Gobbi: ‘Il dispositivo ha funzionato’. Plr, Lega, Udc, Centro e Verdi condannano quanto successo. Sirica: ‘Le vere violenze sono quelle a Gaza’
«Una vergogna». È questo in soldoni, e con l’unica eccezione del Partito socialista, quello che pensa la politica dei fatti di Bellinzona di venerdì sera, quando la manifestazione a sostegno della Palestina davanti al Teatro Sociale è stata occasione di insulti, tentate aggressioni e inseguimenti sia al consigliere federale e ‘ministro’ degli esteri Ignazio Cassis sia ai presenti all’incontro organizzato dalla Camera di commercio sugli Accordi bilaterali III tra Svizzera e Unione europea: politici, imprenditori, avvocati, persone normali, segretarie. Offese sessiste e irripetibili lanciate verso molte donne presenti, insulti distribuiti con disinvoltura, esponenti della politica che, dopo essere rimasti oltre un’ora bloccati all’interno del teatro, sono stati scortati fuori dalla Polizia cantonale intervenuta in forze. Cassis è stato fatto salire su un van arrivato a tutta velocità come fosse una scena di un film, altri politici sono stati inseguiti fino alle loro auto: un venerdì sera a favore della pace.
Gobbi: ‘Si rischiano lacerazioni pericolose’
«La cosa positiva è che il dispositivo ha funzionato con successo e non è accaduto niente di grave», commenta da noi interpellato il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. E questo «è positivo». Ma l’altro lato della medaglia, per Gobbi, è più opaco: «Nel nostro Paese la libertà di espressione è garantita, come è successo a Losanna con due manifestazioni in parallelo tra Pro Palestina e Pro Israele. Quello che però non può essere superato è, al di là dell’esprimere un’opinione e un’indignazione davanti al genocidio, il passare a minacce e atti violenti». Il direttore del Di conferma che «come ho già avuto modo di dire mercoledì nella seduta di Consiglio di Stato, rischiamo di litigare e sfaldarci socialmente tra di noi per un problema che non dipende da noi, perché nemmeno organizzazioni internazionali riescono a porgli una fine. Queste lacerazioni interne – secondo Gobbi – rischiano di lasciare dietro scorie che vanno a detrimento della civile convivenza e del confronto, al di là, ripeto, di come la si pensa su una situazione umanitaria grave che noi, come governo, abbiamo denunciato tra i primi tempo fa». Il problema è che «manifestando in maniera non civile si passa dalla parte sbagliata».
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Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 22 settembre 2025 de La Regione