Servono riforme radicali, senza paura di scontrarsi con i poteri locali

Servono riforme radicali, senza paura di scontrarsi con i poteri locali

Intervista a Renzo Galfetti (avvocato) pubblicata nell’edizione di martedì 20 agosto 2019 del Corriere del Ticino

Agenti di polizia che «inciampano» nelle maglie della giustizia. Il penalista di lungo corso che c’è in lei li considera casi singoli o un male più profondo?
«Non c’è alcun male profondo, è fisiologico che qualcuno inciampi, non è proprio il caso di preoccuparsi. Si può certamente essere fieri e soddisfatti del lavoro delle nostre forze di polizia. Ciò non significa però che non ci siano correttivi anche importanti da apportare».

Accade nel corpo della cantonale e in quelli delle comunali. L’impressione è però che la gestione degli agenti presenta maggiore difficoltà a livello locale. Quale la sua lettura?
«Preciso il concetto dei correttivi importanti detti prima: una miriade di corpi di polizia in un Paese di 300.000 abitanti è anacronistico, fuori dal tempo. Bisogna avere il coraggio di dire (e rimediarvi) che le polizie locali vanno semplicemente “accorpate” nella Polizia cantonale».

Il Ticino da sempre è terra di divisioni e di particolarismi, tanto più quando in ballo c’è il sottile equilibrio tra politica e potere. Vede un problema tra gli organi Esecutivi come i Municipi e quelli preposti alla sicurezza come i corpi di Polizia?
«Nella sua domanda c’è già la risposta: politica e potere. Ora, come tutto il mondo certamente ricorda, io sono stato il Capo (maiuscola voluta) della Polizia. Negli anni Settanta ero infatti capodicastero polizia del Comune di Arzo, con un solo agente a tempo parziale. Ecco: quello che lei chiama sottile equilibrio è solo vanità di politicanti dilettanti, di milizia, che pur con tutta la buona volontà non possono competere con professionisti del ramo formati per fare fronte alle mutate esigenze di sicurezza pubblica».

L’opzione Polizia unica torna alla ribalta ciclicamente e una raccolta di firme a questo scopo è stata recentemente ventilata. Magari potrebbe essere questa la panacea di tutti i mali?
«No, sarebbe l’adeguamento indispensabile all’evoluzione dei tempi. Pochi decenni fa la Coop aveva un negozio in ogni paese ed ora? Se li avesse mantenuti sarebbe fallita da tempo».

A livello cantonale il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi ha sempre fatto della serietà e della credibilità delle forze dell’ordine un suo punto di forza, formulando anche critiche. Questo basta oppure no?
«E no che non basta. Bisogna proporre e mettere in atto riforme radicali, senza paura di scontrarsi con i poteri locali».

Alla base di tutto c’è una parola magica: credibilità. Ecco, alla luce di questi fatti, più e meno recenti, la nostra Polizia è in perdita di credibilità?
«La nostra Polizia cantonale è assolutamente efficiente ed ha diversi corpi specializzati di notevole preparazione. Si pensi ad esempio alla Scientifica, riconosciuta e apprezzata a livello nazionale e internazionale. Non credo affatto che la polizia sia in perdita di credibilità. Polizia non significa solo controlli della velocità lungo le nostre strade».

Al cittadino un po’ adirato che potrebbe affermate «questi poliziotti che mi multano perché non ho allacciato la cintura poi ne fanno di tutti i colori», lei cosa si sente di dire?
«Gli direi che i colori fanno parte dell’arcobaleno, che la perfezione non fa parte della natura umana, che i poliziotti possono sbagliare come sbagliano gli avvocati e pure i giudici, compresi quelli del Tribunale Federale, come si è visto recentemente».