Il Governo intende scrivere all’azienda.
È di domenica la notizia di una possibile chiusura del deposito di Chiasso, che si aggiunge a quella già annunciata da FFS Cargo di Lugano e Cadenazzo. Oggi, appena tre giorni dopo, il comitato contrario alla ristrutturazione ha incontrato il Consiglio di Stato. Anche quest’ultimo vuole vederci chiaro dopo gli ultimi sviluppi. Il presidente Norman Gobbi afferma che la questione è stata discussa in seduta di Governo: “Abbiamo già deciso di scrivere e chiedere un incontro a FFS e FFS Cargo. È in entrambi i settori che bisogna intervenire visto che ci sono discussioni sull’infrastruttura, ma anche sulla possibilità di perdere posti di lavoro qualificati nel settore traffico viaggiatori”. Questo è un disservizio, specifica Gobbi. “Il Ticino ha sacrificato il suo territorio in infrastrutture di carattere nazionale e internazionale. Perdere impieghi a favore di una centralizzazione oltre Gottardo non è per noi tollerabile”.
A rischio gli impieghi a Chiasso
A Palazzo delle Orsoline c’era una delegazione composta di partiti politici, associazioni e sindacati. Come quello dei macchinisti, rappresentato da Luca Benato, che pure non ha ricevuto conferma da FFS Cargo dell’ipotesi di chiudere il terminal di Chiasso: “Ho ricevuto una comunicazione dal comitato centrale della Svizzera tedesca che parla di chiusure. I macchinisti toccati sono 17 a Chiasso. Questa cosa è gravissima”. Anche perché, dice Benato, Alexander Muhm (direttore di FFS Cargo, ndr) tre settimane fa aveva detto che il terminal non avrebbe chiuso.
15 macchinisti ancora in attesa di una soluzione
Quasi una ventina di impieghi che si aggiungerebbero ai 40 posti di lavoro soppressi senza licenziamenti per via della chiusura dei terminal di Lugano e Cadenazzo (quest’ultimo, ricordiamo, in futuro verrà gestito dalla Posta). La maggior parte, però, operati tramite delle ricollocazioni interne o prepensionamenti, mentre per gli altri si sta cercando una soluzione. Al momento 15 macchinisti non l’hanno ancora trovata, prosegue Benato. In due hanno presentato le dimissioni.
Gli obiettivi del Governo
Dal canto suo, il Governo intende anzitutto capire quali siano le intenzioni di FFS Cargo. I margini di manovra a disposizione del Consiglio di Stato dipenderanno da “quanto verrà confermato o meno”, dichiara Gobbi. Secondo quest’ultimo gli obiettivi sono due. Primo, difendere i posti di lavoro qualificati “in Ticino e per i ticinesi”. Secondo, “rispettare la sostenibilità nel trasporto delle merci non solo a livello internazionale, ma anche all’interno del nostro paese”. Intanto, il comitato indice una nuova manifestazione per il 6 ottobre in piazza Governo, in concomitanza con la seduta di Gran Consiglio.
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FFS Cargo, il Governo si impegna contro lo smantellamento
Incontro con il comitato che si batte contro l’eventuale chiusura che comporterebbe la perdita di 17 posti di lavoro
Il Consiglio di Stato ticinese e il Comitato contro lo smantellamento di FFS Cargo si sono incontrati questo mercoledì al palazzo delle Orsoline a Bellinzona e faranno fronte comune per lottare contro la possibile chiusura del deposito di Chiasso, che comporterebbe la perdita di 17 posti di lavoro.
Per il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, la notizia, che non è ancora confermata, è un segnale negativo: “Si perdono posti di lavoro qualificati per i ticinesi e si chiudono servizi a sostegno della nostra economia e dell’approvvigionamento del Paese”, ha dichiarato ai microfoni del Quotidiano. Inoltre, Gobbi critica la modalità di comunicazione, o non comunicazione, delle FFS: “I Cantoni e i Comuni sono delle identità politiche che meritano rispetto”.
Il sindacato nei macchinisti ha chiesto una moratoria per bloccare l’eventuale smantellamento, ma “adesso la questione è tutta politica”, afferma Luca Benato, della sezione ticinese del sindacato. Il Governo ticinese non si è espresso sulla moratoria, ma toccherà a lui chiedere un incontro con le FFS.
Le ferrovie giustificano i tagli con il fatto che lo scorso anno il settore Cargo ha registrato un deficit di 76 milioni di franchi, di cui 12 nel traffico combinato.
“Il Ticino è particolarmente toccato in generale dal transito del traffico merci, ma anche dal passaggio del traffico interno”, ha ricordato Nara Valsangiacomo, presidente di ProAlps. “Sapere che il Consiglio di Stato prende seriamente questa problematica e che si metterà d’impegno per chiedere soluzioni per noi è fondamentale. Perché all’interno del Ticino noi avremo l’impatto più grande, sia sindacalmente ma anche ambientalmente”.
In attesa di sedersi al tavolo delle trattative, il Comitato contro lo smantellamento scenderà in piazza lunedì 6 ottobre a Bellinzona.