La lotta all’estremismo passa dal web

La lotta all’estremismo passa dal web

Da www.rsi.ch/news

https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Lotta-alla-radicalizzazione-11063739.html


Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 6 novembre 2018 del Corriere del Ticino

Attivati un nuovo portale e una linea telefonica con i quali prevenire la radicalizzazione e i comportamenti violenti
Norman Gobbi: “Un canale d’ascolto demilitarizzato per riconoscere in anticipo fenomeni dagli effetti devastanti”

Le sfumature dell’estremismo violento sono diverse e non per forza legate al terrorismo di matrice jihadista. Comportamenti che possono in ogni momento insinuarsi silenziosamente tra le pieghe della società. Sul territorio serve dunque un piccolo esercito di sentinelle pronte, se necessario, a segnalare atteggiamenti sospetti. Il nuovo portale creato dal Cantone per prevenire i fenomeni della radicalizzazione e di altre devianze pericolose nasce proprio da questa esigenza.
“La lotta in quest’ambito non avviene solo a livello repressivo, è cruciale che sia promossa anche in termini preventivi” ha sottolineato il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi. Per poi precisare: “Con questo strumento vogliamo riconoscere in anticipo quei comportamenti che potrebbero avere effetti devastanti sull’incolumità della popolazione”. E in tal senso a supporto del portale www.stopradicalizzazione.ch, che avrà soprattutto carattere informativo, è stata attivata anche una linea telefonica gratuita “per raccogliere le richieste di aiuto e le segnalazioni dei cittadini” ha indicato il consigliere di Stato. Al proposito Gobbi ha tenuto a sottolineare un aspetto centrale del nuovo dispositivo, che s’inserisce nel piano d’azione nazionale lanciato a fine 2017 da Confederazione, Cantoni e Comuni. “Con il portale e la helpline – ha spiegato – abbiamo creato un canale d’ascolto demilitarizzato, dove genitori, compagni di classe, familiari, mogli e mariti possano segnalare senza dover subito passare dalla polizia”. Sì perché, ha aggiunto la capoprogetto Michela Trisconi, “è nostra intenzione agire a monte del processo di radicalizzazione che, lo ricordo, ha molti volti: dagli estremismi di sinistra o destra agli hooligan, passando per gli estremisti religiosi o i criminali solitari”. Una paletta di profili che il Cantone affronterà con un approccio interdisciplinare. La piattaforma operativa che coordina il portale sarà composta da specialisti di più dipartimenti (Istituzioni, DSS e DECS), che a dipendenza della natura delle segnalazioni faranno capo a differenti interlocutori. “Ci si rivolgerà al Centro intercantonale d’informazione sulle credenze, mentre altri avvisi potranno essere trattati dal mondo della scuola, dai servizi sociali o dai partner che si occupano dell’integrazione degli stranieri” ha rilevato Trisconi. In caso di pericolo concreto sarà invece chiesto l’intervento degli agenti. “Se il Parlamento approverà la modifica della legge sulla polizia sarà inoltre possibile avviare indagini preliminari senza dover aprire incarti in Procura” ha ricordato Gobbi. Ma con uno strumento simile non c’è il rischio di esasperazione? “Ginevra, che ha ispirato il nostro progetto, nel 2017 ha registrato 54 segnalazioni, mentre nel 2018 i casi sono 31. Insomma, la popolazione ha capito, senza esasperarlo, la portata dello strumento” ha replicato Trisconi. Uno strumento che potrà godere anche dell’apporto dei Comuni. “Il livello che meglio rappresenta la prossimità al cittadino è quello locale” ha evidenziato Michele Bertini, vicesindaco di Lugano che come Città è parte integrante della rete di segnalazione. “In questo modo – ha notato – si va alla radice dei problemi, evitando il più possibili cerotti repressivi. Il tutto facendo tesoro dell’unica vera risposta che la comunità tutta può dare per arginare il fenomeno dell’estremismo”.

 

Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 6 novembre 2018 de La Regione

Anti-radicalizzazione via online
Il Cantone attiva un portale e una linea telefonica per segnalazioni e domande dei cittadini

L’imam Jelassi: giusta iniziativa, spero che non se ne faccia un uso discriminatorio.
Trisconi: prevenzione di qualsiasi estremismo violento.

«È un’iniziativa che condivido pienamente. Spero solo che non si trasformi in uno strumento di discriminazione, usato soprattutto da chi, non conoscendo l’Islam e la cultura islamica, considera ogni musulmano un estremista e quindi un potenziale terrorista. Il che non è vero, mentre è vero che le prime vittime dell’estremismo sono i musulmani. È allora importante che questo portale serva a evitare qualsiasi, ripeto qualsiasi forma di radicalizzazione, in campo religioso come in quello politico, perché l’estremismo danneggia tutti». A fugare i timori espressi alla ‘Regione’ dall’imam di Lugano Samir Radouan Jelassi (Lega dei musulmani in Ticino) di un eventuale impiego “mirato”, ossia contro gli islamici che vivono nel cantone, del sito www.stopradicalizzazione.ch, dovrebbero essere le parole pronunciate da Michela Trisconi nella conferenza stampa indetta ieri dal Dipartimento istituzioni. Il portale appena attivato, uno dei progetti curati dal gruppo di lavoro cantonale di cui Trisconi fa parte, mira a prevenire “i vari volti della radicalizzazione”. Che sono sì quelli degli “estremisti religiosi”, ma che sono anche, spiega, i volti degli “estremisti di sinistra o di destra”, degli “hooligans in ambito sportivo”, dei “criminali solitari” e dei cittadini “pieni di odio”. Il sito online si rivolge direttamente alla popolazione: “Sei preoccupato/a perché qualcuno di tua conoscenza sembra essersi isolato e/o avvicinato a un gruppo avente ideologie estremiste o violente? Tu stesso/a pensi di essere in questa situazione? Hai bisogno di ascolto? Aiuto? Consigli? Informazioni?”. Dal lunedì al venerdì, tra le 9 e le 16, è inoltre a disposizione dei cittadini, indica il Dipartimento in un comunicato, una linea telefonica – 079 953 46 82 – per “consulenze gratuite”. E meglio: “Per un ascolto, per domande o per condividere preoccupazioni, dubbi e interrogativi sul tema della radicalizzazione e sull’estremismo violento”. Portale ed helpline “vogliono essere per la popolazione un punto di riferimento, al quale poter anche segnalare comportamenti sospetti”, sottolinea il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, ricordando fra l’altro che neppure il Ticino è al riparo “dalla minaccia terroristica” e dall’estremismo in generale: “In tempi recenti abbiamo avuto più di un caso di persone potenzialmente pericolose”. Ma la sola repressione non basta. Occorre pure la prevenzione, nella quale conta molto la prossimità, cioè la conoscenza delle realtà locali. E da questo punto di vista un ruolo significativo lo svolgono i Comuni. “Gli interventi della polizia e l’uso delle videocamere sono importanti, ma sono un cerotto: con queste iniziative si intende andare alla radice del problema, prima che una data situazione degeneri”, rileva il vicesindaco e titolare del Dicastero sicurezza di Lugano Michele Bertini. Iniziative sullo sfondo delle quali vi è il piano nazionale per contrastare la radicalizzazione promosso dalla Confederazione, annota il Dipartimento. Il Ticino ha così dato vita a un dispositivo “interdisciplinare” per prevenire l’estremismo violento. Un dispositivo, rammenta Trisconi, formato, oltre che da lei quale capoprogetto, da rappresentanti fra l’altro “della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del Dss, del mondo scolastico e della Polizia cantonale”. Il sito online e la linea telefonica non sono e non saranno le uniche misure. Un accento particolare verrà posto ad esempio “sulla formazione di funzionari e educatori, come pure degli agenti delle ditte di sicurezza”, evidenzia ancora Trisconi. Per Gobbi, è poi “fondamentale la strategia di integrazione degli stranieri”. Tutto quello “che può essere fatto per prevenire la radicalizzazione e per favorire la deradicalizzazione è da considerare in maniera positiva, anche se da noi non c’è, per ora e almeno apparentemente, una situazione critica come in altri cantoni e nel resto d’Europa – dice, da noi interpellato, il losonese Giorgio Ghiringhelli, artefice dell’iniziativa popolare che in Ticino ha portato al divieto di indossare nei luoghi pubblici burqa e niqab –. Tuttavia sono scettico sull’utilità di simili iniziative. Il problema secondo me è la progressiva islamizzazione, attraverso forme diverse, del continente europeo, il cui obiettivo a lungo termine è di sostituire la democrazia con la sharia”.

 

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