Secondo lo studio i costi per abitante sono più alti del 5% rispetto alla media svizzera, come pure gli svantaggi strutturali: “Il margine di manovra per il Cantone è ridotto all’1%”, ha detto Gobbi
Lo studio è del BAK Economics sui dati del 2022 e ha lo scopo di valutare e identificare riduzioni di costi e una diminuzione inadeguata del livello dei servizi.
A volere questo genere di approfondimento, che è stato presentata giovedì a Bellinzona, sono stati il Gran Consiglio e il Governo.
Tra gli aspetti, interessanti, emersi spicca il fatto che il Cantone ribalta più oneri sui Comuni rispetto alla media svizzera. C’è una minor centralizzazione nella ripartizione dei compiti rispetto agli altri Cantoni.
Altro dato: a sud delle Alpi i costi per abitante sono del 5% superiori rispetto alla media nazionale. Ma bisogna anche considerare degli svantaggi strutturali pari al 4%, indipendenti dalla volontà della politica, come ha detto durante la presentazione alla stampa il presidente del Governo Norman Gobbi: “Si tratta quindi di un margine di manovra per il Cantone ridotto all’1% e questo dovrebbe farci pensare che determinate narrazioni in cui il Ticino è la cicala all’interno di una Confederazione fatta da tanti Cantoni-formiche, forse, tanto vera non è”.
Il BAK fa inoltre notare che tra le voci di spesa che mostrano costi superiori alla media svizzera ci sono i “Contributi alla riduzione dei premi dell’assicurazione malattia”, ma anche i “Trasporti pubblici”, gli “Anziani”, le “Scuole pedagogiche e le scuole universitarie professionali” e il “Sostegno sociale”. È in questi ambiti dunque – stando all’istituto di ricerca economica di Basilea – che si potrebbe intervenire. Eppure la politica e anche la popolazione, hanno recentemente deciso di aumentare semmai la spesa di diverse di queste voci. Pensiamo ai premi di cassa malati.
Le indicazioni del BAK sono dunque indicazioni. A scegliere sarà la politica, ha sottolineato Gobbi: “Questa che abbiamo ricevuto oggi è una fotografia, con delle affermazioni. Dovremo fare le nostre deduzioni dal punto di vista delle analisi, anche di quelle che sono le volontà popolari espresse, e poi trarne delle conclusioni”.
Uno strumento appunto, lo studio del BAK, che ora la politica potrà – se vorrà – tenere in considerazione.