a dare una mano alla collettività, penso anzi che i giovani di oggi siano più maturi su alcune questioni: le persone in cui mi imbatto non hanno perso lo stimolo a mettersi al servizio della collettività”.
 
È però un dato di fatto che molti giovani optano per il servizio civile. È un problema?
“È un problema. Il servizio civile sta diventando qualcosa che non corrisponde più a ciò per cui era stato pensato dal legislatore. Quando mi imbatto in giovani che hanno optato per questa scelta e chiedo loro di spiegare quale sia il problema di coscienza con l’esercito, spesso rispondono di non vivere alcun conflitto di coscienza, ma di avere preferito il servizio civile solo perché più comodo. Quando iniziai la scuola reclute ero studente di biologia e anch’io avrei potuto fare, per esempio, il mio servizio civile presso le Bolle di Magadino. Beh, avrebbe sicuramente fatto curriculum e mi sarebbe tornato comodo. Il servizio civile sta diventando qualcosa di diverso rispetto a ciò a cui si era pensato”.
 
A Berna si discute di allentare le regole per tenere a casa il fucile Fass 90 del servizio militare. Cosa ne pensa?
“Io posso capire che il fucile a casa rappresenti lo spirito di servizio alla comunità. Ricordo che da giovane nelle case c’era il moschetto del nonno, il Fass 57 del papà e il Fass 90 del figlio. È tradizione. Se però vesto i panni di direttore di un carcere, penso che meno armi ci sono in circolazione, meglio è. Non perché non mi fidi del cittadino-soldato, ma le effrazioni sono in aumento e le stesse armi possono essere rubate”.