Ricordo di Gianmaria Pusterla

Ricordo di Gianmaria Pusterla

Ci sono incontri che iniziano in modo semplice, quasi ordinario, ma che con il tempo rivelano la loro profondità. Il mio con Gianmaria fu così.
Fino a quel 7 gennaio 2019, al Bar Indipendenza di Chiasso, i nostri contatti erano stati solo professionali: lui giornalista, vicedirettore del Giornale del Popolo, io spesso oggetto delle sue domande. Quel giorno, però, fu l’inizio di un cammino condiviso che andò ben oltre il lavoro.
Dopo le elezioni cantonali, Gianmaria entrò nel mio staff. Era il nostro punto di riferimento per i media, ma ridurlo a questo ruolo sarebbe ingiusto. Con il suo modo di fare – cordiale, sereno, calmo – sapeva portare equilibrio anche nelle situazioni più turbolente. In direzione sapeva sempre ridimensionare tutto con lucidità, anche quando c’era tensione, tranquillizzando i tusan o l’eterno agitato Sacha.
Gianma era così: una presenza solida, positiva, profonda. Aveva fatto pace con il suo passato, vissuto nel bene e nel male, senza rimpianti. E per me non era solo un collaboratore. Era una persona con cui confrontarmi, su tutto, soprattutto su politica. Un fratello maggiore, con cui si parlava in dialetto, come si fa tra gente che si capisce davvero.
Sul lavoro era presenza discreta. Potremmo raccontare tanti aneddoti. Mi piace raccontarne uno, rammentatomi dal Cancelliere e pure lui uomo di questo Borgo Arnoldo Coduri.
La sera di quella tremenda nevicata che bloccò Bellinzona, il Gran Consiglio e l’intera viabilità, Gianma restò bloccato in ascensore a Palazzo governativo dopo la caduta della rete elettrica. A dire il vero un fatto non eccezionale… ma in quella serata lo fu per lui.
Evidentemente preoccupato, non si lasciò perturbare. Chiamò il Cancelliere: “mo cume fu a saltà fö?” con il suo solito tono ironico e allegro. Prontamente le chiavi della cancelleria lo estrassero, ma il rientro non fu dei più agevoli…
Questo ci mostra come lui fosse sempre osservatore e talvolta attore dei fatti, senza mai però voler apparire, come quando lavorava dietro le quinte per la comunicazione del Dipartimento.
Parlava spesso con orgoglio dei suoi figli, Valentina e Gianluca, e della gioia di essere nonno. Gli brillavano gli occhi quando raccontava dei progressi del piccolo Edoardo e del recente arrivo di Filippo. E poi Bea, la sua compagna di vita, la sua felicità. Con lei condivideva sogni e progetti per il tempo che sarebbe venuto dopo il lavoro. Un tempo che purtroppo è stato più breve del previsto. Ci siamo visti l’ultima volta qualche settimana fa, a Bellinzona. Come sempre, ci siamo trovati al Bar Incontro, il nostro solito posto. Un “feca” o un “bücer”, l’immancabile “paiéta”, e la solita conversazione fatta di politica, sport e vita.
Mi mostrò con un sorriso un vecchio video di lui stesso, portiere del suo FC Mendrisio in LNB. Era orgoglioso, ma soprattutto divertito: lo spirito era quello di sempre, allegro, positivo, tenace. Anche quando la malattia si è fatta sentire, Gianma ha mantenuto quello spirito. Al telefono, la voce era più affaticata, ma il tono rimaneva lo stesso. Positivo.
Come quando avrebbe dovuto vedere Marzio dopo una conferenza, ma c’era prima da passare dal medico. Con la sua solita discrezione, lasciava intendere tutto senza mai lamentarsi.
Oggi lo salutiamo con dolore, ma anche con gratitudine. Per quello che è stato, per ciò che ha dato, per l’esempio che lascia.
A Bea, Valentina, Gianluca e a tutta la famiglia va il mio e nostro abbraccio più sincero.

Ciao Gianma. Grazie da tütt. Bon viacc, Amiis.

Norman

Ricordo pubblicato nell’edizione di domenica 15 giugno 2025 de Il Mattino della domenica