“Dobbiamo tornare alle origini”

“Dobbiamo tornare alle origini”

Il coordinatore del Movimento sprona i suoi in vista delle prossime “battaglie”

Come si sente nel suo nuovo ruolo di coordinatore ad interim della Lega dei Ticinesi e quali sono i suoi obiettivi principali in questa posizione? 
Come ho detto ai leghisti presenti all’assemblea del 17 dicembre scorso, questo non è stato un regalo di Natale al sottoscritto. Ma, e questo è importante, lo faccio per senso di lealtà e rispetto alla LEGA e di chi l’ha fondata, perché se oggi sono quello che sono è grazie alla fiducia che mi diede Giuliano Bignasca sin dall’inizio del mio impegno oltre 25 anni fa. I miei obiettivi sono quelli di motivare la truppa con misure semplici e magari scontate: tornare all’origine, ricordare perché la LEGA è nata contro un sistema partitico opprimente e soprattutto puntando sulla libertà individuale. Il Ticino e i Ticinesi hanno ancora bisogno della LEGA come movimento politico di destra con forte connotazione sociale. 

Quali sono le maggiori sfide e opportunità che prevede di affrontare come coordinatore del movimento? 
Ricreare quell’ambiente goliardico che tanto mi manca. Con il Nano le risate erano frequenti. Il prendersi in giro era sintomo di rispetto ma anche di restare umili. Quando ho detto che voglio una LEGA più guascona significa saper andare anche oltre i limiti, ma veicolando messaggi che colpiscono nel segno. Qui vedo una grande opportunità: siamo talvolta fin troppo istituzionali e quindi come gli altri, mentre per parlare al cuore e alla pancia dei ticinesi dobbiamo tornare un po’ alle origini. Pensate solo al titolo sulla nazionale di calcio di qualche anno fa (“Calcio: non siamo un paese coloniale!”). Un messaggio forte ma reale: diciamo le cose come stanno, piaccia o non piaccia. 

Qual è la sua visione della Lega dei Ticinesi nel contesto politico attuale in Ticino e come pensa di attuare questa visione? 
Come detto, la LEGA è nata come movimento politico di destra con connotazioni sociali. Da movimento contro il sistema, oggi siamo parte del sistema ma – e qui sta la sfida – non dimentichiamo le nostre origini. Non siamo come gli altri e siamo diversi: per questo abbiamo ottenuto la fiducia e la simpatia dei ticinesi. In questo contesto generale un po’ “grigio”, essere simpatici e guasconi sicuramente dà quella fiducia che i ticinesi hanno bisogno per un futuro che è tutto da fare. Con e per i Ticinesi. Come attuarlo? Con il nostro comportamento, con la capacità di tornare tra la gente: nei miei incontri regolari mi rendo conto di quanto bisogno ci sia di essere ascoltati e capiti. Da qui poi nascono le azioni politiche. Ascoltare e parlare con la gente, con gli artigiani e piccoli imprenditori, con chi si impegna nei nostri Comuni. Insomma, torniamo a quello che il Nano faceva in maniera straordinaria.

In che modo la Lega dei Ticinesi collaborerà con l’UDC nelle prossime elezioni comunali e quali sono le strategie per rafforzare questa alleanza? 
L’accordo elettorale LEGA-UDC ha permesso di confermare e crescere come area politica. Sta a noi invertire il nostro trend in modo da rafforzarla ulteriormente. A livello comunale si toccano questioni, appunto, locali. Ci sono Comuni in cui si collabora bene e ci sono altre realtà dove gli individualismi primeggiano sugli obiettivi strategici. Peccato, ma dobbiamo tenerne conto.

Quali impatti prevede che avrà la possibile candidatura di Marco Chiesa al Municipio di Lugano sulla politica locale e sull’alleanza tra Lega e UDC? 
Ho già detto che la sua candidatura rafforza la lista, anche se crea qualche mal di pancia. Per me conta il risultato di squadra e nella squadra che Michele Foletti venga confermato sindaco della principale città del Cantone. Lugano è l’unica città svizzera guidata dalla destra, non possiamo permetterci di perdere questo splendido primato (ride, ndr.).

Come intende bilanciare il suo ruolo di coordinatore con le sue altre responsabilità politiche e personali?
Una sfida non facile, per questo ho detto che non era un regalo al sottoscritto l’incarico datomi dall’assemblea leghista. Finora la gestisco egregiamente e con le persone che mi sostengono in questa sfida riusciremo a tenere ben divisi i ruoli. Ho un rispetto e lealtà verso la LEGA, ma altrettanto leale e collegiale sono con i colleghi di Governo. Intanto ha già scelto quattro vice. Un passo compiuto in poco tempo. Non si può perder tempo in queste situazioni. Anche perché il mio mandato arriva sino alle elezioni comunali, cioè domani. L’impegno di ricreare fiducia, entusiasmo e movimentismo è alla base del lavoro che andrò a svolgere con loro e tutta la squadra. Ho la fortuna di contare su molte persone che hanno gli stessi obiettivi. Siamo in tanti e vogliamo rimanere in tanti. Ho individuato in Antonella Bignasca, Roberta Pantani, Alessandro Mazzoleni e Daniele Piccaluga la sintesi perfetta per portare avanti tali obiettivi. Le due donne non hanno bisogno di presentazione e hanno esperienza e carisma da vendere. I due neo deputati sono giovani, toccano con mano la politica cantonale, ma vivono radicati e impegnati nelle loro realtà comunali e associative. Un mix che spero ci porti al successo. Qui colgo l’occasione per ringraziarli anche a nome di tutte e di tutti i ticinesi che si riconoscono nella LEGA.

Quali sono le sue aspettative per la Lega nei prossimi appuntamenti elettorali, in particolare per le elezioni comunali? 
L’impegno. Conto sull’impegno di tutte e tutti, perché non si tratta degli individualismi ma del essere pronti a servire e rispondere alle aspettative dei ticinesi a livello comunale. Troppo spesso si dimentica che l’incarico pubblico è un servizio alla collettività che chiede impegno, sacrificio e un forte stomaco: i grazie non arrivano, le arrabbiature invece sì. Quindi: pronti, tenaci e creativi. 

Ci sono specifiche innovazioni o cambiamenti che intende introdurre all’interno del movimento? Riallacciare i legami con le persone che ci sono vicine, siano essi leghisti oppure no. La grande capacità del Nano era di creare connessioni e capacità di fare sintesi e creare valore aggiunto a livello di idee, proposte e anticipare i trend. Ho già potuto parlare con diverse di queste persone che potranno ridare lo slancio propositivo e anche di controtendenza che la LEGA ha sempre posseduto. La scelta dei vice coordinatori si inserisce perfettamente in questo concetto. 

Qual è la sua visione a lungo termine per la Lega dei Ticinesi e come pensa che il movimento possa evolversi nei prossimi anni? 
Dipende da noi. È vero che le forze nazionali diventano sempre più centripete, e lo vivo quotidianamente nel mio lavoro di Consigliere di Stato. Berna decide sempre di più e le autonomie cantonali si riducono, e di riflesso quelle comunali. Siamo nati 33 anni fa come movimento regionale e siamo gli unici, con i colleghi ginevrini del MCG, a resistere a questa forza accentratrice. Fino a quando ci riusciremo? Vi racconto un episodio che cerca di far capire la sfida e i possibili scenari. Nel 2007 Attilio Bignasca venne eletto al Consiglio nazionale e l’UDC ticinese si opponeva a che entrasse nel gruppo parlamentare (sic!). Accompagnai Attilio a Berna per un incontro con Ueli Maurer, allora presidente nazionale dell’UDC, e il rappresentante ticinese per risolvere la cosa. Dissi a Ueli che LEGA e UDC in Ticino sono complementari: la LEGA è la massa corporea e l’UDC lo scheletro; per stare in piedi dobbiamo collaborare e coordinarci. Credo che questa visione che illustrai 17 anni fa sia ancora valida oggi e nel prossimo futuro. 

Qual è il messaggio che desidera trasmettere agli elettori ticinesi in vista delle prossime sfide elettorali? 
Dateci fiducia perché – come scrissero Giuliano Bignasca e Flavio Maspoli nel 1991 – “noi vogliamo dimostrare che la nostra non è demagogia ma senso pratico”, ossia siamo in grado di dire e fare il bene del Ticino e dei ticinesi.

Intervista pubblicata nell’edizione di domenica 14 gennaio 2024 de Il Mattino della domenica