Lugano, l’ombra del terrorismo

Lugano, l’ombra del terrorismo

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 25 novembre de La Regione

L’autrice dell’aggressione alla Manor era nota alla polizia. Gli inquirenti indagano su eventuali legami con l’estremismo islamico.
L’autrice del doppio accoltellamento di ieri, che ha seminato il panico al quinto piano della Manor in piazza Dante a Lugano, era nota ai Servizi della FedPol. Il suo nome appare in un’indagine di polizia relativa al terrorismo risalente al 2017. È quanto ha reso noto in serata in un tweet la stessa Polizia federale. Nel grande magazzino, verso le 14 di ieri, la giovane ha aggredito due donne, la prima afferrandola per il collo con le mani, e ferendo la seconda sempre al collo con un’arma da taglio. Dopodiché l’autrice è stata fermata da una coppia di clienti e infine arrestata dalle forze dell’ordine. In una nota diffusa intorno alle 17, la Polizia cantonale afferma di non escludere: “Motivazioni terroristiche” e di lavorare “in stretta collaborazione con l’Ufficio federale di polizia FedPol, la polizia Città di Lugano e altre autorità competenti”. In base a una prima valutazione medica, una delle vittime ha riportato ferite, non tali da metterne in pericolo la vita; sarebbe stata sfregiata in volto e colpita alle mani. L’altra vittima ha riportato ferite lievi. Secondo nostre informazioni, la donna di 28 anni fermata, è figlia di genitori svizzeri naturalizzati (il padre è di origini italiane) ed è nata e cresciuta in Ticino. Risiede nello stesso comune, del Luganese, in cui vivono i genitori. La donna, nata nell’ottobre del 1992, risulta ancora sposata con un cittadino, a quanto pare di origini mediorientali. Vive tuttavia da sola, pur avendo conservato il nome del marito, in un appartamento di una palazzina. È ricomparsa in paese un paio di anni fa dopo essersi trasferita a Lugano e dopo un periodo in cui avrebbe fatto perdere le proprie tracce. Alle autorità comunali la giovane non avrebbe mai creato problemi. La donna sembra che non abbia un’occupazione. Ieri dopo il suo arresto sono scattati perquisizioni e interrogatori. Nell’appartamento della 28enne gli inquirenti avrebbero rinvenuto soldi e copie del Corano.
Il fatto di sangue con i presunti legami terroristici hanno indotto le autorità a convocare una conferenza stampa verso le 19 di ieri alla presenza della direttrice dell’Ufficio federale di polizia svizzera FedPol Nicoletta Della Valle (in diretta streaming), del presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi e del comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi.

Norman Gobbi: ‘Il dispositivo è stato attivato per la prima volta in Ticino’
«Non è la prima volta che capita un fatto di sangue in Ticino ma è la prima volta che a seguito di un tale atto venga attivato questo tipo di dispositivo – ha esordito Gobbi –. I fatti accaduti oggi a Lugano sono della massima gravità. Il dispositivo di sicurezza si è messo in moto immediatamente con il coinvolgimento della Polizia cantonale e federale. Ringrazio le vittime, le loro famiglie e i cittadini presenti intervenuti a fermare l’assalitrice. La Svizzera è un Paese di pace ma essere pacifici non significa essere inermi». L’aggressione non ha colto di sorpresa la direttrice dell’Ufficio federale di polizia svizzera: «Questa aggressione non mi sorprende – ha affermato della Valle -. Lavoriamo mano a mano con la Polizia ticinese e questa collaborazione sta funzionando bene. Come annunciato, è stata aperta un’inchiesta federale perché si sospetta una matrice terroristica». In Svizzera, per il momento, «si sta indagando su possibili legami con il terroristico su solo un altro caso che riguarda l’accoltellamento di un 29enne portoghese avvenuto a metà settembre a Morges» ha ancora spiegato la direttrice. All’infopoint, è inoltre emerso che la donna fermata era un volto conosciuto dalle autorità per fatti che sono di competenza della Polizia giudiziaria, hanno annunciato sia Della Valle sia Cocchi, senza peraltro fornire informazioni supplementari per evitare interferenze con l’inchiesta penale condotta dal Ministero pubblico della Confederazione. Se la matrice terroristica sarà confermata, la Svizzera può dirsi non al riparo da questi generi di atti? «Questo è chiaro. Abbiamo ora la possibilità di mettere in campo, con l’approvazione del disegno di legge in parlamento, delle misure preventive. Tutta una serie di strumenti supplementari per la lotta al terrorismo. Negli ultimi anni in Svizzera abbiamo investito molto nella lotta al terrorismo. Questo progetto di legge è l’ultimo di una lunga serie, dal piano di azione contro la radicalizzazione e l’estremismo violento all’adattamento del Codice di procedura penale, fino a queste ultime importanti misure di polizia. Ma, purtroppo, non possiamo mai dirci pronti!» ha spiegato a laRegione la portavoce della Polizia federale Catherine Maret. «Le forze dell’ordine sono sempre attive e presenti e, già dopo i gravi fatti di Vienna, la guardia è tornata alta. In vista delle festività la presenza verrà potenziata in particolare vicino ai negozi e nei luoghi affollati», ha rassicurato Cocchi rispondendo a una domanda di un collega giornalista. Avvicinato da laRegione, il comandante della polizia cantonale Cocchi ha inoltre dichiarato: “In eventi del genere è fondamentale intervenire rapidamente e ‘congelare’ subito la situazione. Ed è quello che si è fatto”. La donna ha colpito all’interno di un grande magazzino. A breve scatterà l’operazione ‘Prevena’, operazione gestita dalla Polizia cantonale, in collaborazione con altre forze dell’ordine attive sul territorio, per la prevenzione dei furti nei centri commerciali affollati più del normale in occasione delle festività, anche se quest’anno bisognerà attenersi alle misure anti-Covid. E comunque dopo quanto capitato ieri, gli agenti che prenderanno parte a ‘Prevena’, fa sapere il comandante della Cantonale, “riceveranno ulteriori direttive e sarà caratterizzata da una maggior presenza di polizia”.

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Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 25 novembre 2020 del Corriere del Ticino

L’accoltellatrice era sotto controllo per jihadismo
La Polizia federale rompe gli indugi e parla di «presumibile terrorismo». La ventottenne che ha aggredito due donne a Lugano era già nei radar dell’intelligence elvetica e di altre agenzie europee – Resta da capire se è un lupo solitario o se ha dei complici.

«In un grande magazzino di Lugano si è verificato un attacco presumibilmente terroristico». Ieri sera alle 19.06, mentre un po’ tutti ancora predicavano prudenza e usavano le parole con il contagocce, è stata la Polizia federale, su Twitter, a lasciar da parte il condizionale e a indicare che la pista dell’estremismo islamico è la più battuta dagli inquirenti per spiegare quanto accaduto al quinto piano della Manor. Un tweet scritto mentre era in corso, a Bellinzona, una conferenza stampa con il presidente del Governo Norman Gobbi, il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi e la direttrice dell’Ufficio federale di polizia Nicoletta della Valle. Conferenza stampa in cui non sono stati forniti, per ragioni d’inchiesta, dettagli o indicazioni particolari sull’accaduto e sui legami che l’autrice dell’accoltellamento – una cittadina svizzera di 28 anni – avrebbe con l’estremismo islamico.

Sotto controllo all’estero
Pochi i dettagli forniti, dicevamo. Stando ad una nostra fonte la donna, ticinese, di Vezia, sarebbe sposata con un cittadino iracheno. Il suo nome sarebbe finito nel radar di diverse agenzie d’intelligence europee, tra cui quella francese. E anche la Polizia cantonale e la Fedpol – questo è stato confermato tra le righe durante la conferenza stampa – avevano sottoposto la donna a dei controlli in passato. Non è chiaro – ma sarà di sicuro materia d’indagine – se avesse rapporti con le cellule che nel 2016 (vedasi la scheda a lato) erano state smantellate tra la Lombardia (Lecco e Varese in particolare) e il Ticino e che ruotavano attorno alla figura di Ümit Y, il reclutatore che lavorò per Argo 1.

Sotto indagine nel 2017
In serata la Fedpol ha confermato ufficialmente che la donna era finita sotto inchiesta nel 2017 durante un’indagine relativa al terrorismo jihadista.

L’ipotesi: si è convertita
Se le informazioni in nostro possesso sono corrette, dunque, la ventottenne si sarebbe prima convertita all’Islam e poi radicalizzata. Come detto però, al momento, di certezze non ce ne sono. Non siamo in grado di dirvi se a casa della donna, che ieri è stata perquisita, sia stato trovato materiale compromettente. Stando alla testimonianza di più di una persona, in ogni caso, la donna, durante l’accoltellamento alla Manor, avrebbe pronunciato frasi con chiari riferimenti al terrorismo.

Da chiarire
Gli inquirenti prediligono dunque la matrice terroristica. Restano comunque da chiarire alcuni aspetti dell’accaduto. Uno riguarda la premeditazione. Stando a quanto trapelato la donna avrebbe preso il coltello utilizzato per il presunto attentato direttamente al grande magazzino (non lo avrebbe cioè portato da casa sua) e poi sarebbe salita di uno o due piani – al reparto degli – dove avrebbe cominciato a colpire al collo i passanti (una donna è rimasta ferita gravemente, un’altra ha riportato ferite più leggere) prima di venir immobilizzata da due clienti.

Gobbi: «Massima gravità»
«A nome del Consiglio di Stato – ha sottolineato Norman Gobbi – esprimo la vicinanza alle vittime, alle loro famiglie e a chi era presente. E ringrazio i cittadini che hanno immobilizzato la donna». Il presidente del Governo ha ricordato che, se confermato, questo sarà il primo attentato compiuto su suolo ticinese. Un attentato – ha fatto notare Nicoletta della Valle – che per certi versi ricorda quello avvenuto in settembre a Morges, quando un ventinovenne portoghese perse la vita dopo essere stato accoltellato.

Cocchi: «Minaccia presente»
Il comandante Cocchi ha ricordato che in Svizzera e in Ticino non si è mai abbassata la guardia. «E quanto accaduto ultimamente in nazioni a noi vicine (in Francia e in Austria, ndr) dimostra che il terrorismo è sempre una minaccia presente». Basti pensare che dopo l’attentato di Vienna sono emersi legami con cellule presenti in Svizzera tedesca, soprattutto nell’area di Zurigo. Il comandante ha poi voluto rassicurare la popolazione sulla capacità di reazione delle nostre forze dell’ordine. «Importante è anche la collaborazione tra polizie, che funziona sempre molto bene». Collaborazione a livello nazionale, ma anche internazionale.

«Non mi sorprende»
Secondo la direttrice della Fedpol è presto per collegare il caso di Lugano ad altri. «Posso però dire – ha sottolineato Della Valle – che quanto accaduto non mi sorprende».

Lupo solitario?
Norman Gobbi ha parlato di «lupo solitario». Per tutta la giornata di ieri gli inquirenti cantonali e federali hanno comunque lavorato per tentare di capire se effettivamente la donna abbia agito da sola oppure se sul territorio ci siano dei complici. Aggiornamenti in questo senso potrebbero arrivare già oggi.

Il rischio
Ieri potrebbe dunque essere successo ciò che gli esperti d’intelligence temevano da tempo. La Svizzera, è sempre stato detto, non rappresenta per gli estremisti islamici un obiettivo principale. Ma singole cellule o lupi solitari, anche semplicemente per spirito di emulazione, potrebbero colpire sul nostro territorio. Anche perché il reclutamento avviene spesso in modo «casuale» (sovente attraverso i social network, o in moschea) e in modo altrettanto casuale, poi, può venir scelto l’obiettivo da colpire.

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Da www.liberatv.ch
Accoltellamento alla Manor, il cancelliere austriaco: “Attacco di matrice islamica. Siamo vicini alla Svizzera”
Il portavoce di Manor: “Colpiti dalla violenta aggressione. Siamo al fianco delle famiglie e persone coinvolte”

Il presidente del Governo Norman Gobbi ha parlato di “fatti di massima gravità” parlando in conferenza stampa dell’accoltellamento avvenuto oggi alla Manor di Lugano. La polizia non ha escluso che dietro al grave fatto di sangue ci siano moventi terroristici. Dubbi che la conferenza non ha spazzato via, anche se tra le righe il messaggio lanciato dalle autorità è piuttosto chiaro: il Ticino potrebbe trovarsi di fronte al primo attacco terroristico.
“È la prima volta che il Ticino attiva un dispositivo simile coinvolgendo il Ministero pubblico della Confederazione e la Fedpol”, ha detto Gobbi. Parole che lasciano poco spazio all’interpretazione, anche se “è troppo presto per dire che questo caso sia collegato ad altri”.
Il portavoce di Manor Fabian Hildbrand si è detto scioccato: “Siamo colpiti dalla violenta aggressione e ci rammarichiamo per l’incidente. Siamo vicini alle famiglie e alle persone coinvolte”.
Anche dall’estero arrivano le prime reazioni al grave fatto di sangue di Lugano. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha scritto su Twitter che “condanno fermamente l’attacco terroristico di matrice islamica di oggi a Lugano. I miei pensieri vanno alle vittime. Siamo vicini alla Svizzera in queste difficili ore”.

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Da www.ticinonews.ch

https://www.ticinonews.ch/ticino/autrice-gia-conosciuta-per-terrorismo-AL3481233

“Autrice già conosciuta per terrorismo”
Le autorità hanno aperto un’inchiesta per far luce su quanto accaduto alla Manor di Lugano. La FedPol ha appena precisato che l’autrice appare in un’indagine di polizia del 2017 per terrorismo jihadista. Kurz in Austria twitta: “Condanno pienamente l’attacco terroristico”

La stessa Fedpol pochi minuti fa ha precisato via Twitter che l’autrice risulta essere già conosciuta dalle autorità perché appare in un’indagine di polizia del 2017 relativa al terrorismo jihadista. Il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi ha sottolineato l’importante legame che si è subito attivato dal momento dell’atto a Lugano con le autorità federali. E proprio il fatto che la Confederazione si sia attivata da subito fa supporre che effettivamente possa esserci la matrice terroristica: “Non è un evento normale di violenza urbana ma un atto violento radicato. L’attivazione della Fedpol è fondamentale proprio in tal senso”. Ma, come sottolineato più volte, “i dettagli verranno confermati dall’inchiesta aperta”. Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato ha detto: “I fatti sono della massima gravità”.

Le interviste a Cocchi e Gobbi
“La situazione non è quotidiana, ecco perché la Confederazione è entrata in atto. È per questo che è stato corretto dare informazioni in tal senso”. La donna è stata detto in conferenza stampa era conosciuta: “Il fatto di aver allertato in breve tempo le autorità competenti della Confederazione portano al fatto che le attenzioni sono in direzione del terrorismo”, ha spiegato il Comandante Cocchi. “I dettagli di quanto capitato sono adesso l’elemento fondamentale dell’inchiesta, il coraggio civico dei cittadini ha permesso di congelare la situazione fino all’arrivo delle forze dell’ordine e questo è importante”.

“Il fatto che abbia colpito da sola, però non vuol dire che non possa far parte di un branco”, ha sottolineato Gobbi. “È la prima volta che vengono attivate le autorità della Confederazione sottolinea che sia un atto di violenza motivata, il fatto che ci siano delle motivazioni è un reale segnale”, spiega. “Il problema di chi compie questi atti violenti motivati da determinati estremismi lo fa in maniera individuale ed è difficile anticipare l’atto, soprattutto quando è fatto con un coltello come a Morges”.

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Da www.rsi.ch/news

“Una scena atroce”
Una testimone racconta quanto accaduto alla Manor di Lugano; Fedpol: “l’autrice dell’aggressione già coinvolta in un’indagine del 2017”

https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Una-scena-atroce-13628914.html

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Servizio all’interno dell’edizione di martedì 24 novembre 2020 de Il Quotidiano
http://www.rsi.ch/play/tv/programma/il-quotidiano?id=2009705

(Dal minuto 32.15)