«Il Ticino è un Cantone refrattario alle riforme»

«Il Ticino è un Cantone refrattario alle riforme»

Nel corso del dibattito non sono mancate alcune critiche – Si va dagli agenti condannati e riassunti fino agli esami di maturità «mancati» Dopo gli interventi di entrata in materia, il plenum ha iniziato a passare in rassegna i rendiconti dei Dipartimenti. Ma se sulle cifre a consuntivo non sono state sollevate obiezioni di sorta, qualche criticità qua e là non è mancata. Iniziamo dal Dipartimento del territorio. Un paio di deputati hanno infatti chiesto lumi sulla tassa di collegamento, e su questo punto Zali è tornato a confermare che non sarà presente nel Preventivo 2022.

Passando al Dipartimento delle istituzioni, il deputato del PLR Giorgio Galusero ha sollevato la questione degli agenti condannati e in seguito riassunti da alcune Polizie comunali, chiedendo se non fosse possibile impedire questa prassi. «Bisogna umanamente capire il diritto all’oblio una volta che il casellario è pulito», ha ribattuto il direttore del DI Norman Gobbi, il quale ha detto di «non poter imporre nulla ai datori di lavoro». Restando in tema di polizia, la deputata Sabrina Gendotti (PPD) ha accusato il Dipartimento di portare avanti una strategia «poco trasparente» nel «voler abbandonare le polizie strutturate per passare alle polizie-polo». Dal canto suo, invece, il deputato socialista Nicola Corti ha puntato il dito contro i tempi lunghi delle riforme «Ticino 2020» e «Giustizia 2018», parlando di «traguardi troppo ottimistici ». «Non è ora di dichiarare falliti questi due progetti? », ha chiesto. «Non darò più una data termine su un progetto », ha risposto Gobbi: «Questo Cantone è refrattario alle riforme. Se avessi voluto dormire sonni tranquilli avrei dato il minimo al Ministero pubblico ». E anche sulla collaborazione tra Cantone e Comuni si sarebbe potuti passare all’acqua bassa, ma così facendo «non avremmo reso un servizio al Paese».

Sul fronte del DECS, invece, la deputata leghista Lelia Guscio ha sollevato la questione degli esami di maturità non sostenuti dagli allievi nel 2020 a causa della pandemia. Per Manuele Bertoli, però, quella di annullare gli esami di maturità «è stata una giusta decisione, presa tra l’altro dalla maggioranza dei cantoni in Svizzera». In ogni caso si è detto «abbastanza convinto» che gli studenti che non hanno sostenuto gli esami al termine del liceo avranno all’università un tasso di successo non differente da chi non ha avuto blocchi a causa della pandemia.