“Il passo del montanaro ha premiato”

“Il passo del montanaro ha premiato”

Norman Gobbi traccia un bilancio del suo anno di presidenza.
Domani cederà il testimone a Manuele Bertoli.
“Come Governo abbiamo lavorato come collegio, al di là delle differenze di vedute”
 
Cambio di presidenza in Governo: domani Norman Gobbi cederà il testimone a Manuele Bertoli. Al termine di un mandato dominato dalla pandemia, Teleticino ha voluto tracciare con lui un bilancio a poche ore dal passaggio di consegne. “Quello che valuto come presidente è il lavoro del Consiglio di Stato che, al di là delle differenze di vedute, ha funzionato come un collegio e che ha portato avanti delle decisioni in maniera unanime” ha esordito il ministro. Qualche volta, ha ammesso, ha dovuto mordersi la lingua, ma “dopo dieci anni in Governo conosco abbastanza bene i colleghi e le loro sensibilità e quando ho dovuto prendere posizione, anticipando la discussione in governo, questa rispecchiava la decisione del Consiglio di Stato”.

Anche nei momenti difficili, ha aggiunto Gobbi, dove bisognava soppesare le libertà e le sicurezze, è stato necessario discutere e ponderare. E il passo del montanaro, metafora più volte usata da Gobbi come simbolo di una persona che deve andare avanti, anche se a fatica e senza retrocedere, è stata la scelta vincente. “È stato quello che ci ha permesso come Consiglio di Stato ma anche come popolazione di uscire bene da questa seconda rispettivamente terza ondata”. Secondo il Consigliere di Stato la velocità non sempre premia e ha respinto le critiche sui ritardi di reazione nella gestione della pandemia. “Il montanaro cammina piano e penso che la velocità sia l’elemento più sbagliato. Lo abbiamo visto più a sud. Le continue aperture e chiusure hanno portato ad un affaticamento maggiore della popolazione. Da noi si è arrivati a procedure graduali. Potevamo fare meglio? Sicuramente sì, ma questa crisi ci ha insegnato che l’imprevedibilità è un elemento dell’azione politica”.

Il Consigliere di Stato ha parlato anche dei rapporti con il Consiglio federale, che non sempre sono stati facili. “Se durante la prima fase eravamo i primi al fronte, durante la seconda fase il Consiglio federale ha voluto essere più centralista, una posizione che non è stata apprezzata né da noi, né dagli altri Cantoni. A un certo punto c’è stata una profonda spaccatura tra la Svizzera romanda, che era maggiormente toccata durante la seconda ondata, e la Svizzera orientale, che non voleva misure a livello nazionale. Da ottobre via il Consiglio federale ha preso poi decisioni per tutto il territorio nazionale, concedendo zero spazio all’autonomia dei Cantoni”. In questo contesto un consigliere federale ticinese a Berna ha aiutato? “Con Cassis ci siamo sentiti, ma anche con gli altri consiglieri federali”, specifica Gobbi. “Sicuramente avere un ticinese in Governo è importante per un’equa rappresentanza di tutte le parti del nostro paese, soprattutto in un periodo di crisi”.

Da www.ticinonews.ch