Non c’è (quasi) stata partita

Non c’è (quasi) stata partita

Fin da metà pomeriggio è apparso chiaro che i due seggi della lista Lega-Udc sarebbero rimasti nelle mani di Norman Gobbi e Claudio Zali, rappresentanti del movimento di via Monte Boglia, in festa. A Piero Marchesi uno strategico terzo posto, davanti a Boris Bignasca.
Nemmeno il momentaneo testa a testa tra Claudio Zali e Piero Marchesi interno alla lista Lega-Udc per il secondo seggio in governo ha adombrato l’atmosfera in via Monte Boglia. «Dai che Claudio ce la fa bene», dice qualcuno dei convenuti, la cui esultanza è cresciuta man mano che le posizioni si consolidavano. Nel momento più critico è rimasta decisamente fiduciosa Sabrina Aldi, vicegapogruppo della Lega in Gran Consiglio e portavoce del movimento: «Attendiamo serenamente i risultati dei prossimi comuni, anche perché Claudio Zali ha fatto un ottimo lavoro e credo proprio che verrà riconfermato». Così sarà in serata, quando a conti fatti avrà ottenuto 57’224 voti, il mai masso in discussione Norman Gobbi 64’027, mentre il democentrista Piero Marchesi ne racimolerà 46’654, arrivando terzo nonostante le ambizioni di entrate in Consiglio di Stato, ma comunque riuscendo a lasciarsi alle spalle il leghista Boris Bignasca, il cui obiettivo era di fare da sbarramento.
Una campagna elettorale, quella della lista LegaUdc, contraddistinta da alterni sgambetti interni tra i due schieramenti, e che ha raggiunto lo scopo di riconfermare l’area come la più votata, anche se nonostante la tendenza al rialzo durante tutto il giorno, alla fine chiuderà in leggera perdita rispetto a quattro anni fa: -0,43%. Era solo una strategia? «La lista era competitiva ed è stata concepita e voluta così – valuta Aldi –. Nel senso che da una parte avevamo come uscenti due personalità forti che si ripresentavano, e il nostro capogruppo, e dall’altra pure l’Udc ha messo in campo nomi forti, con Marchesi che ha esplicitamente dichiarato di voler entrare in governo. La competizione c’è stata, era vera e sincera, e ha dato pepe alla campagna». Aldi però non nasconde la propria preoccupazione per gli odierni risultati del Gran Consiglio.
Tra i primi ad arrivare in casa leghista c’è il sindaco di Lugano Michele Foletti, che lascia il parlamento dopo 28 anni. Ma è tutt’altro che dispiaciuto: «Sono assolutamente sollevato. Non avevo più tempo di fare il parlamentare come ho fatto prima di diventare sindaco e quindi non mi sentivo nemmeno più a mio agio a frequentare un Palazzo senza poter essere parte attiva nel determinarne le scelte. Mi concentrerò sulla mia città per il prossimo anno e le prossime elezioni comunali». Anche perché il clima in parlamento secondo Foletti «è peggiorato tantissimo, ormai sono tutti lì a scattarsi selfie e fare post per mettersi in mostra, e in pochi lavorano». Per quanto riguarda la trasformazione della Lega, invece, «ora mi assomiglia di più – afferma Foletti –. Ora c’è un altro equilibrio che bisogna cercare di raggiungere», commenta il sindaco di Lugano riferendosi alla possibilità di perdere qualche rappresentante nell’emiciclo. Sul tema interpelliamo anche il consigliere nazionale e direttore del ‘Mattino della domenica’ Lorenzo Quadri, per cui «è possibile che ci possa essere un travaso da un partito all’altro, ma l’obiettivo non è di travasare i voti bensì di fare crescere l’area». Come spiega questa erosione a favore dei democentristi? «Chiaramente chi è all’opposizione si può profilare meglio. Noi in Consiglio di Stato abbiamo dovuto assumere delle responsabilità di governo. Quello che dico sempre è che alla Lega in questi ultimi anni è mancato un po’ lo spirito di opposizione e di piazza. Di recente abbiamo lanciato l’iniziativa per la deducibilità integrale dei premi di cassa malati, spero che nel prossimo quadriennio si possa tornare a mobilitare di più la piazza».
Dopo poco arriva anche il deputato Daniele Caverzasio, che quattro anni fa era in lista per il Consiglio di Stato ed è arrivato terzo. Come mai quest’anno non si è ripresentato? «Sono state fatte altre scelte, su qualcun altro di molto valido». Boris Bignasca però è arrivato quarto e non terzo, Caverzasio avrebbe fatto meglio? «È difficile dirlo» risponde ridendo con timidezza, e fa delle valutazioni simili a quelle di Antonella Bignasca, secondo cui il quarto posto ottenuto dal cugino non è una sconfitta: «No, perché mentre Marchesi ha apertamente dichiarato di voler essere eletto, Boris ha fatto capire che non era interessato alla carica ma a fare da supporto. L’ho sempre detto anche per quanto riguardava suo papà, il Nano: nelle votazioni per il Consiglio di Stato andava male perché tutti sapevano che non voleva stare a Bellinzona, mentre a Lugano faceva ottime elezioni».

Gobbi: ‘Premiante la lista unitaria’
Da Nante arriva per una toccata e fuga a fine pomeriggio Norman Gobbi, accolto da cori da stadio, abbracci, congratulazioni e brindisi. Alla sua quarta elezione per il Consiglio di Stato, questo tipo di domenica è diventata un’abitudine? «L’abitudine non c’è mai, c’è sempre un po’ di attesa e tensione prima del voto. Per quanto riguarda i risultati, sono sicuramente soddisfatto perché l’elettorato ha premiato la scelta di aver fatto una lista unitaria». E anche il ‘prodotto Norman’ ha di nuovo convinto? «Secondo i sondaggi la mia rielezione era piuttosto sicura, ma ha fatto bene la competizione interna, con una sfida tra Claudio e Piero Marchesi che dal punto di vista elettorale ha premiato». La sfida c’era anche tra Boris Bignasca e Marchesi, ma non è andata così bene, è un problema? «Ognuno alla fine corre sulle sue gambe, Boris aveva l’obiettivo di arrivare terzo, ma non era evidente. Questo però non credo sia l’aspetto essenziale. Vedremo anche cosa succederà con i risultati in Gran Consiglio dove comunque la squadra si è mossa bene, molto più di quattro anni fa». Quanto alla prospettata maggior frammentazione, secondo Gobbi «per il buon lavoro del parlamento potrebbe diventare un problema». Mentre in merito al suo lavoro a capo del Dipartimento istituzioni, la priorità nella prossima legislatura «sarà di consolidare lo snellimento delle procedure a favore delle aziende e dell’utenza e confermare l’approccio vicino ai cittadini».

Zali: ‘Marchesi non si è troppo avvicinato
«Era chiaro che ci tenevo e ci tengo a rimanere in Consiglio di Stato, la campagna è stata lunga e non potremo mai dire se la mia vita sarebbe stata migliore se fossi uscito dal governo…», risponde ironico ma serafico il confermato direttore del Dt Claudio Zali quando ‘laRegione’ lo raggiunge a risultati definitivi. Risultati che, appunto, confermano i due seggi leghisti in governo, che sono stati ‘in ballo’solo fino a metà pomeriggio: «Il Ticino è fatto di molte realtà differenti tra loro, con richieste diverse anche al mio Dipartimento – annota Zali –. Domande che portano a risposte diverse e che non sempre soddisfano tutti. I primi Comuni scrutinati, per un caso, sono stati di zone periferiche e hanno portato un certo risultato. Se si fosse cominciato da un grande centro la dinamica sarebbe stata diversa». Tant’è, e Zali è sereno nel concedere al ‘rivale’ di lista Marchesi di «aver fatto un’eccellente votazione». Anche se, sibillino, riconosce che «non si è comunque avvicinato più di quel tanto…».

Bignasca: ‘Ho perso questa battaglia’
Dal canto suo Boris Bignasca un po’ atterrito ci dice che «Norman e Claudio hanno fatto entrambi una splendida votazione e siamo molto soddisfatti, quindi questo obiettivo prioritario è stato raggiunto. Dall’altra parte la mia votazione personale è stata – diciamo – buona, ma sicuramente non ho raggiunto l’obiettivo di arrivare terzo, che era quello che mi era stato dato in assemblea dalla Lega». Le dispiace? «Ho preso questa battaglia. Ho fatto di tutto per cercare di raggiungere il risultato che mi era stato richiesto e quindi sì, sono dispiaciuto di non avercela fatta. Ma vedo che la nostra base, i nostri simpatizzanti, sono contenti comunque – afferma mentre i festeggiamenti sono al loro apice –. E se sono contenti loro, lo sono pure io». Il suo ruolo di capogruppo non è messo in discussione? – gli domandiamo –: «Se sarò eletto in Gran Consiglio, insieme agli altri colleghi di gruppo faremo le dovute valutazioni. Al momento non mi sembra ci sia una messa in discussione, ma spetterà al gruppo decidere quello che vuole». Qualche settimana fa aveva dichiarato che se non fosse arrivato terzo avrebbe iniziato a fare opposizione, era solo una minaccia da campagna elettorale o cambierà atteggiamento in Gran Consiglio? «Assieme al gruppo valuteremo caso per caso, se ad esempio dire ogni tanto qualche no su temi come burocrazia, pressione migratoria, conti pubblici, tasse…». Anche sulla tassa di collegamento? «Quella è oggetto di un’iniziativa popolare, quindi andrà a votare il popolo». Quanto all’alleanza con l’Udc, per Bignasca non è messa in discussione: «L’accordo è siglato e per le Federali sarà ancora in vigore. Forse lì sarà più facile, perché i temi che ci accomunano sono più a livello nazionale che cantonale. Inoltre in quel caso ci sono le congiunzioni e quindi ognuno può fare la sua corsa».

Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 3 aprile 2023 de La Regione

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L’attesa di Zali e l’urlo di gioia di via Monte Boglia
La lista unica Lega e UDC conferma i due seggi in Consiglio di Stato e la maggioranza relativa – Gobbi: «La litania del Governo del Mulino bianco non ha attecchito fra gli elettori» – Il direttore del DT pensa già alle priorità del quadriennio : «Equilibrio finanziario»

Un pomeriggio di fuoco. Da una parte Claudio Zali, arrivato già attorno alle 15.30 allo storico quartier generale di via Monte Boglia per assistere allo spoglio in diretta dei risultati. Dall’altra Piero Marchesi, giunto al raduno di Agno poco prima di sera. Lega e UDC unite sulla lista per il Consiglio di Stato, sì, ma mai assieme per davvero. Lo si è capito fin dalle prime battute della campagna elettorale che i due partiti di destra avrebbero fatto corsa a sé stante. Perché la partita, di fatto, si giocava e si è giocata su due persone soltanto. Zali e Marchesi, appunto. Norman Gobbi – ancora una volta vera e propria macchina elettorale (64.027 voti, il più votato dei cinque candidati in lista) – ha semplicemente giocato un’altra partita.

Comune dopo comune
Il duello a distanza fra il consigliere di Stato uscente e il presidente dell’UDC ticinese è stato quindi vero, senza esclusione di colpi. E ha prodotto un avvincente testa a testa fra i due anche nelle prime ore dello spoglio. Dopo Bedretto, uno dei primissimi comuni scrutinati, Marchesi era addirittura avanti. Penna alla mano, Raide Bassi, candidata UDC al Gran Consiglio, ha stretto i pugni in segno di giubilo, annotando su alcuni fogli i voti personali conquistati dall’uno e dall’altro. Dall’altra parte, alla sede della Lega, Zali ha continuato a fissare lo schermo del telefonino. Il nervosismo – anche se coperto dalle grida di giubilo all’arrivo dei voti di lista, che premiavano almeno inizialmente la destra – era palpabile. Vero.

La forbice si allarga
La battaglia a distanza è proseguita ancora, comune dopo comune. Ma con una tendenza sempre più chiara: il margine di voti fra Zali e Marchesi si stava allargando in favore del leghista. Un processo lento, certo, ma inesorabile. Tanto che già alla seconda proiezione elettorale, i simpatizzanti del movimento, rivolgendosi a Zali, gli hanno urlato: «Adesso non balli più, stai tranquillo». Il consigliere di Stato uscente ha potuto tirare un sospiro di sollievo solo dopo il risultato di Bellinzona, dove Zali ha preso oltre 1.600 voti in più rispetto a Marchesi. «La partita rimane aperta », ha tuttavia rilanciato il capogruppo UDC in Gran Consiglio Sergio Morisoli. «Ce la giochiamo nello sprint finale del Sottoceneri. Nel Sopraceneri Piero ha fatto molto bene, in un territorio notoriamente radicale e di sinistra. Vediamo. Noi puntiamo molto alla vittoria, ma anche al minor distacco, in quanto vorrebbe dire che siamo lì davanti». Ma, con il passare dei minuti e dei comuni scrutinati, la tendenza si è trasformata in una certezza: il secondo seggio di destra in Governo è stato vinto da Zali (57.224 voti). Importante il distacco finale da Marchesi (46.654): oltre 10.500 voti.

«Niente panico»
Con la (doppia) vittoria oramai in tasca, in via Monte Boglia è esplosa la festa. Birra, gin tonic, bollicine, bianco fermo, rosso. Zali, nel frattempo raggiunto dalla sua famiglia, è rimasto impassibile. Prima di sciogliersi in coincidenza dell’arrivo di Norman Gobbi, il quale inizialmente ha scelto di vivere la giornata elettorale a casa sua, «con una fondue per la famiglia e gli amici». «Sono sempre giornate molto intense, molto particolari », ha detto Zali in serata. «L’abbraccio del popolo leghista in via Monte Boglia, il clima da corrida, è veramente particolare. Il Ticino è una realtà con molte componenti. Fosse uscito per primo il dato di una grande città, probabilmente avrei vissuto diversamente i momenti iniziali. La narrazione ha invece voluto che si partisse con i risultati delle regioni periferiche, delle valli, zone in cui i cacciatori e gli agricoltori hanno voci importanti. E dove il malcontento per alcune questioni legate al mio dipartimento (vedi il lupo, n.d.r.) si è fatto sentire. Lì i miei avversari avevano buon gioco. Ma va bene così: alla fine era inutile andare nel panico, anche se un pizzico di preoccupazione c’era. Inizialmente le operazioni di spoglio sono andate a rilento, tanto che dopo un po’ di tempo c’erano soltanto 4.000 voti». Al di là dei personalismi e del duello Zali-Marchesi, la lista unica Lega-UDC ha tenuto. «Le liste forti fanno sì che ogni candidato voglia dare il suo contributo », prosegue Zali. «Chi ha potenziale, riesce a portare tanto alla lista. Nessuno ci sta ad arrivare ultimo, dunque questo tipo di alleanza moltiplica gli impegni in favore, appunto, della lista». Risolta la questione Governo, è già ora di guardare alla prossima legislatura. E a un futuro economicamente fragile per le casse del Cantone. «Dobbiamo ritrovare l’equilibrio finanziario», ha non a caso spiegato il consigliere di Stato. «Sarà il fil-rouge iniziale, che però rischia di condizionare tutto il quadriennio. Un Governo in affanno finanziariamente è un Governo che ha poco margine di manovra per i propri progetti. La salute delle finanze determinerà tutto il resto ».

«Strategia vincente»
L’altro personaggio del giorno è stato, come visto, Gobbi, trascinatore leghista non solo con i voti, ma anche per la voglia di festeggiare assieme alla base. «La concorrenza interna alla lista ha permesso di attrarre attenzione e di mobilitare l’elettorato », ha spiegato. «Sono contento, perché la scelta strategica di unire le forze è stata premiata dall’elettorato ticinese». Una strategia che, a sinistra, ha prodotto l’esatto contrario. «La differenza fra noi e loro è stata quella di non integrare le differenze », ha sottolineato Gobbi. «Noi avevamo una differenza all’interno della lista fra Zali e Marchesi, che ha creato concorrenza ma ha permesso di consolidare l’alleanza Lega-UDC. A sinistra, invece, hanno escluso le minoranze o le voci critiche. E questo ha penalizzato tutta l’area rossoverde». Gobbi è quindi un eletto molto soddisfatto: «Probabilmente ho cotto più chicchi di riso rispetto ai voti che ho raccolto», ha detto con autoironia. «Ma in un cantone come il nostro, stare fra la gente è essenziale. E a me piace molto stare fra la gente». Quanto alla futura legislatura, Gobbi ha spiegato che «il sostegno alla popolazione da un punto di vista del rilancio economico sarà fondamentale, così come una riforma interna al Cantone per contenere i costi. Se sarà sempre un Governo da Mulino bianco? Questa litania non ha attecchito nell’elettorato, a dimostrazione che la gente vuole soluzioni pragmatiche al di là dello scontro ideologico che magari può nascere in Parlamento ».

Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 3 aprile 2023 del Corriere del Ticino

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Il Consiglio di Stato a Matrioska: “Altro che Governo del Mulino Bianco. Gli elettori hanno premiato la squadra”

La legislatura che inizierà nei prossimi giorni sarà molto impegnativa per il nuovo Consiglio di Stato, che dovrà affrontare temi importanti, con il grande punto interrogativo sulla delicata situazione delle finanze cantonali. Raffaele De Rosa sarà il primo presidente di un Governo riconfermato per quattro quindi, con l’unica, scontata variabile di Marina Carobbio, eletta sulla lista rosso-verde al posto di Manuele Bertoli. I cinque ministri hanno fatto le prime riflessioni a caldo sul voto di ieri nell’ultima parte di Matrioska, su TeleTicino. Felice per l’elezione Marina Carobbio, ma delusa per il risultato della sua lista: “Ci aspettavamo qualcosa di più, ma il nostro è un progetto politico sul medio lungo termine – ha detto – Carobbio –. Faremo le debite riflessioni sul fatto che non abbiamo raggiunto l’obiettivo, al di là della riconferma del seggio in Governo, anche alla luce dei risultati odierni per il Gran Consiglio”. La frammentazione del voto non tocca solo la sinistra, ha aggiunto, ma è un fenomeno più generale. E sull’ottimo risultato di Avanti con Ticino & Lavoro, che ha ottenuto il 3,2% dei consensi: “Non è una forza politica di sinistra ma di centro. Vedremo comunque quali saranno le loro proposte concrete”.
Quasi commosso Claudio Zali, l’unico ministro insidiato all’interno della propria lista: “Per me era una sfida importante e ringrazio di cuore chi mi ha sostenuto”. Zali ha sottolineato l’ottima votazione del suo avversario Piero Marchesi: “Nel pomeriggio ci siamo scambiati una telefonata. Ora si deve guardare avanti, le frizioni nella nostra lista sono avvenute a distanza, in una campagna elettorale che ha dato luogo a qualche fraintendimento, ma se dall’altra parte non si litiga e va a finire così…”, ha detto riferendosi al deludente risultato di socialisti e verdi.
Christian Vitta, con oltre 68’000 voti personali, è stato il ministro più votato, nonostante il PLR abbia perso terreno. E sul deludente risultato del PLR a Lugano, il ministro ha sottolineato che “la sezione è uscita da anni assai complicati” e che i conti bisognerà farli alla luce dei risultati del Gran Consiglio. “Già un anno fa in Governo avevo pronosticato che Christian sarebbe stato il più votato”, ha detto Norman Gobbi. Nel commentare il suo ottimo risultato personale, Vitta ha spiegato che sull’esito ha certamente influito il suo anno di presidenza durante la pandemia: “Ma in generale elettrici ed elettori hanno apprezzato l’elemento di coesione del Consiglio di Stato in quel momento difficile, e il nostro aver saputo lavorare uniti ha pagato. Ora ci aspetta un quadriennio impegnativo, e sarà importante lavorare con determinazione e con unità di intenti. Spero che questo amalgama permetterà al Ticino di superare i problemi che deve affrontare”.
Gli ha fatto eco De Rosa: “Al di là dei risultati personali, è stato premiato un lavoro di squadra e un impegno quotidiano in favore delle cittadine e dei cittadini”. Cambierà qualcosa nella ripartizione dei dipartimenti, visto che De Rosa ha, per anzianità, avrebbe diritto di optare per il DECS lasciato libero da Manuele Bertoli? “Sono stato onorato e fiero di dirigere il Dipartimento sanità e socialità – ha risposto il ministro del Centro – ma è importante ricordare che lavoriamo all’interno di un collegio governativo, indipendentemente dal dipartimento che dirigiamo. Quella sulla ripartizione sarà una discussione che faremo serenamente all’interno del Governo nei prossimi giorni”.
Altro tema da affrontare, le eventuali elezioni suppletive per eleggere il o la subentrante di Marina Carobbio al Consiglio degli Stati. Il Consiglio di Stato sembra intenzionato e evitarle: “Sarebbe un elemento critico portare i ticinesi a votare quattro volte in pochi mesi, da qui alle federali di ottobre”, ha detto Gobbi.
Sul “Governo del Mulino Bianco”, uno degli slogan che l’UDC ha utilizzato per cercare di scalzare il seggio di Zali con lo slogan “Cambiamo ora”, il ministro leghista ha detto: “Se all’interno di un Governo volano botte da orbi ma fuori non si sente nulla, se abbiamo dato verso l’esterno l’impressione di essere compatti è un buon segno. Sia chiaro che non siamo cinque cloni che non discutono sui temi. Il Governo del Mulino bianco? Una bella trovata elettorale, ma niente di più”.
L’accusa al passato Consiglio di Stato è stata quella di aver gestito il temi con un eccesso di dipartimentalismo, senza pestarsi i piedi d’un l’altro.
“In una grande organizzazione con 5’000 dipendenti il dipartimentalismo è inevitabile – ha spiegato Vitta -. In ogni caso, le discussioni all’interno del collegio, ci sono ma quando si decide una linea il Governo è coeso. Sembra quasi che la capacità di lavorare insieme sia un fattore negativo, ma vi lascio immaginare cosa sarebbe successo se avessimo litigato durante la pandemia. Il fatto di riuscire a fare una sintesi delle diverse posizioni e di portarla avanti in modo coeso non è affatto negativo”.
Coesione sarà dunque la parola d’ordine della prossima legislatura? “Nessuno da solo riesce a ottenere risultati -ha detto Raffaele De Rosa -. Per farlo ci vuole un gioco di squadra, e anche voi come media dovreste avere maggiore responsabilità spiegando e veicolando maggiormente i punti positivi dei passi avanti che vengono fatti. Il mio impegno, insieme ai colleghi, dai prossimi sarà ripartire da dove ci siamo lasciati e trovare convergenze per il bene del Ticino, ma per farlo bisognerà che ognuno sia disposto a smussare le proprie posizioni. L’importante è riuscire ad andare avanti e non fare passi indietro, come alcuni vorrebbero magari solo per propaganda elettorale”.
Oggi si capirà se ci sarà un rilevante travaso di voti dalla Lega verso l’UDC a livello parlamentare. Ma secondo Gobbi i candidati leghisti al Gran Consiglio si sono mossi molto per tamponare questa tendenza. “Ho visto una squadra motivata. In ogni caso, i rapporti tra i nostri due partiti rimarranno ancora di due a uno dal profilo numerico, e non credo che cambierà molto nei rapporti di forza. L’importante, invece, dal punto di vista strategico è che l’area della destra sta lavorando bene insieme, con alcune differenze di posizione che però sono un arricchimento”.

Da www.liberatv.ch

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