Investimenti per la sicurezza e la qualità di vita

Investimenti per la sicurezza e la qualità di vita

È per me un piacere poter intervenire nuovamente alla vostra assemblea annuale dei delegati, che oggi si ritrova nella borgata di Balerna, e vi porto il più cordiale saluto del Consiglio di Stato e del Dipartimento delle istituzioni. Dipartimento che è il referente per molti aspetti che toccano il mondo del tiro: dalle convenzioni alle infrastrutture di tiro, dai regolamenti di competenza cantonale alle autorizzazioni in materia di armi. Attualmente vi sono tre dossier che devono trovare una soluzione al più presto.

Il primo riguarda la copertura dei costi generati dagli stand di tiro che deve essere garantita dai Comuni sulla base delle normative federali.

Purtroppo oggi, in molti casi, ciò non avviene sempre regolarmente, causando difficoltà finanziarie alle Società di tiro e rendendo problematica la manutenzione delle infrastrutture. In tal senso, si vuole intervenire a livello di regolamenti e quindi prossimamente il Dipartimento sottoporrà alla Piattaforma di dialogo Cantone-Comuni la modifica delle direttive di applicazione delle normative federali sugli obblighi dei Comuni per la messa a disposizione dei poligoni. Si propone in particolare l’applicazione stretta della copertura totale dei costi dello stand di tiro, che rappresenterà per diversi Comuni un cambiamento significativo rispetto alla situazione attuale.
I Comuni che ad oggi non sopportano alcun costo, dovranno partecipare alla copertura delle spese come gli altri Comuni del comprensorio; altri Comuni vedranno per contro i loro costi diminuire. Si introdurrà inoltre l’obbligo per le Società di tiro (o i proprietari dello stand) di tenere una semplice contabilità da presentare ai Comuni, a giustificazione dei costi a loro imputati. Un esempio di contabilità tipo verrà elaborato dalla Sezione del militare e protezione della popolazione (SMPP) in collaborazione con la FTST.

Relazioni strette che abbiamo voluto sviluppare ulteriormente, in particolare su due aspetti che determineranno il futuro dello sport del tiro in Ticino e che riguardano gli altri due dossier pendenti.

Penso in particolare alle attività svolte dal gruppo di lavoro Tiro Ticino e al progetto di poligono regionale.Il gruppo di lavoro denominato Tiro Ticino, composto da rappresentanti di FTST, FCTI, SMPP e SPAAS, ha ricevuto il compito di “fotografare” la situazione di tutti i poligoni di tiro del Cantone e di proporre un indirizzo futuro per queste infrastrutture.

In particolare, il mandato assegnato comprendeva:

A) redigere una mappatura aggiornata di tutte le infrastrutture di tiro presenti sul suolo cantonale;

B) definire le necessità di risanamento degli impianti di tiro (inquinamento fonico e da piombo);

C) stabilire le necessità regionali per l’attività di tiro militare / sportivo / di caccia;

D) proporre al Governo una visione futura in questo settore sotto forma di una pianificazione cantonale.

Nel corso del 2013 si è proceduto quindi a evadere i primi due punti (A, B) con le seguenti attività:

  • la raccolta delle caratteristiche di base di tutte le infrastrutture esistenti sul territorio cantonale (inclusi i poligoni di tiro al piattello);
  • la raccolta dei dati relativi all’attività di tiro con le differenti armi e munizioni impiegate (per l’anno 2012; in corso per il 2013). Una raccolta di dati che, ricordo, è stata particolarmente difficoltosa in quanto si sono dovute superare le reticenze e i timori di alcune società; reticenze dovute alla presenza del DT e i timori che con tali dati si volesse “de facto” imporre le chiusure di stand non conformi all’Ordinanza federale sull’inquinamento fonico (OIF);
  • definizione degli obblighi di risanamento delle zonebersagli (anche degli stand non più attivi) in funzione dellezone di protezione delle acque. Il lavoro che ci attende è ancora impegnativo e dovrà, nei prossimi mesi, rispondere ai seguenti quesiti:definizione della situazione fonica di ogni poligono di tiro. Si vuole ottenere una valutazione attendibile dell’impatto fonico di ogni stand (non uno studio fonico completo che comporterebbe costi esagerati di circa 40mila franchi per poligono). Per questo motivo, le Direzioni dei dipartimenti interessati dovranno decidere se dare un mandato esterno o assegnare il compito alla SPAAS-DT.
  • definizione delle esigenze minime per regione nei vari settori d’attività del tiro (tiri per la difesa nazionale, tiri sportivi, caccia, tiri di formazione per le forze di sicurezza, tiri di prova per armaioli, ecc).

In questo modo si avranno le necessità e i fabbisogni, decisivi per le scelte strategiche del futuro.Durante l’ultima riunione del gruppo di lavoro si è pure iniziato ad affrontare le visioni future per gli aspetti di principio, ed in particolare: “mantenimento di tutti gli attuali poligoni o concentrare le attività e le risorse nei poligoni principali?”. Un indirizzo potrà però trovare giustificazione solo dopo che i due passi precedenti, situazione fonica dei poligoni e fabbisogni per le attività di tiro, saranno consolidati.
Sarebbe infatti scorretto anteporre una decisione di principio strategica, priva di fondamenti oggettivi e territoriali.

Dalle riflessioni su questa visione futura dei poligoni di tiro in Ticino, non possiamo fare astrazione da un dossier annoso: quello del poligono regionale del Monte Ceneri. In passato, a più riprese, il Cantone si è fatto promotore di progetti di stand di tiro tradizionali (a cielo aperto) sul Monte Ceneri. Tali progetti non si sono mai concretizzati a causa di una mancanza di consenso locale dovuta al forte impatto ambientale della struttura. Questo ostacolo ha quindi portato a valutare quella che è ritenuta l’unica soluzione che permetta un impatto ambientale minimo, vale a dire uno stand di tipo coperto.

Nel corso del 2013, i lavori per uno studio di fattibilità di tale struttura hanno evidenziato l’opportunità di riunire diverse necessità in una struttura polivalente; attività legate al tiro e all’istruzione delle forze di sicurezza (Polizia cantonale, Polizie comunali e Corpo federale delle guardie di confine), alle attività venatorie e a quelle degli armaioli.Questa situazione ha quindi portato all’elaborazione di uno studio di fattibilità per una struttura polivalente che possa soddisfare l’insieme di queste esigenze.

Si intende quindi presentare nelle prossime settimane tale studio al Governo, richiedendo nel contempo l’autorizzazione a espletare le procedure pianificatorie necessarie (modifica del Piano direttore cantonale, scheda V10 e PUC).

La prevista struttura è composta da 3 opere principali ubicate sul sedime dell’attuale stand di tiro della Piazza d’armi:

A) Realizzazione di un poligono di tiro coperto con linee di tiro per il fucile 300m, fucile 50m, pistola 25-50m, tiro di caccia 100-200m e il tiro aria compressa 10m.

B) Edificazione di uno stabile multifunzionale con strutture di servizio per tutti gli utenti del centro, locali amministrativi e
d’istruzione, e per le forze di sicurezza 20 linee di tiro
coperte a 30m.

C) Migliorie degli accessi (allargamento strada) e dei posteggi.

I costi stimati delle opere ammontano globalmente a 34 Milioni di franchi, così suddivisi:

A) Poligono di tiro coperto 21 Mio di Fr.;

B) Stabile multifunzionale per forze di sicurezza 11 Mio di Fr.;

C) Accessi e posteggi 2 Mio di Fr.

Idealmente la ripartizione indicativa degli investimenti è prevista con un terzo per ogni attore istituzionale coinvolto nel progetto (Confederazione, Cantone e Comuni), mentre il modello di gestione del centro dovrà essere definito con i Comuni e le società di tiro in particolare.

La tempistica prevede nel periodo 2014 – 2015 la modifica PD / PUC e la stipulazione degli accordi con i partner per il finanziamento, nel 2015 – 2016 la progettazione e il relativo messaggio per il finanziamento, e nel 2017 – 2019 i concorsi e la loro attribuzione, l’esecuzione dei piani esecutivi e la realizzazione.

Questo senza considerare eventuali ricorsi o referendum.

In conclusione momentanea su questo dossier, la futura struttura permetterà ai Comuni interessati di disporre di un’infrastruttura moderna, completa e funzionale, nonché per abitanti e istituzioni di poter recuperare aree pregiate e strategiche per lo sviluppo delle aree urbane.

Elementi non secondari che giustificano con fondatezza un importante investimento; un investimento per la sicurezza, per la promozione dello sport del tiro e venatorio, un recupero importante di qualità di vita e valori immobiliari nelle zone attualmente adiacenti i poligoni urbani.

La nuova struttura multifunzionale del Monte Ceneri è certamente un importante investimento a livello finanziario che trova ampia giustificazione, tenendo conto del fatto che si risolveranno molti problemi attuali e futuri.

Problemi soprattutto di esigenze ambientali (inquinamento fonico e da piombo), dando l’opportunità di risanare e rivalorizzare ampie zone di territorio strategicamente interessanti per lo sviluppo territoriale e non da ultimo conformarsi al rispetto delle leggi, sia per le esigenze di tiro che per quelle fonico-ambientali.

Un investimento necessario per il Ticino, che va a beneficio di 190’000 abitanti con 2’800 obbligati al tiro, su un totale di 4’718 per tutto il Cantone.

Un’infrastruttura che convoglierà le attività di tiro delle forze di Polizia e del Cgcf con oltre un migliaio di agenti, e ovviamente permetterà al migliaio di tiratori sportivi e i duemila cacciatori di poter disporre di una struttura moderna e funzionale per le loro attività.

Oltre a ciò, vi è naturalmente l’attività di tiro delle formazioni dell’esercito.

Parlando e restando sugli investimenti per la sicurezza del nostro Paese, rimarco come la popolazione svizzera ha sempre dimostrato il proprio affetto e attaccamento al nostro Esercito.

Un sostegno che in taluni casi assai è stato massiccio.

Penso ad esempio allo scorso settembre, dove nelle urne l’indice di gradimento è stato fenomenale: il 73% dei votanti e tutti i Cantoni hanno “spazzato via” l’iniziativa che voleva abolire il servizio militare obbligatorio.

Ora la medesima organizzazione, che allora aveva lanciato quell’iniziativa, appoggia il referendum contro il fondo per l’acquisto dei Gripen. Stavolta però – complici le sonore sconfitte rimediate in questi quasi trent’anni – il fronte che vuole indebolire la Svizzera ha affinato la tecnica, e non si batte per l’abolizione dell’Esercito “tout court”, bensì per il taglio delle risorse al fine di minarne il funzionamento.

Il referendum sull’acquisto dei nuovi caccia, infatti, dovrebbe essere più trasparente e rispondere alla seguente domanda: vogliamo che il nostro Paese continui a mantenere la sua capacità di difesa, e dunque di riflesso la nostra sicurezza e sovranità?

La risposta mi sembra evidente, anche se è in atto da parte degli ambienti di sinistra e antimilitaristi un continuo “sabotaggio” al nostro Esercito, sia a livello parlamentare che extraparlamentare. Il mancato acquisto dei nuovi aerei da caccia svedesi comporterebbe una sorta di abolizione occulta e progressiva del nostro Esercito.

Nella malaugurata ipotesi di un rifiuto popolare all’acquisto dei Gripen, ci toccherebbe difendere la nostra casa con la porta d’ingresso e le finestre ben sorvegliate dall’Esercito di terra, ma con il tetto completamente aperto e alla mercé di potenziali minacce provenienti dall’aria (dirottamento o schianto di un aereo su obiettivi sensibili) sulle quali le nostre Forze aeree non potrebbero intervenire.

L’acquisto dei Gripen è una sorta di polizza assicurativa stipulata in nome della nostra sicurezza e della sovranità del nostro spazio aereo. Se tra 30 anni – quando i Gripen saranno obsoleti – non ne avremo beneficiato, ne saremo ovviamente tutti ben lieti.
Questo significherebbe che i Gripen avranno compiuto appieno il loro ruolo preventivo.

E se leggiamo assieme quanto si sta muovendo ad alcune migliaia di chilometri dalla Svizzera, sulle sponde del Mar Nero, ci rendiamo ben conto che questo investimento è un investimento necessario a tutela del nostro Paese, unitamente alla conferma degli effettivi del nostro Esercito a 100mila uomini e un budget minimo di 5 Miliardi di franchi per la nostra difesa, che permetteranno – a differenza di oggi – di garantire la prontezza e l’impiego delle forze di terra e dell’aria in ogni momento.

Un sì all’acquisto dei 22 Gripen il prossimo 18 maggio, ci permetterà di continuare a vivere in una Svizzera prospera, libera e sicura.

Vi ringrazio.

Norman Gobbi
Consigliere di Stato e ?Direttore del Dipartimento delle istituzioni

Discorso pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi
in occasione della 9° Assemblea ordinaria dei delegati della Federazione Ticinese delle Società di Tiro (FTST) 2014
22 marzo 2014 – Balerna

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