Un nuovo spazio per anticipare le crisi e dare aiuto alla popolazione

Un nuovo spazio per anticipare le crisi e dare aiuto alla popolazione

Camorino: apre le porte il nuovo Centro cantonale polivalente, per accogliere i migranti ma anche chi, in Ticino, si trova ad affrontare situazioni di emergenza

Sabato pomeriggio a Camorino apre le porte alla popolazione il nuovo Centro cantonale polivalente. Un centro che accoglierà parte dei migranti attribuiti al Ticino dalla Segreteria di Stato della migrazione. Aprirà il 1° ottobre e avrà una capacità di circa 170 posti letto.
Il centro – ed è una prima – sarà gestito direttamente dal Dipartimento delle Istituzioni (DI), che collaborerà con la Croce Rossa. Il nostro Radiogiornale ne ha parlato con il consigliere di Stato Norman Gobbi, direttore del DI, che ha spiegato il perché di un centro polifunzionale, ovvero che: “Questo obiettivo lo abbiamo sviluppato dopo le crisi migratorie: abbiamo capito che è importante avere delle strutture in grado di assorbire quelli che sono dei flussi migratori ingenti. Flussi che regolarmente si sono presentati negli ultimi anni. Lo Stato deve anticipare le crisi o le emergenze, essendo (il centro, ndr.) polifunzionale è anche dedicato alla protezione della popolazione. Per esempio, in caso di evacuazioni da immobili per incendi o in caso di allontanamento da casa per violenze domestiche. Oppure pensiamo anche a tutti i pericoli naturali che si stanno manifestando: è un centro a disposizione di tutta la popolazione e non solo nell’ambito della prima accoglienza dei migranti”.
Una delle particolarità di questa struttura, continua Norman Gobbi, è il fatto di essere modulare e vedrà l’intervento anche di funzionari del Dipartimento della sanità e della socialità, nell’ambito della presa a carico delle persone fragili.  

https://www.rsi.ch/info/ticino-grigioni-e-insubria/Un-nuovo-spazio-per-anticipare-le-crisi-e-dare-aiuto-alla-popolazione–3150243.html

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Accoglienza, apre i battenti il centro di Camorino

https://www.rsi.ch/play/tv/il-quotidiano/video/il-quotidiano?urn=urn:rsi:video:3115100

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Migranti ma non solo al nuovo centro di Camorino, Chiesa: “è concepito per un uso flessibile”

170 i posti letto presenti nella struttura, che potrà essere adottata anche a esigenze di protezione della popolazione. Tutto ciò in un momento in cui il pressing migratorio sul Cantone rimane a livelli estremamente alti.
Porte aperte oggi al nuovo centro polivalente di Camorino. La struttura appena ultimata ospiterà migranti, ma potrà anche essere adattata a esigenze di protezione della popolazione. “È uno spazio concepito per un uso estremamente flessibile”, spiega a Ticinonews Federico Chiesa, capo Ufficio del Centro. “Al pian terreno troviamo degli appartamenti pensati per famiglie o per persone nell’ultima fase di permanenza nella struttura, in modo che abbiano la possibilità di imparare a gestire un appartamento, prima di riceverne uno sul territorio”. Al primo piano, invece, “abbiamo delle camere doppie, triple, quadruple, e degli spazi comuni”. La struttura si vuole assolutamente aperta alla realtà circostante. “Aperta nel senso che vogliamo stimolare le persone a uscire sul territorio. Il nostro obiettivo è di poter mantenere gli ospiti occupati”.
 
I numeri
La collaborazione fra DI, Croce Rossa e DSS permetterà agli ospiti di affrontare al meglio la prima fase d’integrazione, in un momento in cui i numeri migratori in Ticino restano alti. “L’anno scorso sono stati attribuiti al nostro cantone 533 persone facenti parte del settore dell’asilo ordinario”, conferma Renzo Zanini, Capo Ufficio Richiedenti asilo e rifugiati. “Nel 2025 i numeri dovrebbero confermarsi all’incirca su quei valori. Oggi a beneficio di prestazioni assistenziali ci sono 2’400 persone con Statuto di protezione S, a cui si sommano oltre 2’000 individui facenti parte dell’asilo ordinario”. Il Cantone, recentemente, ha portato diverse misure per il contenimento dei costi. “Non è tuttavia possibile farsi bastare quanto eroga la Confederazione, perché il contributo fornito è destinato solo a una parziale copertura delle spese”.
 
La questione della sicurezza
Per il centro resta fondamentale anche la dimensione della sicurezza, che beneficia di un approccio organizzativo innovativo. “Siamo andati a visitare sette Cantoni e un elemento che hanno sottolineato tutti è di evitare assolutamente le divise”. Non per niente “il nostro personale di sorveglianza sarà in civile. Sono professionisti formati nell’ambito della mediazione, dunque per un’interazione serena con gli ospiti”, conclude Chiesa.
 
 
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Inaugurato il nuovo centro per migranti

Aprirà le porte mercoledì 1° ottobre e avrà una disponibilità di 170 posti letto. Si tratta del nuovo Centro cantonale polivalente presentato sabato a Camorino. Ospiterà parte dei migranti assegnati al canton Ticino dalla Segreteria di Stato della migrazione, nel quadro della loro prima fase di integrazione, ma la sua multifunzionalità permetterà di adattarlo anche nel caso in cui ad averne bisogno fosse la popolazione, come nei casi, ha precisato il consigliere di Stato Norman Gobbi, di spostamento di persone a causa di incendi o di allontanamenti dal domicilio successivi a violenza domestica.
Particolarità del nuovo Centro, sarà gestito direttamente dall’Amministrazione cantonale per quel che attiene a logistica, amministrazione, sorveglianza e presa a carico sanitaria.
La Croce Rossa svizzera collaborerà, su mandato del Dipartimento della sanità e della socialità, per quanto riguarda il percorso integrativo degli ospiti.
Ospiti che potranno appartenere a profili diversi: persone in possesso di uno status di rifugiato, persone che non possono essere rimpatriate a causa della situazione politica nel loro Paese e persone in procedura ampliata. Secondo il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, il nuovo Ccp «risponde a un obiettivo sviluppato dopo le ultime crisi migratorie, per permetterci di assorbire quelli che sono i flussi migratori importanti. Che, per altro, negli ultimi anni si sono ripresentati in maniera regolare».
La nuova costruzione sorge nel quartiere Ala Munda, accanto allo svincolo autostradale e alla Sezione della circolazione, in una zona discosta dall’abitato, la cui popolazione è comunque stata coinvolta nel processo di informazione sull’edificazione del Ccp e che sabato pomeriggio ha potuto visitare la struttura e relazionarsi con il personale.

Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 29 settembre 2025 de La Regione
 
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«Integrazione e accoglienza» Tolti i veli al Centro migranti
La struttura, realizzata in zona «Ala Munda», si appresta ad ospitare i richiedenti l’asilo attribuiti al Cantone e prevede un ruolo diretto del Dipartimento delle istituzioni – Il capoufficio Federico Chiesa: «Studiate le soluzioni ottimali»

Accoglienza, apertura e integrazione. Sono le parole usate per descrivere il nuovo Centro cantonale polivalente di Camorino nel quartiere «Ala Munda», la cui inaugurazione è avvenuta sabato alla presenza del direttore del Dipartimento delle istituzioni e presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi e del sindaco di Bellinzona Mario Branda. Il nuovo Centro prevede il ruolo diretto dell’amministrazione cantonale (tramite il DI) nella sua gestione in termini logistici, amministrativi, di sorveglianza e di presa a carico sanitaria. «Gli ospiti sono il fulcro di tutta la struttura, abbiamo studiato le soluzioni migliori per garantire un’accoglienza e un’integrazione sul territorio», spiega Federico Chiesa, capoufficio del Centro cantonale polivalente, tracciando il profilo del nuovo stabile che inizierà ad accogliere i primi ospiti mercoledì 1. ottobre.
 
Investimento da 13,5 milioni
«In questi anni è stato fatto un lavoro importante», prosegue Chiesa. La struttura, realizzata con un investimento di 13,5 milioni di franchi, si sviluppa su tre piani e dispone di circa 170 posti letto (oltre agli spazi comuni e amministrativi). Qui saranno accolti parte dei migranti attribuiti al Ticino dalla Segreteria di Stato della migrazione nel corso della prima fase di integrazione. Gli ospiti, durante il soggiorno a Camorino, parteciperanno ad attività occupazionali, integrative, formative e scolastiche per i più piccoli, in attesa che venga loro attribuito un appartamento. Ma non solo richiedenti l’asilo: la struttura è a disposizione anche di chi fugge da situazioni di violenza domestica.
 
Rispondere alla pressione
Un’idea, quella del progetto, che ha visto la luce già una decina di anni fa, sull’onda della pressione migratoria del 2015-2016. « Abbiamo capito che serviva un Centro gestito direttamente dallo Stato», evidenzia Chiesa. Centro che può contare anche sulla collaborazione con la Croce Rossa (che opera su mandato del Dipartimento sanità e socialità) a livello psicologico e sociale. «Per capire come realizzare al meglio questa struttura abbiamo fatto un giro in sette centri di accoglienza migranti della Svizzera, oltre a quelli presenti in Ticino. Volevamo vedere come lavoravano e alcune realtà sono state illuminanti ». Sulla base di queste osservazioni sono quindi stati adattati dei concetti strutturali e gestionali, « pensando anche all’ambito della sicurezza ».
 
Personale in civile
E proprio riguardo alla sicurezza, rileva Chiesa, è stata scelta una linea precisa: «Gli agenti di sicurezza e il personale sanitario lavoreranno in civile per permettere una maggiore vicinanza agli ospiti e fare in modo che anche alla vista la loro presenza sia meno evidente. Abbiamo anche ridotto leggermente la presenza di questo personale rispetto ad altre strutture». Una scelta fatta per evitare di creare troppa dipendenza dalla struttura nei richiedenti l’asilo e lasciare loro più indipendenza. «Anche perché il Centro è pensato per soggiorni dai 9 ai 12 mesi, dopodiché gli ospiti saranno comunque seguiti ma senza più una struttura d’accoglienza. Quello che vogliamo fare è quindi riuscire a creare un equilibrio con l’obiettivo che queste persone, con un vissuto molto difficile, siano pronte a trovare la loro indipendenza». In tal senso il Centro è stato studiato in modo da essere il più possibile uno spazio aperto: «Gli ospiti usciranno per le loro necessità quotidiane, come la spesa, proprio per abituarsi a vivere sul territorio e integrarsi al meglio».
 
Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 29 settembre 2025 del Corriere del Ticino