«In Svizzera la minaccia resta elevata»

«In Svizzera la minaccia resta elevata»

L’intelligence elvetica: «Al momento non siamo a conoscenza di alcuna pianificazione concreta di tali atti nella Confederazione» In Ticino ci sarà un rafforzamento delle misure di sicurezza e di controllo

«La minaccia terroristica per la Svizzera rimane elevata». A confermarlo è il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), gli «007 elvetici» che si occupano – tra le altre cose – della lotta contro il terrorismo e dello spionaggio.
«L’attentato a Bruxelles conferma l’attuale valutazione della minaccia terroristica », ci spiega Isabelle Graber, capo della comunicazione del SIC. Tale minaccia è influenzata in particolare da simpatizzanti dello «Stato islamico» o da individui ispirati dalla propaganda jihadista. La Svizzera potrebbe dunque essere un bersaglio degli estremisti islamici? «Lo scenario terroristico più plausibile è un attacco a sfondo jihadista commesso da un individuo isolato», continua Graber, secondo cui questo tipo di attentato sarebbe rivolto a «obiettivi poco protetti» – ad esempio gli assembramenti di persone – e necessita di poche risorse logistiche e organizzative. «Tuttavia, il SIC non è a conoscenza di alcuna pianificazione concreta di tali atti in Svizzera», precisa la funzionaria del servizio di intelligence.

Mondo ostile all’Islam
«Agli occhi dei jihadisti, la Svizzera appartiene al mondo occidentale, che considerano ostile all’Islam e quindi un obiettivo legittimo per le azioni terroristiche». Tuttavia, secondo le valutazioni dell’intelligence elvetica, sono altri Paesi ad essere obiettivi prioritari, in particolare quelli che partecipano militarmente alle coalizioni internazionali contro lo «Stato Islamico» oppure quelli che sono percepiti dai jihadisti come particolarmente ostili all’Islam.

Prevenire, non imporre
In ogni caso, il servizio di intelligence non può imporre misure per contrastare il terrorismo. I suoi compiti principali sono la prevenzione e la valutazione della situazione all’attenzione degli organi decisionali politici, ma può appoggiare i Cantoni nella salvaguardia della sicurezza interna. «Il SIC non ha competenza per definire misure, né tantomeno per imporle ai Cantoni», ribadisce Graber. Ciò significa che non c’è una risposta coordinata a livello nazionale per la lotta al terrorismo: ogni Cantone è quindi chiamato a definire e attuare per conto proprio le misure.

Il Ticino già negli scorsi giorni ha deciso di rafforzare le misure di sicurezza
e di controllo sul territorio. «La Polizia cantonale, in base all’analisi dei rischi effettuata dai servizi interni relativa all’aggravarsi del conflitto israelo-palestinese, ha disposto un generale rafforzamento dei pattugliamenti, nonché una sorveglianza più stretta degli obiettivi sensibili sul nostro territorio», indica Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni.

Nessun caso di intolleranza
In Ticino la competenza delle misure di sicurezza – in assenza di rappresentanze diplomatiche – è della Polizia cantonale, «che coordina il dispositivo in collaborazione con i partner della sicurezza». Nonostante il rafforzamento delle misure, per il momento non sono stati segnalati casi concreti di violenze. «In Ticino sinora non sono stati riscontrati episodi di intolleranza nei confronti delle comunità toccate dall’accentuarsi della crisi », sottolinea il consigliere di Stato, aggiungendo che «la situazione è costantemente monitorata e rivalutata con l’obiettivo, qualora fosse necessario, di incrementare le misure adottate a tutela della sicurezza».

Bocche cucite al confine
A collaborare con le autorità ticinesi è anche l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC). I recenti avvenimenti in Francia e in Belgio hanno portato a un innalzamento dell’allerta terrorismo in tutta Europa. La Svizzera non sta a guardare, ma mantiene la bocca cucita sulle misure concrete messe in atto. L’UDSC, dal canto suo, si limita a rispondere che i controlli ai confini vengono effettuati sulla base dell’analisi del rischio. «Per motivi tattici non possiamo fornire ulteriori dettagli», taglia corto Nadia Passalacqua, portavoce per la Svizzera italiana.

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 18 ottobre 2023 del Corriere del Ticino