Ecco le Preture di protezione

Ecco le Preture di protezione

Preture di protezione, tocca al parlamento
Il Consiglio di Stato vara il messaggio sull’adozione del modello giudiziario

L’ossatura della riforma proposta dal Dipartimento istituzioni del settore tutele e curatele – con la ‘cantonalizzazione’ dello stesso tramite l’istituzione di Preture ad hoc, le Preture di protezione – supera indenne la consultazione. Ieri la riorganizzazione, incentrata sul passaggio dal vigente modello amministrativo a quello giudiziario, è stata così tradotta dal governo in un voluminoso messaggio destinato al Gran Consiglio.
Il cambiamento investirà anzitutto le attuali 16 Autorità regionali di protezione (Arp), del cui funzionamento e relativi costi sono responsabili i Comuni. Queste ultime, nelle intenzioni del Consiglio di Stato, dovrebbero sparire ed essere sostituite da quattro Preture di protezione. Il 2024 è indicato come anno ipotetico di entrata in vigore. «Una riforma condivisa dai due livelli istituzionali coinvolti, il Cantone e i Comuni, dopo una consultazione che ha toccato oltre duecento attori interessati», ha spiegato nell’incontro con i media il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi. L’obiettivo è presto detto. «Migliorare la risposta dello Stato in un ambito molto delicato della società a tutela delle fasce più fragili della popolazione: anziani e giovani in una situazione di difficoltà», ha evidenziato Gobbi. L’autorità di protezione dei minori e degli adulti, è stato ricordato, interviene con misure di curatela, con ricoveri a scopo di assistenza, con la privazione dell’autorità parentale o del diritto di determinare il luogo di dimora, oppure con il collocamento in un istituto o in una famiglia affidataria. «È l’autorità più incisiva del nostro ordinamento, con un intervento importante sui diritti fondamentali delle persone, toccando la libertà personale, l’autonomia privata e la vita familiare, quando l’adulto o il genitore non possono o non riescono a provvedere alla protezione propria e dei figli», ha precisato il capo del Dipartimento. Un dato per capire quanto è ampia l’attività delle Arp sul territorio: ogni anno vengono emesse circa 12mila decisioni; alla fine del 2020, segnala il Consiglio di Stato, “nel Canton Ticino vi erano 6’224 misure di protezione in essere, che toccavano 4’810 adulti e 1’414 minori”. La cantonalizzazione permetterà anche di migliorare la qualità e la legittimità delle decisioni, soprattutto verso omologhe autorità estere.

Cosa cambierà
«Di fatto verrà istituita una nuova autorità giudiziaria autonoma e indipendente», ha indicato Frida Andreotti, direttrice della Divisione giustizia. «Per questa ragione bisognerà cambiare la Costituzione cantonale e la Legge sull’organizzazione giudiziaria. Le norme relative al funzionamento delle Preture di protezione e alla procedura saranno oggetto di una specifica legge», ha fatto ancora sapere Andreotti.
Nello specifico l’assetto organizzativo vedrà quattro Preture di protezione, dirette da altrettanti pretori che saranno affiancati da aggiunti e membri specialisti in ambito psicologico/pedagogico e in lavoro sociale. Le decisioni saranno prese da collegi giudicanti a tre (eletti, al pari degli altri magistrati, dal Gran Consiglio, ndr) coadiuvati dai servizi di supporto (giuridico, amministrativo e rendiconti). La vigilanza sull’applicazione del diritto di protezione continuerà a essere esercitata dal Tribunale d’appello. Per garantire la presenza territoriale la Pretura di protezione del distretto di Lugano e quella di Locarno-Vallemaggia avranno ulteriori sezioni affidate ai Pretori aggiunti. La riforma comporterà il trasferimento di competenze dai Comuni al Cantone, con un investimento previsto di quasi 20 milioni di franchi. Le quattro nuove Preture impiegheranno 90 unità di lavoro a tempo pieno. Per le collaboratrici e i collaboratori amministrativi delle attuali Autorità regionali di protezione è previsto, con il loro consenso, il passaggio dai Comuni al Cantone, che sarà regolato da un’apposita convenzione allestita in collaborazione tra Cantone e Comuni e con il coinvolgimento dei sindacati.
Ora l’esame del messaggio tocca alla Commissione giustizia e diritti, attraverso una sottocommissione creata ad hoc, poi al plenum del parlamento. Infine si dovrà passare dalle urne per la modifica costituzionale necessaria a istituire nell’ordinamento le future Preture di protezione.

Lardelli: grande passo avanti Dafond: Comuni, prevenzione
Di una riorganizzazione incisiva del settore tutele si parla da anni in Ticino. «Il tempo ha comunque permesso di migliorare il progetto di riforma, un progetto che tiene altresì conto delle modifiche intervenute a livello federale, tra cui quelle che hanno interessato il Codice civile: se si concretizzerà, questa riforma permetterà di compiere un grande passo avanti, nella giusta direzione», sottolinea, contattato dalla ‘Regione’, il giudice Franco Lardelli, presidente in seno al Tribunale d’appello della Camera di protezione, che nel sistema vigente delibera sui reclami contro le decisioni delle Arp, di cui è anche autorità di vigilanza. Il Consiglio di Stato prospetta dunque l’abbandono del modello amministrativo, basato sulle Autorità regionali di protezione, che fanno capo ai Comuni, a favore di quello giudiziario, con l’introduzione delle Preture di protezione, e quindi con la ‘cantonalizzazione’ del sistema. Preture ad hoc con pretori ad hoc. I pretori di protezione. Che saranno eletti dal Gran Consiglio. Le loro decisioni saranno impugnabili alla Camera di protezione, chiamata a verificare la (corretta) applicazione del diritto. Spiega il Consiglio di Stato nel messaggio: “Con l’istituzione delle Preture di protezione, i membri delle stesse sottostanno al potere disciplinare e di sorveglianza riservato al Consiglio della magistratura In tal senso, anche per il Consiglio della magistratura come per la Commissione d’esperti indipendenti per l’esame e il preavviso delle nuove candidature all’elezione dei magistrati occorrerà operare, parallelamente agli sviluppi della riforma, delle riflessioni circa la rispettiva composizione, nell’ottica di assicurare le competenze specialistiche necessarie per ossequiare in modo adeguato ai compiti di vigilanza attribuiti dalla legge”. Con l’odierno modello, peraltro, all’estero le autorità «faticano ad accettare di trovarsi di fronte a decisioni prese da un’autorità amministrativa e non giudiziaria», ricorda Lardelli, membro del gruppo di lavoro – diretto dalla Divisione giustizia (capoprogetto Cristoforo Piattini) – che ha messo a punto la riorganizzazione. «Il mio auspicio – dice il magistrato – è che questa riforma possa andare velocemente in porto. Il coinvolgimento anche dei cittadini e delle cittadine permetterà di lanciare un dibattito su un tema particolarmente importante e se questa riforma si realizzerà, la nuova autorità giudiziaria avrà una legittimazione ancora più forte».
Per il presidente dell’Associazione dei comuni ticinesi (Act), il sindaco di Minusio Felice Dafond, la riforma rappresenta «un passo necessario, anche perché a livello federale sono richieste in questa materia accresciute competenze specifiche, specialistiche. Capisco comunque le obiezioni di quei Comuni piccoli dove la prossimità è particolarmente marcata. Ciò detto, i Comuni in generale potrebbero concentrarsi sulla prevenzione: agli stessi sia però riconosciuta l’autonomia di organizzarsi in funzione del loro territorio e delle esigenze locali».

Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 23 dicembre 2021 de La Regione

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Ecco le Preture di protezione
Dopo la fase di consultazione il Consiglio di Stato ha dato luce verde alla riforma delle Autorità regionali di protezione (ARP)
La competenza, dopo oltre 200 anni, passerà dai Comuni al Cantone
Ora tocca al Gran Consiglio, ma l’ultima parola spetterà al popolo

La strada da fare è ancora lunga, ma la complessa riforma delle Autorità regionali di protezione (ARP) ha fatto un ulteriore passo avanti. Dopo la fase di consultazione che ha visto coinvolti oltre 200 enti, il Consiglio di Stato ha approvato il messaggio che intende dare un nuovo assetto a questa autorità, da sempre tanto importante quanto discussa (e a volte criticata).
Le novità della riforma, presentata in conferenza stampa a Bellinzona, sono essenzialmente tre.

Le tre novità
La prima novità riguarda la creazione di una nuova autorità giudiziaria specializzata nel diritto di protezione. In sostanza, le ARP saranno sostituite dalle nuove Preture di protezione. Ma attenzione, non si tratta ‘‘solo’’ di un cambio di nome: da autorità di natura amministrativa (le attuali ARP) si passerà a delle vere e proprie autorità di natura giudiziaria ( le future Preture di protezione). Si tratta, insomma, della «giudiziarizzazione» del sistema.
La seconda importante novità riguarda il passaggio di competenze dai Comuni al Cantone. Un passaggio definito dallo stesso direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi come «storico». Già, basti pensare che la competenza in quest’ambito da parte degli Enti locali risale addirittura al 1803. Oltre a ciò, questo passaggio «storico» permetterà di uniformare l’attività delle Preture su tutto il territorio cantonale. Così facendo – ha spiegato in conferenza stampa la direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti – si potrà evitare quella percezione secondo cui, se una tal persona fosse andata in un’altra ARP, avrebbe ricevuto un trattamente differente.
Oggi esistono infatti sedici ARP in tutto il Ticino. Con la riforma l’intenzione è di passare a quattro Preture di protezione, dirette da quattro pretori. Le quattro Preture, salvo quella del Mendrisiotto, avranno però delle Sezioni. E questo per continuare a garantire la prossimità alla cittadinanza. La Pretura del distretto di Lugano avrà tre Sezioni, quella di Locarno e Vallemaggia ne avrà due, così come quella di Bellinzona, Riviera, Blenio e Leventina.
La terza novità, infine, riguarda la «specializzazione» delle Preture di protezione. Oggi le ARP sono composte da un presidente di formazione giuridica, un membro permanente generalmente di formazione sociale, psicologica o pedagogica e un delegato comunale. In futuro la figura del delegato comunale non sarà più presente e il carattere specialistico del collegio giudicante sarà rafforzato: le Preture di protezione saranno infatti composte dal pretore di protezione (o il suo aggiunto) e due membri specialisti, uno in ambito psicologico-pedagogico e uno in ambito di lavoro sociale. Questo cambiamento, ha evidenziato Gobbi, è stato voluto per poter rispondere al meglio a una società sempre più complessa e frammentata.
Oltre a ciò, ha spiegato Andreotti, è previsto il potenziamento degli effettivi: se oggi le sedici ARP contano circa un’ottantina di dipendenti, si stima che in futuro le Preture avranno bisogno di circa 90 unità a tempo pieno. «Per i collaboratori amministrativi delle attuali ARP – ha precisato – è previsto, con il loro consenso, il passaggio dai Comuni al Cantone, che sarà regolato da un’apposita convenzione allestita in collaborazione tra Cantone e Comuni e con il coinvolgimento dei sindacati».

La parola al popolo
La strada è ancora lunga, si diceva all’inizio. Già, perché l’iter per attuare la riforma promossa dal Dipartimento delle Istituzioni è lungi dall’essere concluso. Ora il messaggio approvato dal Governo giungerà sui banchi della Commissione giustizia e diritti, la quale ha istituito una Sottocommissione ad hoc. In seguito, il rapporto che scaturirà dalla Commissione passerà al vaglio del Parlamento. E infine, dato che è necessario modificare la Costituzione cantonale per inserire le nuove Preture di protezione nell’ordinamento giudiziario ticinese, sarà il popolo ad avere l’ultima parola. Detto in soldoni, occorreranno perlomeno due o tre anni prima di arrivare alla votazione popolare. «Quello delle autorità di protezione – ha rimarcato più volte Gobbi durante la conferenza stampa – è un ambito estremamente delicato. E questo perché va a toccare direttamente i diritti fondamentali delle persone, la loro libertà ». Ed ecco che il «voto popolare sarà un esercizio democratico importantissimo anche alla luce della delicatezza dell’ambito su cui andiamo a intervenire. Quelle di protezione, anche se a volte un po’ sottovalutate, sono le autorità più incisive del nostro sistema: a volte devono intervenire in maniera pesante nella vita privata dei cittadini, nei nuclei famigliari, magari togliendo la custodia dei figli a genitori che non possono garantire la loro sicurezza». Insomma, come dire: «È una riforma storica ».

Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 23 dicembre 2021 del Corriere del Ticino

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“Una riforma al passo coi tempi”

Nuove ARP, positivi i commenti dell’Associazione dei comuni ticinesi e dell’Associazione genitori non affidatari – “Maggiore autorevolezza”

La riforma delle Autorità regionali di protezione ticinesi sembra convincere. Le prime reazioni in generale sono infatti improntate alla soddisfazione.
“È un’evoluzione dei tempi, che tiene conto anche della complessità dei casi che giungono a questa autorità. Nel complesso tiene anche conto del fatto di una maggiore mobilità, di modo che le decisioni prese dalle nostre autorità possono essere riconosciute anche all’estero.”  Insomma, una maggiore autorevolezza sul piano internazionale. È questo uno dei punti sottolineati da Felice Dafond, il presidente dell’Associazione dei Comuni ticinesi in relazione alla riforma presentata oggi (mercoledì) dal governo ticinese.  
E sono proprio i comuni, dopo oltre 200 anni di gestione più o meno diretta della protezione dei minori e degli adulti, a vivere in maniera più rivoluzionaria il cambiamento. Ma c’è consenso, così come la ricerca di un nuovo ruolo: “I comuni mantengono uno spazio legato alla prossimità e quindi alla prevenzione – prosegue Dafond. Uno spazio che, a dipendenza delle diversità, utilizzeranno nel pieno rispetto della loro autonomia, ma soprattutto al servizio della popolazione e in base ai loro bisogni”.

Vanetti (AGNA): “Necessario il passaggio al giudiziario”
Dai poteri istituzionali all’impegno associativo, i motivi di approvazione sono simili, come spiega ai microfoni della RSI il presidente dell’Associazione genitori non affidatari Pietro Vanetti: “Il passaggio principale, dal nostro punto di vista, è quello dall’amministrativo al giudiziario: così l’autorità di protezione acquisisce maggiore autorevolezza. Nel giudiziario, anche in caso di cambio di domicilio infatti il giudice competente rimane lo stesso e questo influisce positivamente sulla qualità delle prestazioni. Un altro punto positivo è la maggiore attenzione sull’uniformità nel metodo di lavoro, anche perché attualmente le 16 ARP lavorano ognuna un po’ come meglio crede…”
Per Vanetti i motivi di preoccupazione sono quindi unicamente rivolti al futuro: “A preoccuparmi sono i tempi ancora lunghi necessari all’implementazione: ci vorranno alcuni anni e ancora diversi dibattiti in Gran Consiglio e votazioni popolari, cosa che rischia di rallentare o annacquare certe misure.”

https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/%E2%80%9CUna-riforma-al-passo-coi-tempi%E2%80%9D-14965896.html

Da www.rsi.ch/news

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ARP, la riforma è servita
Presentato il messaggio governativo sull’attesa nuova organizzazione della autorità di protezione – “Cantonalizzazione” del servizio con 4 Preture di protezione

Il Governo ticinese ha approvato oggi (mercoledì) l’atteso messaggio sullla nuova e futura organizzazione delle Autorità di protezione (ARP). Si tratta di uno dei tasselli di maggiore peso della riforma della giustizia nel Canton Ticino. Il testo è stato presentato in conferenza stampa a Bellinzona dal Dipartimento delle Istituzioni.
Il messaggio arriva dopo una consultazione che ha coinvolto, oltre a Cantone e comuni, oltre 200 attori interessati. L’obbiettivo è quello di “migliorare la risposta dello Stato in un ambito molto delicato della nostra società a tutela delle fasce più fragili della popolazione: anziani e giovani in situazione di difficoltà” si legge in una nota. Dopo la discussione del messaggio in Gran Consiglio, la riforma delle ARP dovrà essere avallata dal popolo, attraverso un voto che modificherà la Costituzione ticinese con la creazione delle nuove Preture di protezione.

Nascono le “Preture di Protezione”
L’autorità di protezione dei minori e degli adulti interviene incisivamente nell’ordinamento giuridico, di norma toccando la libertà personale, l’autonomia privata e la vita famigliare quando  l’adulto o il genitore non possono o non riescono a provvedere alla protezione propria e dei figli. Attualmente tali decisioni sono esercitate dalle 16 Autorità di protezione presenti sul territorio cantonale, con un’organizzazione amministrativa di tipo comunale e intercomunale. “La proposta che il Governo cantonale oggi sottopone al Parlamento è quella di istituire una nuova Autorità giudiziaria specializzata nel diritto di Protezione, ossia le Preture di Protezione” si legge ancora nel comunicato.
Nel corso di una conferenza stampa, il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi ha evidenziato come l’istituzione delle Preture di protezione comporterà il trasferimento di competenze dai Comuni al Cantone. In questo senso la riforma è inserita in principio in “Ticino 2020” e l’onere netto a carico del Cantone è stimato a 19,6 milioni di franchi.

Quattro le nuove Preture
In concreto verranno create quattro Preture di protezione, dirette da quattro Pretori di protezione, distribuite sul territorio cantonale tramite delle Sezioni dislocate. In questo modo – ha sottolineato in conferenza stampa la direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti – si mira a “garantire un servizio oltre che di qualità, anche di prossimità al cittadino”. Secondo il Dipartimento istituzioni le future Preture di protezione avranno bisogno in totale di 90 unità di lavoro a tempo pieno.
Le decisioni saranno prese tramite i collegi giudicanti composti da tre persone: il Pretore di protezione o il suo aggiunto e due membri specialisti, uno in ambito psicologico/pedagogico e uno in ambito di lavoro sociale.
“Per le collaboratrici e i collaboratori amministrativi delle Autorità regionali di protezione è previsto, con il loro consenso, il passaggio dai Comuni al Cantone, che sarà regolato da un’apposita convenzione allestita in collaborazione tra Cantone e Comuni e con il coinvolgimento dei sindacati” conclude la nota.

https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/ARP-la-riforma-%C3%A8-servita-14965128.html

Da www.rsi.ch/news