Gobbi: «Sono preoccupato. Occorre fare piena chiarezza»

Gobbi: «Sono preoccupato. Occorre fare piena chiarezza»

Da www.tio.ch
Il presidente del Governo fa il punto sulle polemiche che stanno investendo il Palazzo di Giustizia
E sui messaggini WhatsApp tra gli alti magistrati dice: «Posso solo esprimere preoccupazione per la credibilità nelle istituzioni che ne deriva a fronte di questi fatti».

«Sono preoccupato». Lo ripete più volte nel corso dell’intervista Norman Gobbi.
Quanto sta accadendo a Palazzo di Giustizia non lascia indifferente il Consiglio di Stato e in particolare il presidente del Governo che è anche direttore delle Istituzioni.

«Il risultato finale non mi ha sorpreso» ha dichiarato il Procuratore generale Andrea Pagani. Il preavviso negativo del Consiglio della Magistratura (CdM) per cinque dei venti procuratori ha sorpreso invece il presidente del Governo?

«Più che sorpreso direi preoccupato – risponde Norman Gobbi -. E tale preoccupazione è condivisa dal Governo cantonale, a fronte di tutti gli accadimenti occorsi dopo la notizia dei preavvisi del CdM».

Sospettiamo che il cittadino Gobbi abbia un pensiero più sanguigno sull’accaduto…
«Il mio pensiero è unico: preoccupazione per la credibilità delle istituzioni e per la fiducia nella giustizia penale cantonale da parte della cittadinanza e di tutti gli attori del sistema giudiziario. Oltre che una necessità di fare piena chiarezza in maniera celere, pensando ai procuratori toccati e a tutte le collaboratrici e collaboratori del Ministero pubblico in particolare».

In questo momento si evidenziano tensioni a più livelli: evidentemente tra i preavvisati “male” e il Consiglio della Magistratura, come pure tra quest’ultimo e la Commissione Giustizia e Diritti e poi ancora tra il PG e il presidente del Tribunale penale… Come se ne esce?
«Esercitando il proprio ruolo con coscienza e astenendosi da tutto ciò che potrebbe intaccare la credibilità dell’istituzione che si rappresenta».

Secondo il PG Andrea Pagani «l’attuale situazione, in parte, è dipesa dal considerevole carico di lavoro che non tutti sempre sono in grado di reggere». La politica dovrebbe aiutare la Giustizia potenziando la Procura?
«La politica sostiene e sosterrà sempre la magistratura, ma laddove giustificato, e non solo con risorse umane, ma anche misure organizzative, legislative, logistiche e informatiche.

Sempre Pagani ha lamentato anche la mancanza di “maggiori strumenti” per migliorare la vigilanza. Anche qui si allude ad un potenziamento necessario?
«Maggiori strumenti per migliorare la vigilanza devono essere qui intesi a mio avviso con delle misure legislative sulle quali stiamo riflettendo in questo momento per rapporto a tutte le Autorità giudiziarie e non solo al Ministero pubblico».

I procuratori annaspano in una marea di casi: non c’è anche una responsabilità politica? Spesso le è stata mossa l’accusa di promuovere uno Stato di polizia…
«Il Consiglio di Stato ha supportato il Procuratore generale nelle richieste formulate a suo tempo, potenziando con segretari giudiziari l’ufficio del PG, proponendo inoltre un anno fa – sempre d’intesa con il PG – un potenziamento del Ministero pubblico oltre che ad una misura volta a rendere più efficace l’operato dell’Autorità. L’autorità politica supporta come detto le Autorità giudiziarie ma laddove giustificato».

Non si può non toccare il tema dei “WhatsApp” intercorsi tra il giudice Ermani e il PG Pagani. Secondo alcuni lo scandalo s’annida lì e i preavvisi sono solo la conseguenza di una contiguità inopportuna. Quei messaggini possono essere archiviati come semplici comunicazioni “istituzionali”?
«Posso solo esprimere preoccupazione per la credibilità delle istituzioni che ne deriva a fronte di questi fatti».

Lei che rapporto ha con “WhatsApp”?
«Ne faccio uso come tutti».

Potere inquirente, potere giudicante e potere vigilante sotto lo stesso tetto. Più che raccomandare un uso più istituzionale dei canali comunicativi, non sarebbe il caso finalmente di separare fisicamente questi poteri, ma forse anche alzare un muro tra le carriere?
«Dobbiamo tenere conto dell’estensione ridotta nel nostro Cantone e della conseguente concentrazione dei professionisti attivi in ambito giuridico che non permette, a mio avviso, una separazione delle carriere. L’indipendenza della Magistratura è un concetto che deve essere proprio ai magistrati».

Alla fine sarà il Parlamento, ma prima ancora i partiti, a dover rimettere assieme i cocci del vaso. Questo la preoccupa?
«Confido nelle istituzioni e in una celere, quanto riservata, trattazione della procedura di rinnovo e di nomina dei nuovi procuratori pubblici».