Ripartenza, frontiere e ricadute positive

Ripartenza, frontiere e ricadute positive

Riflessioni del Presidente del Governo 
La ripartenza, per quella che viene ormai già considerata la terza fase post crisi coronavirus, è di quelle sparate. Sembra almeno questo il pensiero del presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi: “Ammetto che le decisioni delle ultime due settimane del Consiglio federale ci stanno traghettando fuori dalla crisi a passo di corsa. In Ticino avremmo voluto un po’ più di prudenza, ma posso capire le decisioni di Berna, confrontata con situazioni nei vari Cantoni e Regioni svizzere molto differenziate. In alcuni Cantoni soprattutto della Svizzera tedesca la pandemia ha colpito molto meno pesantemente che in Ticino e Romandia”, sottolinea Norman Gobbi. “Anche in Ticino c’è voglia di ripartenza e di normalità, soprattutto ora con la bella stagione. In settimana ho usato ancora la metafora di chi va in montagna per lanciare un messaggio: siamo arrivati in cima alla montagna; ora si tratta di ridiscendere, di tornare a casa. Siamo stanchi, le gambe ci fanno male: è il momento di fare molta attenzione per non inciampare e magari fare brutte cadute. Tutte le misure di allentamento già decretate o che entreranno in vigore il 6 giugno non devono farci dimenticare che il virus è ancora presente. Dobbiamo mettere in pratica le misure consigliate di protezione personale e di protezione verso gli altri: distanza sociale, disinfezione e lavaggio delle mani, mascherina in ambienti chiusi quando non si possono mantenere le distanze. Dobbiamo essere prudenti, ma non avere paura in questa fase”.
Uno degli aspetti più controversi è quello dell’apertura delle frontiere con l’Italia. “Beh, qui abbiamo assistito a una fuga in avanti da parte dell’Italia che ha del clamoroso, afferma il Consigliere di Stato Norman Gobbi. Gli italiani non possono ancora spostarsi tra Regione e Regione (questo almeno sino a venerdì 29 maggio, ndr) e il loro primo ministro annunciava già l’apertura delle frontiere con gli altri Stati! Senza poi alcun avviso, collaborazione o intesa con queste altre Nazioni, Svizzera compresa”. La consigliera federale Keller-Sutter, responsabile di Dipartimento di Giustizia e Polizia, ha subito dichiarato unilaterale questa decisione italiana, chiedendo più tempo per contrattare questa apertura dei confini. “Esatto, ed è quanto ho detto in qualità di presidente del Governo. Peccato che poi alcune persone qui in Ticino non abbiano trovato di meglio che attaccarmi in modo strumentale in quanto leghista. Ma non fa nulla. Rimane la sostanza e un paio di considerazioni personali. La sostanza: prima di riaprire con l’Italia, la Svizzera (non il leghista Gobbi…) vuole capire bene la situazione della curva dei contagi e di quanto accade in Lombardia e Piemonte e nelle altre Regioni. Le considerazioni personali: 1) constato che la parziale chiusura della frontiera ha praticamente azzerato la criminalità (e questo è un dato di fatto). 2) Ritengo che vi siano situazioni di affetti negati per la chiusura delle frontiere che vanno risolte al più presto. E abbiamo chiesto a Berna di fare qualcosa. 3) La chiusura, o comunque i controlli alle dogane hanno impedito ai “padroncini” italiani e a eventuali lavoratori in nero di venire in Ticino a fare concorrenza sleale ai nostri artigiani nel ramo dell’edilizia e non solo. Una boccata d’ossigeno per questo settore dell’economia ticinese che ha potuto riprendere l’attività dopo il blocco imposto per questioni sanitarie in modo un po’ più sostenuto. Anche su queste considerazioni invito i ticinesi a riflettere”, conclude il presidente del Governo Norman Gobbi.