Giustizia – Gli uffici di periferia non chiudono

Giustizia – Gli uffici di periferia non chiudono

Dal Corriere del Ticino | Riorganizzati i settori Registri fondiari ed Esecuzione e fallimenti – Si risparmieranno 2 milioni

Gli uffici periferici dei settori Registri fondiari ed Esecuzione e fallimenti resteranno aperti. È quanto ha dichiarato il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi nel corso della presentazione della riorganizzazione della Divisione della giustizia. Un cambio di rotta rispetto a quanto proposto nell’aprile 2016 nell’ambito della manovra di rientro e che, come ha precisato il consigliere di Stato, «rappresenta una risposta politica a quanto richiesto dai Comuni di queste regioni».

Una volta a regime, la riorganizzazione presentata ieri consentirà allo Stato di risparmiare quasi 2 milioni di franchi ma, come evidenziato da Gobbi, il nuovo assetto non mira unicamente ad «ottimizzare le risorse. Bensì anche a valorizzare le regioni di periferia dove verranno sì mantenuti dei servizi di prossimità, ma adeguati alle mutate esigenze dei cittadini». A Biasca, Cevio, Faido ed Acquarossa gli sportelli rimarranno dunque aperti, seppur in maniera parziale come esposto dalla direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti . «Verosimilmente gli uffici resteranno aperti due o tre giorni a settimana», ha detto Andreotti che ha poi fornito qualche cifra per evidenziare l’importanza dei due settori. «Gli uffici dei Registri e delle Esecuzioni e fallimenti contano quasi 160 collaboratori e se poniamo il focus sul settore dei Registri si nota come, in termini di introiti, questo rappresenti il quarto settore di entrate dell’Amministrazione cantonale. Da qui l’interesse di avere, accanto alla qualità del servizio offerto al cittadino, anche un’accresciuta efficienza».

Maggior efficienza ed efficacia che si traduce inoltre nella «costituzione per entrambi i settori di una Sezione, che permetterà di migliorare la conduzione da parte della Divisione della giustizia». Ma non solo. Tra le novità esposte ieri spicca anche la proposta di «creare, a partire dal 1. gennaio 2018, un’unica autorità di prima istanza LAFE». La legge federale prevede infatti dei limiti per l’acquisto di fondi da parte di stranieri. Richieste queste che oggi vengono analizzate dalle otto autorità di prima istanza presenti sul territorio. Per «assicurare un’uniformità di prassi e una migliore utilizzazione delle risorse umane», le Istituzioni propongono di «costituire un’autorità unica per tutto il Cantone, presieduta da un funzionario cantonale nominato dal Governo e da quattro commissioni che riflettono le diverse zone del territorio», ha spiegato Andreotti. Una riorganizzazione che «permetterà di aumentare la capacità di apprezzamento – ha dichiarato Gobbi – perdendo quell’aspetto politico che non sempre portava delle competenze». Una simile riorganizzazione era stata bocciata qualche anno fa dal Gran Consiglio ma oggi il progetto, come evidenziato da Andreotti, «gode del sostegno dei diversi attori coinvolti – dall’Ordine dei notai alla CATEF – e dovrebbe quindi superare l’esame del Parlamento». Licenziati i messaggi, la palla passa ora nel campo del Legislativo.

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