“Fatico a comprendere certe narrazioni”

“Fatico a comprendere certe narrazioni”

Il Consigliere di Stato risponde alle critiche dei centri urbani sui riversamenti di oneri: “Il saldo complessivo è a favore dei Comuni”.

Dopo le critiche dei sindaci dei cinque centri urbani sui riversamenti di oneri, Norman Gobbi invita alla calma: “Faccio fatica a comprendere certe narrazioni”, afferma il Consigliere di Stato in un’intervista al Corriere del Ticino, che dedica ampio spazio al tema delle finanze comunali e alla difficoltà di dialogo con il Cantone. “Analizzando il Preventivo 2026 del Cantone, l’insieme del ‘dare avere’ è a favore dei comuni”, sostiene il Consigliere di Stato, secondo cui il punto più delicato resta quello socioassistenziale, in particolare legato agli anziani. “È una voce di spesa che evolve in maniera negativa sia per i Comuni che per il Cantone, a causa dell’invecchiamento della popolazione e dei nuovi bisogni che ne derivano”.

Problemi strutturali
Il direttore del DI riconosce però problemi strutturali nei rapporti istituzionali: “È il gioco dei ruoli esprimere disappunto, ma il Cantone sostiene i Comuni e le città in modi diversi”, sostiene Gobbi, che cita alcuni investimenti per Bellinzona (la delocalizzazione delle Officine o il progetto Fortezza) o Lugano. Gobbi critica inoltre la mancanza di risposte sul progetto Ticino 2020, ancora fermo: “Da un anno e mezzo attendiamo dai Comuni una proposta per recuperare margini di manovra”. Sul dialogo assicura: “Vogliamo garantirlo e strutturarlo. L’attuale piattaforma di dialogo Cantone-Comuni ha raggiunto i suoi limiti: serve una nuova collaborazione tra i due livelli istituzionali”.

https://www.ticinonews.ch/ticino/gobbi-ai-sindaci-fatico-a-comprendere-certe-narrazioni-420896

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Preventivi in rosso e scarso dialogo I timori dei Comuni
Dagli Enti locali dure critiche al Cantone per i continui riversamenti di oneri C’è chi parla di assalto alla diligenza e chi, senza girarci troppo intorno, parla di rapina Ecco come le cinque città-polo intendono far fronte ai disavanzi previsti per il prossimo anno.

« Non possono continuare a rapinarci sul gettito fiscale. Ci sentiamo presi in giro, la nostra dignità è stata calpestata da un Consiglio di Stato probabilmente in difficoltà », tuona da Lugano il sindaco Michele Foletti. « Continuiamo ad essere attaccati da Geronimo come nella famosa pellicola Ombre Rosse del 1939», gli fa eco da Bellinzona il suo omologo Mario Branda. Dalla capitale economica a quella istituzionale, il grido di protesta contro i continui trasferimenti di oneri dal Cantone ai Comuni si leva forte e chiaro.
Non fanno eccezione Chiasso, Mendrisio e Locarno che, seppur con toni più sfumati, ribadiscono che così non si può più andare avanti. « Il meccanismo vuole che la partecipazione dei Comuni sia legata alla loro forza finanziaria e questo ci penalizza – sottolinea dal canto suo il sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini –. Non potremo andare in avanti a lungo senza modificare qualche meccanismo, altrimenti i Comuni saranno sempre più in difficoltà ». Va detto, non sono nuove le voci di protesta che si levano dai cinque centri urbani. Lo scorso 10 ottobre ad esempio, in maniera congiunta, i sindaci avevano chiesto dialogo e corresponsabilità al fine di trovare un equilibrio duraturo. Il tema? Sempre quello: le possibili ricadute. «Le misure di equilibrio finanziario cantonali continuano a trasferire in maniera crescente oneri sui Comuni» avevano commentato facendo riferimento soprattutto all’impatto sui centri urbani, «già chiamati a rispondere a bisogni sociali e infrastrutturali sempre più pressanti». Gli esempi, visti da occhi comunali, non mancano: basti pensare all’aumento della partecipazione comunale in settori particolarmente sensibili come le prestazioni sociali (la riduzione dei premi dell’assicurazione malattia, RIPAM), il sostegno alle famiglie attraverso nidi e centri extra scolastici, nonché il finanziamento del trasporto pubblico regionale.

Questione di debito pubblico
Esprimono preoccupazione, dunque, le amministrazioni comunali. Anche perché, al di la delle richieste dal Cantone, le realtà sul territorio devono fare i conti in… casa propria. Lugano si trova confrontata con un debito pubblico di una certa importanza, destinato a crescere visto che vanno riscattate l’Arena sportiva e il Palazzetto. E senza misure di rientro, potrebbe passare da 1,23 miliardi del 2026 a oltre un miliardo e mezzo. È dunque plausibile che si vada ad agire sia sulla spesa corrente – tramite una seconda manovra – sia sul debito pubblico vero e proprio, riducendolo attraverso le cosiddette «dismissioni».

Progetti strategici
Per diventare grande davvero, non solo in termini di popolazione (peraltro in cresci ta) grazie all’aggregazione del 2017, Bellinzona deve spingere sull’acceleratore dei progetti strategici. Progetti fondamentali per lo sviluppo socioeconomico della Città con orizzonte temporale il 2040: dal quartiere con contenuti misti che si svilupperà a tappe una volta che le Officine FFS si saranno trasferite a Castione alla crescita del polo biomedico, senza dimenticare la valorizzazione della Fortezza. Grandi cantieri che contribuiranno ad accrescere l’attrattiva della Turrita e, quel che più conta, il suo gettito fiscale che consentirà a chi la amministra di dormire sonni più tranquilli. I riscontri che si è sulla strada giusta ci sono: negli ultimi anni si sono insediate all’ombra dei castelli diverse nuove società. Nel concreto, dal 2020 al 2024 si è registrata una crescita del 2,4% del numero di imprese, con un picco nel 2021. Con l’obiettivo di coltivare ulteriormente questa tendenza, la Città, attraverso il Servizio di sviluppo economico, ha deciso di puntare su pianificazione strategica, supporto all’innovazione e promozione di ecosistemi imprenditoriali. Una strategia con la quale ci si prefigge di attirare investimenti e creare delle sinergie tra attori pubblici e privati così da rendere Bellinzona non solo una città dove è bello vivere, ma anche lavorare e fare innovazione.
Nel corto termine, si continua ad agire per porre un freno all’aumento della spesa. Le misure previste per il 2026 sono limitati adeguamenti del personale, riduzione da sei a cinque della suddivisione per zone della scuola, rinuncia a uffici elettorali, concentrazione dell’attività degli sportelli comunali, rinuncia alla gestione degli uffici postali, verifica tramite enti esterni dell’efficienza dei processi e corretta dotazione di taluni settori dell’Amministrazione comunale.

Pareggio del bilancio
Incrementare il gettito d’imposta per centrare l’obiettivo del pareggio del bilancio e per poter far fronte alle grandi opere che si stagliano all’orizzonte è il mantra degli ultimi anni anche a Locarno. Gli appelli in questo senso da parte della Commissione della gestione non si contano più. E ne è consapevole anche il Municipio che, al di là delle misure per il contenimento delle spese di cui diremo più avanti, ha deciso intervenire anche sul fronte delle entrate. Come? Intensificando il marketing territoriale per attirare nuove aziende e attuando misure mirate per convincere i proprietari di residenze secondarie a portare il loro domicilio in Città. Per quel che riguarda le misure per il contenimento della spesa, l’Esecutivo locarnese intende adottarne per quasi 450 mila franchi. Esecutivo che tuttavia ammonisce: «Nel breve termine, una modifica rilevante delle voci di spesa è difficilmente attuabile senza la soppressione di servizi. In tale contesto, eventuali scelte strategiche, di natura più politica che tecnica, saranno nei prossimi mesi inevitabili».

«Politiche» già pianificate
Nel Magnifico Borgo l’Esecutivo ha dovuto avviare la revisione del Piano finanziario 2024-2028 poiché il risultato previsto per il 2026 risulta superiore rispetto a quanto stimato nella precedente pianificazione di circa 2 milioni di franchi. Piano che verrà ulteriormente aggiornato non appena saranno note le conseguenze economiche delle votazioni cantonali dello scorso settembre. Va altresì detto che la situazione finanziaria del capoluogo momò non è allarmante. Ma all’orizzonte c’è anche la volontà di dare seguito alle «politiche» pianificate. Quelle che Mendrisio ha fatto sue per il 2026 riguardano la digitalizzazione dell’amministrazione comunale, l’avvio del concorso di progettazione per la casa anziani Torriani 3 e i rinnovi di importanti stabili comunali. Tra i grandi progetti c’è inoltre una collaborazione con USI e SUPSI per valutare l’ampliamento del campus universitario della stazione.

Disavanzo da contenere
Infine Chiasso. La cittadina di confine, malgrado le cifre rosse, guarda al futuro con ottimismo. Sia per quel che riguarda le prospettive economiche, sia per quelle aggregative. La realizzazione della scuola di moda e la rinascita dello stabile ex Credit Suisse dimostrano che a Chiasso c’è fermento. Certo, bisognerà pur sempre fare i conti con le misure di contenimento del disavanzo: bisognerà soprattutto agire sul contenimento dei costi del personale e la razionalizzazione degli investimenti. Ma, come accennato, si punterà sul rafforzamento del gettito grazie al marketing territoriale.

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«Alcune narrazioni fatichiamo a comprenderle»
I sindaci dei cinque centri urbani, nell’ambito del riversamento degli oneri sociali, non hanno lesinato critiche nei confronti del Cantone.
Un tema sollevato anche nelle rispettive presentazioni dei Preventivi. Ne abbiamo parlato con il consigliere di Stato Norman Gobbi.

Questione preventivi, i sindaci dei centri urbani si sono lamentati dei riversamenti. Cosa ne pensa della critica?
«Faccio un po’ fatica a comprenderla. Anche perché, analizzando il Preventivo 26 l’insieme del “dare avere” è a favore dei Comuni. Una delle maggiori voci che viene criticata, ad onor del vero, è una voce in evoluzione che pesa sia sui Comuni sia sul Cantone».

Si parla dell’ambito socioassistenziale e di quello in particolare degli anziani.
«È una voce, come detto, che evolve in maniera negativa sia per i Comuni che per il Cantone ed è la conseguenza dell’invecchiamento della nostra popolazione e dei nuovi bisogni che ne derivano. Per quel che concerne il Preventivo 26 abbiamo cercato di garantire un certo equilibrio, ben consapevoli che tra i 100 comuni c’è ovviamente una differenza, ma nel computo totale, in previsione, ci sarà un’evoluzione positiva».

Nell’esporre le preoccupazioni, alcuni sindaci hanno utilizzato termini, diciamo così, un po’ forti. A Lugano si è parlato di rapina, a Bellinzona di assalto alla diligenza.
«Riconosciamo che ci sono problemi strutturali nei rapporti tra Cantone e Comuni e, ben inteso, è il gioco dei ruoli esprimere il proprio disappunto. Bellinzona, ricordo, nell’ambito del preventivo 2026 ha un saldo positivo. Per quel che riguarda Lugano e Mendrisio, invece, pur con delle differenze ci può stare. Ad ogni modo il Cantone è presente e sostiene i Comuni e le città in modi diversi, spesso meno evidenti, come per esempio quando si tratta di fare investimenti a favore della comunità. Se penso a Bellinzona, posso citare il sostegno dato nell’ambito della delocalizzazione delle Officine o il Progetto Fortezza. Per Lugano si possono citare varie iniziative locali che hanno visto il Cantone dare il proprio contributo, anche di riordino viario. A voler guardare bene se c’è un Comune che avrebbe potuto reclamare e non l’ha fatto quello è Paradiso. Risulta essere il più penalizzato nel computo “dare avere”».

I Comuni parlano anche di margini di manovra sempre più ridotti. Come si risolve?
«Nell’ambito di Ticino 2020 i Comuni da un anno e mezzo ci hanno promesso una comunicazione nella quale avrebbero dovuto essere evidenziati gli ambiti di competenza nei quali vorrebbero recuperare i citati margini di manovra. Ad oggi però, come consiglio di Stato, non abbiamo ricevuto ancora niente e questa è una delle ragioni per cui il progetto è in stallo».

I sindaci dei centri urbani, anche in una recente missiva, chiedono che si possa dialogare.
«Il dialogo noi vogliamo garantirlo e anche strutturarlo. Figura tra gli obiettivi che abbiamo lanciato il 10 settembre a Locarno durante l’incontro con tutti i sindaci. Serve però, appunto, che vi sia una nuova struttura perché l’attuale Piattaforma di dialogo Cantone-Comuni ha raggiunto i suoi limiti. Per quanto ci riguarda, vi sono certamente i cinque centri urbani, ma dobbiamo considerare anche gli altri Comuni. A tal proposito a breve terremo un incontro con le cinque città, l’Associazione dei Comuni Ticinesi (ACT) e l’Ente regionale di sviluppo del Luganese. L’auspicio mio e del Governo è che i Comuni comprendano che senza una vera e propria struttura politica e amministrativa di supporto condiviso, sul modello di quanto fatto oltre trent’anni fa dai governi cantonali verso la Confederazione, sarà difficile avere una collaborazione reale tra i due livelli istituzionali, in modo particolare in un periodo storico dove per essere resilienti occorre saper agire con la giusta tempestività, non in reazione, ma neppure con i tempi lunghi della politica ticinese».

Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 10 novembre 2025 del Corriere del Ticino