La parola ai Comuni e alla politica
Il tanto discusso progetto elaborato dal gruppo di lavoro è ora definitivo e passerà dunque all’esame dei diretti interessati Diverse le novità in termini di ripartizione dei compiti, dei requisiti minimi per i corpi e della governance politica per coordinare il loro lavoro
La lettera del Dipartimento delle istituzioni è partita ieri via posta elettronica. Destinatari: tutti i Comuni ticinesi, i sindacati, i partiti in Gran Consiglio, la Conferenza consultiva sulla sicurezza, l’Associazione Polizie comunali e la Polizia cantonale. L’oggetto, lo avrete intuito, è il nuovo progetto «Polizia ticinese », volto a regolare la futura collaborazione tra Polizia cantonale e Polizie comunali e di cui si discute, ormai, da diversi anni. Una riforma dei compiti delle forze dell’ordine ticinesi, sulla scrivania del Governo da circa un decennio e il cui documento riassuntivo è stato inviato in consultazione proprio nella giornata di ieri. Parliamo di un progetto nato anche con l’obiettivo di offrire al Gran Consiglio, cui spetterà la scelta finale, una possibile alternativa al modello di «Polizia unica», proposto in una mozione dall’ex deputato Giorgio Galusero (PLR), che aveva incontrato la strenua opposizione degli stessi Comuni. Tanto che il relativo messaggio governativo era stato ritirato dieci anni fa dal direttore del DI Norman Gobbi. Ma che, potenzialmente, rimane la seconda alternativa sul tavolo.
Un corposo documento
Ma torniamo al presente, al documento di 31 pagine – che il Corriere del Ticino ha potuto consultare – nel quale sono illustrate diverse novità. In particolare (ma non solo) a livello di governance operativa e politica, un tema che in passato aveva fatto drizzare le antenne soprattutto nel Luganese (si veda il CdT del 14 novembre 2024). Ad ogni modo, agli interpellati viene in sostanza chiesto: preferite questo progetto oppure la già citata «Polizia unica»? Dalle risposte, da far pervenire entro il 15 settembre, verrà quindi delineato il futuro della polizia ticinese.
Gli incarichi da dividersi
Ma che cosa prevede, in sostanza, il progetto Polizia ticinese elaborato dal gruppo di lavoro istituito dal Cantone? Due, in estrema sintesi, i pilastri del progetto: la ripartizione dei compiti (tra Polizia cantonale e PolCom) e l’assetto organizzativo. Il gruppo di lavoro la definisce «una soluzione capace di adeguare autonomie e responsabilità di Cantone e Comuni, rendere più efficienti i servizi di ordine pubblico e offrire un modello alternativo alla cantonalizzazione, mantenendo la neutralità finanziaria per entrambi i livelli istituzionali ». Concretamente, per la ripartizione dei compiti sono state analizzate 91 prestazioni di Polizia. È stato applicato un modello che distingue tra autonomia politica comunale (24 prestazioni), condivisa (11 prestazioni) e cantonale (56 prestazioni). Per le prestazioni di prossimità è stato inoltre definito il grado di autonomia operativa comunale, distinguendo tra autonomia completa (6 prestazioni) e residua (22 prestazioni, con autorizzazione cantonale). Ulteriori 23 prestazioni possono essere delegate dal Cantone ai Comuni, con la possibilità di porre vincoli formativi e normativi.
L’assetto organizzativo
Per l’assetto organizzativo «si è mirato a superare i limiti del modello attuale» e, all’atto pratico, è prevista l’eliminazione della distinzione tra Polizia polo e strutturata, nonché della figura dell’ausiliario di Polizia, a favore dell’assistente di Polizia. I Comuni senza un proprio corpo di Polizia dovranno convenzionarsi con un unico altro corpo (comunale o cantonale), cui delegare anche la gestione operativa degli eventuali assistenti assunti. Sempre per quanto riguarda l’assetto organizzativo sono state ritenute due forme possibili per i corpi di Polizia comunale: da un lato quella esistente del servizio interno all’Amministrazione comunale (aperto a convenzioni con altri Comuni) e dall’altra quella del Consorzio intercomunale, regolato da una specifica legge settoriale, cosa «che permette di superare i limiti funzionali denunciati in alcune realtà territoriali».
È stata inoltre stabilita una dimensione minima per i corpi delle Polizie comunali pari a 13+1 unità (tredici agenti e un comandante). Tra i requisiti minimi citiamo pure la «copertura oraria» da garantire: dalle 6 del mattino alle 22 tra domenica e mercoledì; dalle 6 del mattino alle 2 di notte tra giovedì e sabato. Poi, per definire ulteriormente la dimensione adeguata del comprensorio servito da un corpo di polizia comunale è stato elaborato un modello multi-criterio (basato sulla popolazione domiciliata e villeggiante, sulla popolazione a rischio e sulle attività economiche presenti nel territorio), con la necessità di soddisfare determinati criteri. «Sulla base di questi e delle relative soglie – scrive il gruppo di lavoro – , due corpi di Polizia comunali (Stabio e Losone) risultano sottodimensionati e dovrebbero aggregarsi ad altri corpi».
Questione di organizzazione
Resta poi la questione centrale del coordinamento tra i vari attori. Per quanto concerne il coordinamento puramente operativo, viene proposta l’adozione di quattro Consigli regionali dei comandanti (CRC), la cui conduzione sarà affidata ai comandanti delle polizie comunali di Bellinzona, Locarno, Lugano e Mendrisio, e che si riuniranno quattro volte all’anno. Scopo dei CRC sarà discutere i problemi a valenza regionale. Oltre a ciò, si è deciso di istituire pure un Consiglio interregionale dei comandanti (CIC), a cui parteciperanno (una volta all’anno) tutti i comandanti delle Pol-Com.
Per la governance politica si propone invece la creazione di quattro gremi di coordinamento regionale (le Conferenze consultive regionali, CCR), composte dai municipali responsabili della polizia e presiedute dai capidicastero di Bellinzona, Locarno, Lugano e Mendrisio. Le CCR, va detto, avranno unicamente una funzione consultiva. Oltre alle Conferenze regionali, per «assicurare il coordinamento politico a livello sovraregionale» è stata inoltre proposta la costituzione di una Conferenza consultiva cantonale (CCC), anch’essa con funzione consultiva e voluta per discutere le strategie di sicurezza.
I prossimi passi
Infine, per dare il tempo necessario ai Comuni di adattarsi, per l’implementazione del nuovo modello è stato previsto un periodo transitorio di tre anni. «Durante questo periodo – precisa il gruppo di lavoro – i perimetri dei corpi di Polizia e le convenzioni in essere non potranno essere modificati». Il rapporto, come detto, è ora in consultazione presso Comuni, partiti e associazioni. E, dalle loro osservazioni, si procederà con eventuali revisioni del documento. È infine prevista la presentazione del messaggio definitivo del Governo. E poi, va da sé, la palla passerà al Gran Consiglio. Come dire: la strada è ancora lunga.
****
Polizia ticinese, il nuovo progetto in consultazione
Riforma o “Polizia unica”? I Comuni dovranno esprimersi entro il 15 settembre
È partita la consultazione sul progetto «Polizia ticinese», che riforma la collaborazione tra Polizia cantonale e Polizie comunali. La notizia è stata anticipata dal Corriere del Ticino. Stando al quotidiano, ieri il Dipartimento delle istituzioni ha inviato il documento a Comuni, partiti, sindacati e altri enti coinvolti. La riforma, attesa da anni, intende offrire un’alternativa alla “Polizia unica”, proposta già bocciata nel 2014 per l’opposizione dei Comuni.
Il progetto si basa su due pilastri: la ripartizione dei compiti (91 in totale) tra Cantone e Comuni e un nuovo assetto organizzativo. Sono previste tre categorie di competenze: comunali, condivise e cantonali. Alcune funzioni potranno essere delegate dal Cantone ai Comuni, con limiti formativi e normativi.
Sul piano organizzativo, si aboliscono le attuali distinzioni tra corpi e si introduce la figura dell’assistente di Polizia. I corpi comunali dovranno avere almeno 13 agenti e un comandante, garantendo una copertura oraria minima. I Comuni senza un proprio corpo dovranno convenzionarsi con un altro. Previsti nuovi organi di coordinamento, sia operativi che politici, a livello regionale e cantonale.
La consultazione resterà aperta fino al 15 settembre. Poi il Governo presenterà il messaggio definitivo al Gran Consiglio, che deciderà se adottare il nuovo modello o riprendere l’idea della Polizia unica.
https://www.tio.ch/ticino/attualita/1854019/polizia-comuni-nuovo-consultazione-progetto-ticinese
****
Sono mesi decisivi per il futuro della polizia ticinese
Da qui al 15 settembre si gioca il futuro della polizia ticinese. Ieri il Dipartimento delle istituzioni ha infatti stato messo in consultazione presso i comuni, i sindacati, i partiti politici, la Conferenza consultiva sulla sicurezza, l’Associazione Polizie comunali e la Polizia cantonale il progetto “Polizia ticinese”, che ha lo scopo di rendere più efficace e più efficiente la collaborazione tra Polizia cantonale e Polizie comunali. Un progetto, come scrive il Corriere del Ticino, nato per dare al parlamento un’alternativa alla “Polizia unica” proposta da una mozione dell’ex deputato ed ex ufficiale della Polizia cantonale Giorgio Galusero (Plr).
Nel dettaglio, scrive il foglio di Muzzano, il progetto “Polizia ticinese” si basa su due pilastri: la ripartizione dei compiti tra forze cantonali e comunali e l’assetto organizzativo. Si tratta, secondo il gruppo di lavoro che ha elaborato l’idea, di “una soluzione capace di adeguare autonomie e responsabilità di Cantone e Comuni, rendere più efficienti i servizi di ordine pubblico e offrire un modello alternativo alla cantonalizzazione, mantenendo la neutralità finanziaria per entrambi i livelli istituzionali”. Per quanto riguarda la parte organizzativa, invece, è prevista l’eliminazione della distinzione tra Polizia polo e strutturata, così come quella dell’ausiliario di Polizia a favore dell’assistente di Polizia. Inoltre i Comuni che non hanno un proprio corpo saranno chiamati a convenzionarsi con un unico altro corpo, che sia comunale o cantonale, a cui affidare anche la gestione operativa degli eventuali assistenti assunti. Inoltre, tra i vari aspetti stabiliti, c’è anche quello inerente la dimensione minima di un corpo di Polizia comunale, che dovrà essere di tredici agenti e un comandante. Per far sì che i comuni si possano adattare al nuovo progetto è previsto un periodo transitorio di tre anni in cui ” i perimetri dei corpi di Polizia e le convenzioni in essere non potranno essere modificati”.
Dal punto di vista operativo, per coordinare il tutto viene proposta l’adozione di quattro Consigli regionali dei comandanti (Crc), alle cui redini ci saranno i comandanti di Bellinzona, Locarno, Lugano e Mendrisio, che dovranno discutere i problemi di valenza regionale. A questo si aggiunge il Consiglio interregionale dei comandanti (Cic), a cui parteciperanno tutti i comandanti delle Polizie comunali. Per quanto riguarda la governance politica, invece, la proposta è di creare quattro gremii di coordinamento regionale, ovvero le Conferenze consultive regionali, composte dai municipali responsabili della polizia e presiedute dai capidicastero di Bellinzona, Locarno, Lugano e Mendrisio. A queste si aggiunge la Conferenza consultiva cantonale. Entrambe hanno ruoli consultivi.