Norman Gobbi a proposito di disoccupazione e aumento dell’immigrazione
I dati non mentono: nel 2022 il tasso di disoccupazione era più alto in Ticino che nelle provincie italiane a noi confinanti. “È l’ennesima conferma che ci fa dire come gli accordi di libera circolazione con l’UE siano per il Ticino del tutto negativi. Gli ormai 80 mila frontalieri che trovano lavoro qui non permettono a parte dei lavoratori residenti di inserirsi nel nostro mercato del lavoro”, afferma il Consigliere di Stato Norman Gobbi. “Secondo i criteri dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) i disoccupati in Ticino sono il 6,5%, contro il 4,9% della Regione Lombardia. Da questa parte della frontiera stiamo soffrendo maggiormente rispetto alle zone con cui confiniamo. Queste cifre dovrebbero farci riflettere”.
Per il Direttore del Dipartimento delle istituzioni c’è un altro dato preoccupante: “In tutta la Svizzera entrano a lavorare 373 mila frontalieri (come detto in Ticino sono circa 80 mila, ndr). Le svizzere o gli svizzeri che invece vanno a lavorare nelle regioni a limitrofe (in Italia, Francia, Germania e Austria) sono solo 29 mila. Una disparità enorme in un mercato del lavoro totalmente sbilanciato. Una disoccupazione al 6,9% – secondo i criteri ILO – è preoccupante. Abbiamo però le mani legate da questo punto di vista, perché con gli accordi bilaterali in vigore è impossibile modificare questo stato di cose. Inoltre, dopo l’approvazione in votazione popolare dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa avvenuta nel 2014, il parlamento federale ha adottato un testo del tutto inefficace e conosciuto come “preferenza indigena light”. L’aumento dei frontalieri e l’aumento della popolazione in Svizzera dovuto all’immigrazione dimostrano come oggi la situazione stia andando fuori controllo. E la popolazione è preoccupata. Non solo in Ticino, visto che secondo un recente sondaggio ben il 62 per cento della popolazione svizzera si è detto favorevole a una limitazione dell’immigrazione. La prospettiva di arrivare ben presto a 10 milioni di abitanti spaventa a giusta ragione gli svizzeri. Occorre mettere un freno, non per chiuderci, ma per ritrovare una adeguata qualità di vita all’interno del nostro Paese e pure nei confronti dei paesi con cui confiniamo. Ritornare a dare priorità agli interessi delle cittadine e dei cittadini svizzeri deve essere una priorità per tutta a classe politica. In questo senso l’ennesima visita a Bruxelles del consigliere federale Ignazio Cassis per cercare di rafforzare l’Accordo quadro è un passo nella direzione sbagliata. Le elezioni federali si avvicinano. Spero che a tutti i livelli vengano premiate le personalità che portano avanti con convinzione gli interessi della Svizzera e degli svizzeri”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.
Articolo pubblicato nell’edizione di domenica 23 luglio 2023 de Il Mattino