Gobbi contrario al pedaggio: ‘Sarebbe un brutto segnale’

Gobbi contrario al pedaggio: ‘Sarebbe un brutto segnale’

È quanto ha affermato alla giornata della costruzione
Il direttore del Dipartimento istituzioni durante la giornata della costruzione organizzata dalla Ssic: ‘Passerebbe il messaggio che il Ticino è un cantone diverso dagli altri’.

«Si parla tanto di intensificare le collaborazioni, anche economiche, tra Ticino e Svizzera interna. Ecco, un eventuale pedaggio al San Gottardo sarebbe un segnale negativo. Passerebbe l’idea di un Ticino che è una regione staccata dalla Svizzera». È quanto pensa Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni (Di), a proposito della proposta – avanzata nelle scorse settimane a livello federale e che secondo un sondaggio è condivisa da quasi il 70% dei cittadini – di introdurre un pagamento per attraversare le Alpi. «Sarebbe anche una difficoltà per la nostra economia cantonale», ha affermato il direttore del Di durante la giornata della costruzione, organizzata ieri al Lac di Lugano dalla Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic).

Lardi: ‘Non chiediamo sussidi, ma un sistema più snello’
Prima di guardare verso meridione, il mondo economico ticinese deve cercare di intensificare i suoi rapporti con il resto della Svizzera. È il messaggio che ha voluto lanciare Gian-Luca Lardi, presidente centrale della Ssic. «Il Ticino ha le sue caratteristiche, certo, come anche altre regioni della Svizzera», ha detto il presidente della Ssic alle centinaia di impresari e rappresentanti di associazioni presenti, molti dei quali arrivati dal Nord delle Alpi. «In futuro nel nostro Paese ci saranno 10 milioni di abitanti, che ci piaccia o no. Serve quindi avere più spazio e pensare a come sviluppare la mobilità. Il potenziale c’è, ma anche la politica fa la sua parte. Quello che chiediamo non sono sussidi, ma un sistema più snello per poter fare impresa». Tema al centro della giornata: la difficoltà di trovare manodopera qualificata. «È un problema serio, che ci mette in difficoltà come anche l’aumento dei costi delle materie prime – ha detto Lardi –. E in futuro il rischio è che questa penuria di profili qualificati continui ad aumentare».

Gobbi: ‘I problemi di liquidità aprono la strada alle infiltrazioni mafiose’
Difficoltà economiche che, come ha voluto sottolineare Gobbi, «possono aprire la strada a infiltrazioni mafiose nel settore. Quando manca liquidità la criminalità può trovare terreno fertile». L’invito del direttore del Di è quindi a essere vigili. «Oggi i criminali si presentano in giacca e cravatta, occorre quindi lavorare insieme per ridurre i rischi». Durante la giornata ha portato i suoi saluti, tramite un videomessaggio, anche il consigliere federale Guy
Parmelin, che ha voluto ricordare l’importanza del settore delle costruzioni. «È uno dei pilastri della nostra economia e della nostra prosperità». A proposito della carenza di lavoratori qualificati, Parmelin ha spiegato che «il problema non può essere risolto solo dallo Stato, è tutto il sistema che deve impegnarsi per risolvere la questione».

Lo studio: il divario tra domanda e offerta rischia di aumentare
Il tema della carenza di manodopera è stato anche oggetto di uno studio commissionato dalla Ssic al centro di competenze Demografik. Scopo della ricerca: elaborare una previsione della domanda e dell’offerta di personale qualificato fino al 2040 e valutare in che modo delle misure mirate potrebbero compensare questa carenza. “Se gli sviluppi attuali continueranno di questo passo e non verranno prese delle misure, si apriranno grandi divari tra il fabbisogno e l’offerta di personale”, afferma lo studio. Parlando in cifre: oggi il settore principale delle costruzioni ha bisogno di 31’800 lavoratori qualificati, nel 2040 ne serviranno 33’750. La carenza è ora del 6,6%, nel 2040 sarà invece del 16,6% (pari a 5’600 professionisti). Un elemento determinante – afferma lo studio – è quello del pensionamento, nei prossimi anni, dei cosiddetti ‘baby-boomer’. Tra le misure indicate per contrastare questa carenza: aumentare il numero di persone provenienti da altri percorsi professionali nella funzione di caposquadra, capomuratore e conduttore di lavori edili; ridurre il tasso di uscite dal settore tra i giovani lavoratori; aumentare gli apprendisti muratori. “Un altro approccio – afferma lo studio – è quello di ridurre la necessità di personale qualificato, aumentando la produttività”.

Da www.laregione.ch