Dal Ticino a Berna per fare lobbying nel mercato nazionale della Difesa

Dal Ticino a Berna per fare lobbying nel mercato nazionale della Difesa

La neonata associazione GMDSI intende far valere gli interessi delle aziende della Svizzera italiana nelle operazioni di acquisto di nuovi sistemi d’arma esteri
Il presidente Filippo Lombardi: «Il 5% delle compensazioni per legge deve giungere nella nostra regione»

«Troppo spesso le aziende della Svizzera italiana non partecipano alle gare di appalto nel settore della Difesa, o perché poco informate, o perché non ritengono di avere le carte in regola per farlo».
La neonata associazione Gruppo Materiale Difesa e Sicurezza Svizzera italiana (GMDSI), presieduta da Filippo Lombardi, si è presentata ieri alla stampa con un obiettivo chiaro: sostenere le aziende della regione italofona nel partecipare al mercato nazionale del settore della Difesa, in particolare per quanto attiene ai cosiddetti « affari di compensazione».

Di che cosa si tratta?
Quando la Svizzera acquista armamenti all’estero, ha ricordato il presidente Filippo Lombardi, il fornitore straniero è tenuto a compensare la somma contrattuale con una partecipazione economica. «I fornitori esteri, per legge, sono tenuti ad acquistare una determinata cifra di materiale in Svizzera. Solitamente parliamo di una spesa che si aggira attorno al 60-80% della comanda». Questa percentuale viene di volta in volta fissata dal Parlamento, ha spiegato Lombardi. «Quando il Legislativo vota i crediti per l’acquisto all’estero di sistemi d’arma, come per esempio gli F-35, stabilisce anche una percentuale di compensazione per l’industria elvetica». Ed è proprio su questa percentuale di compensazione che la neonata GMDSI vuole fare pressione a Berna. «Per ogni grande commessa presso un fornitore estero nel settore della Difesa, alla Svizzera italiana spetta per legge una quota parte del 5% del totale degli affari di compensazione». Di qui, appunto, l’interesse a creare un’associazione, con l’obiettivo di ricordare a Berna l’esistenza di questa norma. «I cugini della Svizzera romanda hanno capito il gioco fin dall’inizio. Si sono attivati per tempo e, regolarmente, fanno valere i propri diritti», ha osservato Lombardi, il quale ha illustrato i prossimi passi: «Vogliamo informare le aziende della Svizzera italiana che esiste questa possibilità. A loro chiediamo di farsi avanti per andare uniti a Berna per rivendicare quanto ci spetta». Solamente per gli F35, al Ticino andrebbero ordini di compensazione per 150 milioni di franchi, ha concluso Lombardi.

Aerei militari ma non solo
Ma gli F35 sono solo un esempio, ha ricordato il direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi: « Nei prossimi anni diversi sistemi di arma andranno aggiornati o sostituiti». E il Ticino, con le sue aziende, dovrà farsi trovare pronto, affinché tutto il territorio – in termini di posti di lavoro e ricadute fiscali – ne possa beneficiare. L’associazione GMDSI potrà contare sul Dipartimento delle istituzioni: «Il nostro compito è essenzialmente di lobby a Berna », ha chiosato Gobbi. «Per far conoscere la qualità delle aziende della Svizzera italiana a Berna occorre marcare presenza e questo è un impegno politico che ci siamo assunti ».

«Credeteci»
A prendere la parola, infine, è stato Luca Albertoni, presidente della Camera di Commercio (Cc-Ti). «Abbiamo caldeggiato la creazione di questa associazione affinché si colmasse un ritardo che abbiamo con i cugini romandi», ha detto Albertoni il quale, poi, ha sottolineato la qualità delle aziende ticinesi. «Magari sono un po’ piccole, ma restano di grande competenza. Possiamo quindi giocare le nostre carte». Albertoni ha poi evidenziato come tutta l’operazione vada inserita in un contesto più ampio, che parte dal mercato nazionale della Difesa, ma che rappresenta un’occasione di crescita per molti altri settori. «In primo luogo questa iniziativa è diretta al settore industriale, ma altri comparti economici possono trovare una possibilità di crescita e sviluppo», ha chiosato il direttore Albertoni che ha esortato l’economia ticinese a crederci: «Storicamente c’è una certa timidezza da parte delle aziende nel valutare la propria partecipazione a iniziative simili ». In realtà – ha ribadito Albertoni – «in Ticino ci sono la competenza e la qualità per tentare la propria sorte in questo mercato ». Un mercato che nei prossimi anni continuerà a crescere, ha aggiunto in chiusura Gobbi: «L’acquisto di armamenti sul mercato estero s’imporrà sempre di più. Sia per ragioni economiche, sia per ragioni legate alla partecipazione dell’esercito alle esercitazioni con i partner della NATO ». Insomma, produrre sistemi di difesa in casa è molto più oneroso e, nello stesso tempo, non garantisce una compatibilità con i sistemi in uso nelle esercitazioni internazionali. « Queste esercitazioni richiedono una certa omologazione dei sistemi», ha concluso Gobbi.

Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 14 febbraio 2023 del Corriere del Ticino
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Il contratto per gli F-35
Compensazione per 2,9 miliardi
Per l’industria elvetica
Il 19 settembre 2022 è stato firmato presso armasuisse a Berna il contratto di acquisto con il Governo statunitense di 36 aerei da cambattimento F35. Il contratto ammonta a 6,035 miliardi di franchi svizzeri.
Contemporaneamente, è stato firmato l’accordo di compensazione grazie al quale il produttore statunitense può concludere con l’industria elvetica affari per un volume di carca 2,9 miliardi di franchi. Al Ticino andrebbero circa 150 milioni di commesse.

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F-35: “CI ASPETTIAMO CHE IN TICINO ARRIVINO 150 MILIONI”
È nato il Gruppo materiale difesa e sicurezza della Svizzera italiana, che vuole far arrivare in Ticino e Grigioni italiano parte dei contratti di compensazione quando la Confederazione acquista armamenti.
Quando la Confederazione ha firmato il contratto di acquisto dei nuovi aerei da combattimento F-35, la Lockheed Martin ha accettato di ordinare materiale dalle aziende svizzere per 2,9 miliardi di franchi. Un bel gruzzolo che dovrebbe andare a tutte le regioni del Paese. Per legge, alla Svizzera italiana spetta il 5%: ovvero 145 milioni di franchi. In passato, però, questa quota non ha varcato il Gottardo. Per cambiare le cose è nato il Gruppo materiale difesa e sicurezza della Svizzera italiana (GMDSI). 

ALLA SVIZZERA ITALIANA LE BRICIOLE
Non solo per gli F-35 sono previste compensazioni, questo avviene praticamente ogni volta che si acquista materiale militare all’estero. Il presidente del GMDSI, Filippo Lombardi, ha mostrato i numeri degli ultimi anni: sebbene l’Esercito abbia firmato contratti per circa un miliardo di franchi, dei cinquanta milioni spettanti alle regioni italofone alla fine è arrivata solo una piccolissima parte. “Vogliamo sensibilizzare anche le aziende”, ha spiegato, “che spesso non si fanno avanti”. Gli ha fatto eco il direttore della Camera di commercio Luca Albertoni: “A volte c’è una certa timidezza nel proporsi per questo tipo di commesse”.

UN MODO PER FARSI NOTARE
Quella delle commesse di compensazione è anche un’occasione a lungo termine per le aziende che vorranno attivarsi in questo settore. “Già oggi molte aziende ticinesi e del Grigioni italiano partecipano all’armamento dei mezzi militari”, ha affermato Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle Istituzioni, “ma vogliamo ampliare ulteriormente il mercato perché nei prossimi decenni molti armamenti dovranno essere aggiornati o riacquistati e qui c’è la possibilità per le nostre aziende di inserirsi in queste commesse”.