Per ricostruire la Difesa Pfister sceglie Roos e Bavaud
Trovato il futuro capo dell’Esercito: il successore di Süssli è l’attuale comandante delle Forze terrestri – Il capo dell’intelligence Dussey lascia il suo posto a un esperto nella gestione delle crisi – «Sono le persone più qualificate»
La difesa e la sicurezza della Svizzera hanno due nuovi volti: sono quelli di Benedikt Roos, futuro capo dell’esercito, e di Serge Bavaud, che da novembre dirigerà i servizi di intelligence della Confederazione. Con le due nomine di alto livello, Martin Pfister ha ora trovato gli ultimi pezzi del puzzle per comporre la sua prima linea di difesa. «Sono le persone più qualificate».
L’addio di Thomas Süssli – l’attuale capo delle forze armate lascerà a fine anno – ha dato la possibilità al consigliere federale (in carica solo dallo scorso aprile) di poter scegliere il suo braccio destro. Eppure, la necessità di un cambiamento è stata palese con Christian Dussey: il direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) aveva dato a Viola Amherd la sua disponibilità a rimanere fino a marzo 2026. Pfister ha invece voluto cambiare subito: Serge Bavaud entra in carica già il 1. novembre.
«Cercavo determinazione»
Cercavo due personalità che avessero determinazione, ha sottolineato Pfister. Per l’Esercito, ha voluto scegliere tra gli alti ufficiali superiori (dal grado di brigadiere in su). «Grazie alla sua formazione e alle sue attività di perfezionamento professionale, al suo percorso professionale e alla sua esperienza pluriennale in veste di alto ufficiale superiore in diverse funzioni, il divisionario Benedikt Roos soddisfa nel migliore dei modi i requisiti necessari per ricoprire la funzione», ha spiegato il Consiglio federale, annunciando la nomina del 60.enne divisionario (che viene promosso al grado di comandante di corpo) e attuale comandante delle Forze terrestri.
«Non è il tempo di fare analisi, ma di agire», ha messo subito in chiaro il futuro capo dell’Esercito, affermando di voler rafforzare la capacità di difesa della Svizzera. Non solo al suolo, ma anche nei cieli (l’F-35A rimane infatti uno dei dossier principali, così come i droni), «in un frangente in cui all’orizzonte si addensano nuvole nere», ha avvertito il 60.enne basilese.
Priorità in materia di acquisti
I candidati finali (dai sei iniziali), sono passati a tre ( i divisionari Roos, Rolf André Siegenthaler e Raynald Droz). Nonostante la vasta esperienza di condotta, si tratta della scelta giusta? Abbiamo girato la domanda a Michele Moor, presidente della Società Svizzera degli Ufficiali (SSU). «Sì, è la scelta giusta», ci spiega, elencando gli elementi a favore di Roos: ufficiale professionista quasi da sempre (un aspetto spesso contestato a Süssli, che proveniva dal settore privato), esperienza di condotta, attitudine positiva e una grande considerazione all’interno e all’esterno dell’Esercito.
Oltre a ciò, per Moor è anche «positivo il fatto che provenga dalle truppe dei carri armati. Potrà dunque riportare il giusto equilibrio al tema, dopo che l’Esercito si è dedicato molto a ciber e droni, che rimangono tuttavia aspetti importanti».
A differenza di Thomas Süssli, al vertice dell’Esercito torna «un forte rappresentante delle truppe da combattimento». In questi tempi di incertezza in materia di politica di sicurezza, ciò rappresenta un vantaggio per l’esercito», ci spiega invece Stefan Holenstein, colonnello SMG e presidente dell’Associazione delle società militari svizzere (ASM), l’organizzazione che conta una trentina di organizzazioni militari per un totale di quasi 100 mila membri.
«Si tratta di un’ottima scelta. Ma non siamo in grado di valutare se sia la scelta migliore. Partiamo dal presupposto che la commissione di selezione (vedi sotto, ndr) abbia svolto il proprio compito in modo professionale», afferma Holenstein, che però avverte: «Ci aspettiamo che sappia stabilire in modo corretto e chiaro le priorità in materia di acquisti», oltre a convincere «con urgenza ed efficacia la popolazione, ma anche la politica a Berna, dell’assoluta necessità di un forte esercito di milizia. Ha ancora molto lavoro da fare. Per lui è una grande opportunità, ma anche un rischio di fallimento».
I Cantoni non sono soddisfatti
E l’intelligence? Il servizio informativo sta attraversando un (turbolento) periodo di trasformazione. All’insofferenza di molti dipendenti del SIC si sono aggiunte le critiche da parte dei Cantoni. Dal 1. novembre, Serge Bavaud riprendendo le redini da Dussey (che lascerà però a fine dicembre, anziché fine marzo come previsto) è chiamato a ristabilire la fiducia internamente ed esternamente, partner internazionali compresi.
«Il SIC non è in crisi, ma ci sono delle sfide da affrontare. Tutti i servizi di intelligence sono confrontati con problemi. È normale averli. Bisogna trattarli e stabilire delle priorità», ha tenuto a sottolineare Bavaud, già denominato «Monsieur Crises», poiché esperto di gestione delle crisi. Il 52.enne friburghese – scelto anche tramite un’agenzia di cacciatori di teste – ha già individuato le sue priorità: migliorare la soddisfazione dei circa 500 collaboratori, promuovere la cooperazione con i Cantoni e stabilizzare i contatti con i servizi partner esteri.
Norman Gobbi: «Roos ha grandi competenze»
All’assessment finale sono arrivati in tre. A spuntarla sugli altri, come visto, è stato Benendikt Roos. Perché? Che cosa ha avvantaggiato il basilese? Lo abbiamo chiesto a Norman Gobbi, membro della commissione incaricata dal consigliere federale Martin Pfister di trovare il successore di Thomas Süssli. «I profili erano diversi, con accenti diversi», spiega Gobbi al CdT. «Ciò che ha fatto propendere la commissione per Roos sono state da un lato le sue competenze militari, elemento fondamentale, dall’altro le sue competenze sociali poliedriche. Non da ultimo, il suo percorso formativo». Roos, a differenza del suo predecessore, ha infatti svolto la carriera militare. «Süssli è arrivato dall’esterno mentre Roos ha fatto tutto il percorso all’interno dell’esercito», ricorda ancora il consigliere di Stato. «È un punto fondamentale, perché conosce l’intera struttura in un momento in cui bisogna sviluppare l’esercito sia per quanto riguarda gli armamenti, sia per quanto riguarda le risorse». Gobbi, che in passato ha avuto modo di conoscere Roos in alcune occasioni, lo descrive come «una persona che ama il contatto umano, il dialogo, e ha una spiccata capacità di relazione anche con le autorità». Ma, come spiega il consigliere di Stato, Roos non sarà solo. «È un primus inter pares, è il presidente della direzione dell’esercito che comprende i responsabili dei vari settori. Roos è un buon direttore d’orchestra, e questo ha sicuramente pesato nella scelta». Con la nomina del nuovo capo dell’esercito, si chiude un’era piuttosto turbolenta. Negli anni, a Süssli e Viola Amherd sono giunte parecchie critiche. Roos saprà essere un «comunicatore» migliore? «Credo che sarà il responsabile del dipartimento a portare – più che in passato – il messaggio politico». Insomma, Roos avrà compiti forse meno appariscenti del suo predecessore, ma le responsabilità – condivise con la direzione dell’esercito – delle sfide che attendono la sicurezza svizzera saranno molto importanti. «Perché l’esercito funzioni e riesca a rispondere alle sfide che ci attendono, tutti i settori dovranno funzionare», conclude Gobbi.
Da www.cdt.ch