Quando lo Stato “ti pulisce” il denaro

Quando lo Stato “ti pulisce” il denaro

Il Canton Ticino chiede a Berna un giro di vite sul pagamento dei debiti in contante; il rischio di riciclaggio è troppo elevato

Il problema (per alcuni) è che gli uffici di recupero crediti accettano pagamenti in contanti senza l’obbligo di fare delle verifiche sull’origine del denaro, a differenza delle banche che per importi superiori ai 15’000 franchi devono chiarire da dove vengono i soldi ed eventualmente segnalare casi dubbi. Qualcosa negli ultimi mesi però si è mosso: il Consiglio federale ha messo in consultazione una revisione della Legge federale sull’esecuzione e sul fallimento che prevede tra le altre cose di fissare un limite per il pagamento in contanti: 100’000 franchi. Ancora troppo per le autorità cantonali ticinesi, ma anche, ad esempio, per la Conferenza svizzera degli ufficiali di esecuzione e fallimenti e altri Cantoni (pochi a dire il vero) che chiedono di ridurre il limite a 15’000 franchi come le banche, appunto. Questo, dice alla RSI la direttrice della Divisione ticinese della giustizia, Frida Andreotti, “per evitare che lo Stato diventi uno strumento per riciclare del denaro”. Il Consiglio federale ritiene invece che il debitore debba aver la possibilità di pagare in contante anche somme importanti di denaro in modo da evitare anche all’ultimo minuto possibili pignoramenti. Ritiene inoltre che i pagamenti elevati in contanti siano molto rari, che il rischio di abuso sia quindi limitato.

La soluzione ticinese
La procedura di consultazione nel frattempo è conclusa, ora si attende il rapporto del Governo. Il Ticino ha deciso però di agire anche sul piano cantonale. Ha avviato verifiche sulla possibilità di introdurre un’autodichiarazione già a partire dai 5’000 franchi. Dove la persona che vuole effettuare il pagamento deve indicare l’origine del denaro contante, se è “provento dalla propria attività, da una donazione, da una vendita, da familiari o da finanziamenti bancari”. Le verifiche giuridiche dovranno dire se un simile formulario sia legale.
A prescindere da quanto sia utilizzato il meccanismo di riciclaggio di cui vi stiamo parlando, le autorità ticinesi vogliono dare un segnale. “Il tema è sensibile e va seguito”, dice alla RSI Fernando Piccirilli che è il Capo della Sezione ticinese di esecuzione e fallimento, “va quindi fatto un tentativo per arginare questo fenomeno”. Intervenire anche sul metodo di pagamento dei debiti, è un “piccolo grande segnale verso chi vuole utilizzare il Ticino per attività illecite”, conclude Frida Andreotti.

Come si fa
Il meccanismo è semplice e poggia sulla complicità tra due persone che si spacciano per creditore e debitore. La persona A spicca un precetto esecutivo alla persona B con la quale è d’accordo. Nello stesso tempo sempre la persona A da alla persona B il denaro “sporco”, provento da attività illecite, per pagare il debito. La persona B paga il debito a A passando dall’Ufficio esecuzione e fallimenti, che dopo aver trattenuto le spese, lo versa alla persona A. E così, spiega Fernando Piccirilli, “il denaro torna indietro al creditore pulito da parte dell’Ufficio esecuzione e fallimenti”, ovvero, dallo Stato. Il finto debitore, che si presta al gioco, di solito riceve una commissione. Ogni anno in Ticino vengono spiccati circa 180’000 precetti esecutivi, quindi “c’è un buon potenziale” anche perché se una persona non contesta il debito è praticamente impossibile per l’autorità capire che il precetto esecutivo è falso. “L’Ufficio esecuzione non verifica tutte le volte il creditore, basta adempiere alle formalità”. Ovvero: nome e cognome del creditore, del debitore, l’importo in valuta svizzera e il motivo del debito
che può essere anche fittizio.

https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Quando-lo-Stato-ti-pulisce-il-denaro-15914071.html

Da www.rsi.ch