La mossa del Consiglio di Stato per la Città della Giustizia

La mossa del Consiglio di Stato per la Città della Giustizia

Il Governo pone alcune domande alla Commissione gestione e finanze e propone un incontro per chiarire i punti in sospeso sull’acquisto dello stabile EFG
Spunta l’ipotesi di mantenere a Locarno il Tribunale d’espropriazione

Sull’acquisto dello stabile EFG di Lugano il Governo ritiene opportuno un allineamento con la Commissione gestione e finanze, «nell’ottica di conseguire una condivisione della strategia logistica della Giustizia ». A scriverlo, nero su bianco, è lo stesso Consiglio di Stato in una lettera, inviata alla Gestione il 16 febbraio, in cui – tra le righe – è contenuta anche una «controproposta » ad alcune criticità sollevate dalla politica. L’obiettivo dello scritto? Trovare un accordo, atteso ormai dal 2006, per acquistare lo stabile progettato da Mario Botta per insediarvi il nuovo Palazzo di giustizia. Un accordo, scrive il Consiglio di Stato, quanto mai necessario visto il polverone mediatico e, soprattutto, alla luce di aspetti chiave quali « l’importanza dell’investimento finanziario complessivo, la presenza delle Autorità giudiziarie sul territorio e la necessità di occupazione completa» dello stabile EFG, del Palazzo di Giustizia in via Pretorio e dello stabile in Via Bossi.

Vertice decisivo
Nella lettera, il Consiglio di Stato pone quattro quesiti alla Commissione gestione e finanze le cui risposte – il Governo ne è convinto – «contribuiranno in modo determinante e conclusivo all’adesione della Commissione alla strategia logistica per il comparto giudiziario del Luganese » e che andranno idealmente condivise «durante un’audizione alla quale parteciperebbero i consiglieri di Stato Christian Vitta e Norman Gobbi e i loro collaboratori ». Insomma, nelle intenzioni del Consiglio di Stato vi è un incontro – si spera decisivo – per chiarire gli annosi punti in sospeso. Tra i quesiti posti dal Governo si intravede una sorta di controproposta ai dubbi sollevati da parte delle forze politiche rappresentate in Gestione, riguardanti l’occupazione degli spazi e l’eccessiva centralizzazione della Giustizia in riva al Ceresio.
Ma andiamo con ordine e passiamo ai quesiti posti dall’Esecutivo. Domanda 1: «Si ritiene indispensabile dover fornire un aggiornamento in merito all’utilizzazione degli spazi anche presso l’attuale Palazzo di Giustizia di Via Pretorio e lo stabile di Via Bossi (fermo restando che un approfondimento di dettaglio, per i tempi che implica, potrà essere effettuato soltanto in sede di progettazione), in modo da meglio comprendere l’ottimizzazione logistica dei vari servizi cantonali oggi allocati in varie strutture in affitto?». Domanda 2: «Si ritiene necessario mantenere la Pretura penale a Bellinzona (collocabile presso il Pretorio in fase di ristrutturazione, che presuppone una nuova sistemazione della Pretura civile unitamente alla futura Pretura di protezione)? ». Domanda 3: «Si ritiene opportuno mantenere un’autorità giudiziaria cantonale nel Locarnese, ad esempio il Tribunale cantonale d’espropriazione, in uno stabile del Cantone che non sia il Pretorio per il quale gli spazi sono già tutti occupati?». Domanda 4: «Ci sono ulteriori richieste da parte della lodevole Commissione?».

L’ipotesi sul tavolo
Ed è proprio nelle domande 2 e 3 che traspare la controproposta del Governo. Come ricorderete, infatti, a Lugano sarà insediata la sede della Pretura penale (oggi situata in spazi in affitto all’ex Swisscom di Bellinzona), del Tribunale d’appello e della Corte d’appello e di revisione penale (temporaneamente collocata a Locarno). Uno scenario che era stato criticato in particolare dal PPD. Ebbene, dalle domande del Consiglio di Stato traspare la possibilità di mantenere a Locarno il Tribunale d’espropriazione. I distretti, come noto, manterranno le proprie Preture civili e ospiteranno le nuove Preture di protezione. Basterà per convincere gli scettici?

L’accordo PLR-Lega
Il dossier, lo ricordiamo, è pendente in Commissione gestione e finanze dal novembre 2019 e in questi due anni un accordo politico ancora non è stato trovato, con solo PLR e Lega intenzionati ad avallare l’acquisto e a presentare un rapporto ( relatori Matteo Quadranti e Michele Guerra). A preoccupare invece PS, PPD e Verdi – che hanno più volte indirizzato una serie di domande al Consiglio di Stato – sono in particolare due aspetti sopra citati: l’occupazione degli spazi e la centralizzazione della Giustizia a Lugano. Da parte dell’UDC non vi è invece alcuna preclusione al progetto anche se, vista l’entità della spesa, i democentristi chiederanno verosimilmente al Parlamento di portare i cittadini alle urne, come previsto del referendum finanziario obbligatorio indiretto. «La proposta di lasciare a Locarno il Tribunale cantonale d’espropriazione è interessante e vedremo se basterà a spostare gli equilibri », commenta Quadranti al CdT. «In ogni caso, per arrivare al sì finale sarà importante che sia lo stabile EFG sia l’attuale Palazzo di giustizia siano occupati».

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«Un piano B non esiste: questa è l’unica soluzione»

La posizione del Governo
Per il Governo – lo ha ribadito più volte il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi – un Piano B non c’è. L’obiettivo del progetto della Città delle Giustizia, ricorda infatti l’Esecutivo nella lettera, è «rispondere alle necessità del Terzo potere dello Stato, riconoscendo finalmente alla Magistratura una sede istituzionale di rilevanza storica che la cittadinanza possa associare alla Giustizia cantonale, acquisendo nel contempo uno stabile di indubbio pregio che porta la firma dell’architetto ticinese di fama internazionale Mario Botta, inserito nel patrimonio architettonico cantonale».

Le cifre
La spesa totale per l’acquisto dello stabile EFG ammonta a 80 milioni di franchi, mentre per la sua ristrutturazione e i relativi adeguamenti sarebbero necessari altri 55,9 milioni. Inoltre, per la ristrutturazione e l’adeguamento dell’attuale Palazzo di Giustizia in via Pretorio servirebbero 83 milioni, nonché altri 5 milioni per l’adeguamento della sede provvisoria nello stabile di via Bossi.

 

Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 18 febbraio 2022 del Corriere del Ticino