Risposte alle interpellanze durante la seduta di Gran Consiglio del 16 ottobre 2023

Risposte alle interpellanze durante la seduta di Gran Consiglio del 16 ottobre 2023

Interpellanza: “La Ticiconsult era in regola ??”

Gentile Presidente,
Gentili ed Egregi deputati,

il 10 ottobre 2023 i deputati Sara Beretta Piccoli e Massimo Mobiglia per i Verdi Liberali ticinesi hanno presentato un’interpellanza al Consiglio di Stato invitando a fare chiarezza sulla società Ticiconsult Sagl nella quale sono attivi, a vario titolo, Marco Chiesa, Piero Marchesi e l’avv. Pierluigi Pasi e questo  «alla luce della confusione che si è creata in queste settimane sui media e soprattutto alla luce del fatto che si tratta di personalità pubbliche di primo rilievo della politica cantonale e federale».
Giova premettere che l’autorità di vigilanza sull’esercizio delle professioni di fiduciario è, per legge, autonoma e indipendente da ogni autorità amministrativa nella sorveglianza dell’attività di questa categoria professionale e non è sottoposta alle istruzioni del Consiglio di Stato (cfr. art. 18 cpv. 2 e 3 della Legge sull’esercizio della professione dei fiduciari-LFid). In simili circostanze, l’ossequio dei predetti principi impone al Consiglio di Stato il rispetto del proprio ruolo e di conseguenza di non prendere posizione in merito a casi specifici.
Stante questi limiti, in risposta parziale ai 3 quesiti posti vi leggo la nota allestita dall’autorità di vigilanza, che rimarco ancora una volta è autonoma e indipendente.
Nel mese di novembre 2022 l’Autorità di vigilanza è venuta a conoscenza – a seguito di due segnalazioni – che la società Ticiconsult Sagl era priva di un fiduciario autorizzato, per l’uscita di una persona abilitata. Da qui l’AV ha proceduto con le sue incombenze: anzitutto è stato inviato uno scritto all’attenzione della diretta interessata per accertare la sua posizione professionale, la quale non essendo più attiva nel ramo fiduciario è stata, su sua richiesta, stralciata dall’Albo cantonale (procedura di accertamento terminata nel mese di dicembre 2022).
Nel frattempo, anticipando l’intervento dell’AV che sarebbe giunto di lì a poco, i rappresentanti della società (in particolare la persona di Marco Chiesa), si sono fatti parte attiva per chiedere delucidazioni sull’applicazione della LFid al loro caso concreto e sono tenuti presso l’AV due incontri per le spiegazioni del caso (di prassi nel modus operandi dell’Autorità che mira, in primo luogo, a far sanare la posizione della società in questione).
La sanatoria è giunta poi con l’ingresso di un nuovo fiduciario autorizzato che ha sostituito la precedente uscente.
Da tale cronistoria della vicenda si può evincere un atteggiamento collaborativo delle parti interessate e una buona fede circa la volontà di conformarsi ai parametri legali vigenti nel nostro Cantone in ordine all’esercizio di attività fiduciarie, considerato che il tema sull’esercizio dell’attività fiduciaria da parte di avvocati iscritti nel Registro cantonale professionale può destare confusione sull’ambito di applicazione legale (ed è difatti spesso oggetto di richieste di parere).
Per questo, ancora in un recente comunicato, l’Autorità di vigilanza sui fiduciari ha tenuto a precisare che, a titolo generale, vige il principio secondo il quale l’attività fiduciaria è ammessa solo a condizione che sia svolta sotto la responsabilità di un fiduciario autorizzato. La legge ammette tuttavia in casi particolari, da verificarsi secondo la specifica fattispecie, che l’attività fiduciaria possa essere esercitata da un avvocato. È compito dell’autorità di vigilanza esaminare ogni domanda di assoggettamento alla LFid e compiere le verifiche circa il rispetto delle norme in vigore.
Tenuto conto del vigente segreto d’ufficio, sul caso concreto non vengono rilasciate dichiarazioni specifiche.

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Interpellanza “Junge Tat in Ticino, un segnale preoccupante!” 

Gentile Presidente,
Gentili ed Egregi deputati,
L’atto parlamentare in questione si riferisce all’azione dimostrativa effettuata da almeno 4 membri del gruppo Junge Tat, sabato 30 settembre 2023 a Bellinzona, i quali con i volti coperti dal passamontagna hanno azionato fumogeni rossi e srotolato uno striscione dalla Torre di Castelgrande con una scritta in inglese e in italiano “migranti a casa”. Il Municipio di Bellinzona ha ritenuto che non vi fossero le premesse giuridiche per intentare un’azione legale nei confronti del movimento.
Fondato attorno al 2021, Junge Tat ha come principale scopo quello di attirare l’attenzione mediatica attraverso azioni pubbliche (16 sin dalla sua fondazione) prevalentemente in Svizzera tedesca, preparate con efficienza e professionalità. I loro video vengono promossi attraverso i canali social con lo scopo di attirare l’attenzione del pubblico e reclutare nuovi membri.
Conta tra i 10 e i 20 membri permanenti, ma ha più di 6800 persone iscritte al proprio canale Telegram. Non è da escludere che vi siano ulteriori simpatizzanti sui social media.
Prima di entrare nel merito delle domande poste, va premesso che per contrastare fenomeni di radicalizzazione ed estremismo violento in Ticino come in altri Cantoni è attiva la Piattaforma cantonale di prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento. Essa si inserisce nel Piano d’azione nazionale (PAN) per prevenire e combattere la radicalizzazione e l’estremismo violento coordinato dalla Rete integrata Svizzera per la sicurezza.
La Piattaforma è stata creata nel 2018 e comprende rappresentanti di vari Dipartimenti e Uffici, della Città di Lugano, nonché della Polizia cantonale. La Piattaforma si focalizza sulla prevenzione – organizzando formazioni e momenti di sensibilizzazione – e collabora strettamente con gli organi competenti nei vari Cantoni. Sono monitorate varie tipologie di estremismo, quali l’estremismo di destra, l’estremismo di sinistra e il jihadismo. Recentemente è stata introdotta una nuova categorizzazione – l’estremismo monotematico – che prende in considerazione estremismi che rifiutano alcuni aspetti dei fondamenti della democrazia e dello Stato di diritto. Spesso più temi e forme di estremismo si sovrappongono e coesistono.
Questo sembra essere il caso di alcuni membri attivi di Junge Tat, le cui biografie segnalano percorsi ideologici con radici sia nell’estrema destra (con connotazioni neo-naziste) sia nell’estremismo monotematico. Tuttavia, fintanto che l’azione non risulta violenta, in Svizzera non è possibile intervenire dal punto di vista legale.
Nell’interpellanza viene espressa giustamente preoccupazione per “la pubblicità e l’eco dell’azione del gruppo di estrema Junge Tat”.
Il Consiglio di Stato desidera tuttavia far notare che, per quanto sia importante approfondire la tematica e verificare l’operato dello Stato per contrastare estremismi di ogni tipo, è anche vero che bisogna riflettere sullo spazio che viene dato ad azioni dimostrative e polarizzanti come quella avvenuta a Bellinzona. Il lavoro di prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo va affrontato in modo trasversale, coinvolgendo istituzioni, strutture ordinarie, enti ed associazioni del territorio, e l’intera società civile. In questo contesto è altresì importante rafforzare delle visioni positive di tematiche quali l’integrazione, la partecipazione e la tutela dalle discriminazioni: un lavoro importante a cui contribuiscono più Dipartimenti e Uffici.
All’interno del Dipartimento delle istituzioni, il Servizio per l’integrazione degli stranieri – attraverso la Delegata cantonale all’integrazione – svolge un lavoro importante di prevenzione in collaborazione con numerosi enti del territorio, lavoro che, favorendo la coesione sociale, contribuisce anche alla prevenzione della radicalizzazione e degli estremismi.

In risposta alle domande formulate, va detto quanto segue:

  1. Ci sono segnali di una intensificazione dei fenomeni di estremismo, in particolare da parte del gruppo Junge Tat?
    In merito all’evoluzione del fenomeno degli estremismi, e più specificatamente quello dell’estrema destra, l’ultimo rapporto del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) “La sicurezza della Svizzera 2023” conferma che il potenziale di violenza degli ambienti dell’estremismo di destra nei prossimi anni rimarrà stabile. In prospettiva il SIC prevede che: “La loro motivazione a impiegare tale potenziale aumenterà però ancora come conseguenza delle numerose denunce e di alcuni attacchi alla loro integrità fisica. Inoltre il potenziale di reclutamento e le attività cresceranno grazie alla propaganda effettuata da alcuni gruppi in modo professionale ed efficiente. Nell’estremismo violento di destra, le persone che si sono radicalizzate online e si muovono al di fuori delle strutture costituiscono la minaccia maggiore e, nel contempo, la sfida più grande per i servizi di intelligence”. (fine citazione)
    Quindi stando al rapporto del SIC sembrerebbe che non sono tanto le forme organizzate come Junge Tat a preoccupare le autorità di polizia, quanto piuttosto l’azione di singoli elementi al di fuori di organizzazione più strutturate.
    Junge Tat è noto SIC che lo cita due volte nel rapporto 2023: per danni materiali, e per la strumentalizzazione di temi di attualità per le proprie azioni nello spazio pubblico.
    Sempre l’ultimo rapporto del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) “La sicurezza della Svizzera 2023” informa sul numero di eventi di matrice estremista violenta. Quelli compiuti dall’estremismo di destra nel 2022 sono stati in totale 36, di cui 5 eventi violenti. Quelli compiuti dall’estremismo di sinistra, sempre nel 2022, sono stati 220 (6 volte di più rispetto a quelli compiuti dall’estremismo di destra), di cui 89 eventi violenti[. “Nei prossimi anni – si legge nel rapporto citato – le manifestazioni e gli atti di vandalismo resteranno le principali forme di azione dell’estremismo di sinistra. Inoltre è lecito attendersi azioni – con o senza l’uso della violenza – contro persone da essi ritenute di estrema destra. Quest’aspettativa contrasta con l’esperienza degli scorsi anni in cui vi è stata reticenza a usare la violenza direttamente contro le persone. Ma gli ambienti dell’estremismo violento di sinistra continueranno a sentirsi provocati, poiché alcune parti degli ambienti dell’estremismo di destra sono sempre motivate a rivendicare spazio nella sfera pubblica e nei dibattiti sociali. Gli ambienti dell’estremismo di sinistra potrebbero di conseguenza suscitare interesse in favore dell’antifascismo in ampie fasce della popolazione e, in caso estremo, convincere alcune persone a preparare e commettere atti di violenza soprattutto contro altre persone”, (fine citazione).
  1. Come vengono tenuti sotto controllo i social media e i canali di questi gruppi di estrema destra, che sfruttano le nuove forme di comunicazione per diffondere messaggi di odio, razzismo e omofobia?
    In Svizzera esiste una norma penale contro la discriminazione e l’incitamento all’odio (articolo 261bis del Codice penale), la quale punisce atti discriminatori sulla base dell’appartenenza culturale o etnica, della religione e dell’orientamento sessuale. Tali atti risultano punibili tuttavia solo se commessi in pubblico.
    I discorsi d’odio sono un problema sociale. Le manifestazioni di ostilità e le discriminazioni feriscono le persone nella loro dignità, scatenano paure e possono portare alla violenza. Secondo le circostanze, chi commette queste azioni si rende punibile.
    I messaggi di odio e di discriminazione vengono monitorati nell’ambito di vari progetti, sia a livello federale che cantonale, e oggetto di un rapporto di analisi annuo. Nel 2022, la Rete di consulenza per le vittime del razzismo ha documentato e analizzato 708 casi di discriminazione razziale, ossia 78 in più rispetto all’anno precedente. Questo aumento delle segnalazioni dimostra la maggiore disponibilità della popolazione svizzera a impegnarsi attivamente contro il razzismo. A tal fine, la Commissione federale contro il razzismo (CFR) ha pure creato una Piattaforma di segnalazione dei discorsi d’odio razzisti online, mentre in Ticino è attivo il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni (CPD), che collabora con il Servizio integrazione degli stranieri (SIS) del Dipartimento delle istituzioni.
  1. Come avviene lo scambio di informazioni con la polizia federale, che ha messo sotto osservazione il gruppo Junge Tat?
    Il monitoraggio e l’attività preventiva nell’ambito degli estremismi violenti sono una competenza del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), al quale sono sottoposte anche le Autorità d’esecuzione cantonali. L’eventuale perseguimento penale, di regola, è competenza della Polizia giudiziaria federale secondo le direttive del Ministero Pubblico della Confederazione. Le Autorità federali, in occasione di reati di competenza cantonale, informano e delegano alle Autorità cantonali di perseguimento penale.
  1. Ci sono elementi che permettono di escludere che persone residenti nel nostro Cantone sono legate a questo gruppo?
    Per quanto riguarda legami diretti tra residenti in Ticino e Junge Tat vi sono al momento elementi che escludono un’appartenenza a Junge Tat, al di là dell’iscrizione al loro canale Telegram. Il gruppo è infatti attivo soprattutto in Svizzera tedesca. Sia i contenuti del sito, sia i video sono infatti solo in lingua tedesca. Le azioni intraprese al Castelgrande e una precedente alla frontiera di Chiasso fanno presumere che la scelta dei luoghi sia stata fatta per la loro importanza a livello simbolico nella narrativa del gruppo (Bellinzona: fortezza; Chiasso: frontiera). Mentre varie inchieste hanno mostrato dei legami con singole persone in Svizzera romanda, per ora come detto, non vi è evidenza circa legami accertati con il Ticino. Non si può tuttavia escludere che vi siano in Ticino simpatizzanti del gruppo, attivi in particolare nei social media.

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Interpellanza “Quale futuro per gli Uffici di esecuzione nelle Valli?”

  1. Premessa

Prima di entrare nel merito delle domande poste con l’interpellanza in oggetto, tengo a sottolineare a titolo di premessa come l’equa distribuzione delle autorità e dei servizi sul territorio cantonale rappresenti un caposaldo delle politiche promosse dal sottoscritto a contare dal 2011 in qualità di Direttore del Dipartimento delle istituzioni. Un principio che persegue il duplice obiettivo di garantire la prossimità dei servizi dello Stato alla cittadinanza e di rafforzare la presenza delle Istituzioni nelle regioni periferiche del Cantone.

Prova ne sono i progetti concreti che sono stati intrapresi negli anni, a iniziare dal trasferimento dell’Ufficio del registro di commercio da Lugano a Biasca, la cui decentralizzazione, rammento, aveva generato delle critiche che sono state superate dall’ottimo servizio sempre reso dall’Ufficio, come certificato lo scorso anno dall’Ufficio federale di giustizia nel corso della prima ispezione svolta.
Un progetto voluto e difeso dal sottoscritto, a cui è seguita ad esempio la creazione dei Centri di competenza cantonali dell’Ufficio di esecuzione – Contact center e Centro precetti esecutivi –, situati a Faido, l’acquisizione del Cantone dell’Infocentro di Pollegio utilizzato negli ambiti di attività della Sezione del militare e della protezione della popolazione, così come la riforma delle Autorità di protezione al vaglio del Parlamento, che assicura la presenza capillare delle autorità sul territorio. Aggiungo che il sottoscritto è presente in rappresentanza del Cantone nel Consiglio di fondazione della Fondazione Alpina per le Scienze della Vita di Olivone, in cui opera l’Istituto Alpino di Chimica e di Tossicologia, che, nel settore della medicina legale, assicura quotidianamente delle prestazioni essenziali a livello della tossicologia forense ai fini dell’attività in particolare del Ministero pubblico.

Tutti progetti concreti che dimostrano la volontà del Dipartimento delle istituzioni di promuovere e rafforzare le regioni periferiche del Cantone, anche con la presenza fisica delle autorità e dei servizi dello Stato che avvicinano le Istituzioni alla cittadinanza, nel rispetto dell’efficienza e dell’efficacia organizzativa dei servizi interessati.

 

  1. Contesto di attività del settore esecutivo e fallimentare

Permettetemi pure, prima di fornire le risposte ai quesiti puntuali posti con l’interpellanza, di meglio contestualizzare l’attività dell’Ufficio di esecuzione e dell’Ufficio dei fallimenti, citati nell’atto parlamentare, portando alla vostra attenzione i dati di attività riferiti all’anno 2022 di cui al Rendiconto annuale del Consiglio di Stato nonché alla raccolta regolare svolta dagli uffici.

Riassumo qui oralmente le considerazioni generali rispetto ai dati di attività riportati nelle due tabelle relative all’Ufficio di esecuzione e all’Ufficio dei fallimenti che trasmetterò quindi in seguito per completezza all’attenzione degli interpellanti.

[Tabelle di dettaglio circa le statistiche di attività trasmesse in seguito agli interpellanti]

Dati di attività 2022 dell’Ufficio di esecuzione

 

Attività Mendrisio Lugano Bellinzona Locarno Vallemaggia Riviera Blenio Leventina
Pignoramenti 12’430 32’203 15’814 14’795 959 4’252 1’385 2’656
Realizzazioni 20 109 3 15 1 2 1 2
Procedure giornaliere medie per collaboratore 19 18 34 22 4 10 6 12
Utenza giornaliera media allo sportello 20 70 25 25 <1 3 <1 6

* Il dato di Locarno e Mendrisio sulle realizzazioni comprende le realizzazioni immobiliari rispettivamente del Sopraceneri e del Sottoceneri, centralizzate presso tali uffici.

Dati di attività 2022 dell’Ufficio dei fallimenti

 

Attività Mendrisio Lugano Bellinzona Locarno Vallemaggia Riviera Blenio Leventina
Fallimenti aperti 234 703 136 177 7 24 3 20
Realizzazioni 46 136 38 45 2 15 4 2
Liquidazioni 155 651 134 118 4 24 7 13

 Utenza giornaliera: Apertura su appuntamento (sin dal 2015, come indicato nel seguito)

 

Considerazioni generali

Per quanto attiene all’Ufficio di esecuzione, i dati di attività mostrano la naturale differenza in termini quantitativi dell’attività tra le varie sedi del medesimo. Segnalo in particolare le procedure giornaliere medie per collaboratore, che se per le sedi di Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno si avvicinano, e in alcuni casi superano, le 20 procedure, per le agenzie di Cevio, Biasca e Acquarossa si attestano rispettivamente a circa 4, 10 e 6 unità.

A livello dell’utenza allo sportello, l’affluenza presso le sedi di Cevio e Acquarossa risulta alquanto limitata rispetto alle altre sedi dell’ufficio, situandosi in una media giornaliera attorno a un’unica persona che si presenta allo sportello. Una tendenza legata anche alla digitalizzazione dei servizi per i quali la cittadinanza può usufruire – come avviene in altri settori del Dipartimento delle istituzioni, penso alla Sezione della popolazione e alla Sezione della circolazione in particolare – delle procedure online (ad esempio per l’estratto esecutivo), che hanno portato a utilizzare sempre meno la funzione dello sportello fisico degli uffici. Nello specifico, l’utenza delle agenzie dell’Ufficio di esecuzione richiede le seguenti prestazioni: per il 50% estratti esecutivi, per il 40% consulenze di vario genere e per circa il 10% pignoramenti e consegna documenti.

Per quanto concerne l’Ufficio dei fallimenti, l’apertura su appuntamento delle agenzie è in uso sin dall’introduzione del circondario unico avvenuta nel 2015. La tipologia di procedura è infatti ben diversa da quella di pignoramento, in cui il debitore gioca un ruolo attivo durante tutta l’esecuzione forzata, al contrario di quanto avviene nella procedura di fallimento. In tale procedura il ruolo del dominus è assunto dall’amministrazione del fallimento, quindi dall’Ufficio dei fallimenti che gestisce tutti gli averi del fallito. Il debitore viene convocato dall’Ufficio fallimenti a dipendenza delle esigenze procedurali. Nel settore fallimentare non vi è praticamente utenza allo sportello, in quanto le comunicazioni tra l’ufficio, i creditori e i debitori avvengono in forma cartacea, fatta eccezione per l’interrogatorio del fallito e le assemblee dei creditori.

A fronte di queste doverose considerazioni preliminari, rispondo come segue ai quesiti posti:

 

  1. Può il Consiglio di Stato aggiornarci in merito ai timori sul futuro degli Uffici di esecuzione nelle Valli? Quali rassicurazioni può darci? Condivide l’importanza del mantenimento dell’UE nelle Valli?

L’ubicazione delle sedi e delle agenzie dell’Ufficio di esecuzione e dell’Ufficio dei fallimenti è sancita dall’articolo 1 della Legge cantonale di applicazione della legge federale sulla esecuzione e sul fallimento (LALEF). In tale contesto, i timori espressi dagli interpellanti risultano infondati, visto che tutte le eventuali modifiche alle disposizioni di legge devono essere avallate dal Parlamento, come avvenuto a suo tempo con la riorganizzazione del settore esecutivo e fallimentare di cui al Messaggio governativo n. 7371 dell’11 luglio 2017.

In quest’ottica, tengo comunque a rassicurare che la presenza delle agenzie dell’Ufficio di esecuzione nelle regioni periferiche del Cantone è confermata dal Dipartimento che dirigo e dalla Divisione della giustizia. L’importanza delle agenzie nel contesto del settore esecutivo cantonale è indiscutibile. Le attuali aperture parziali delle agenzie di Cevio, Biasca e Acquarossa dell’Ufficio di esecuzione garantiscono un adeguato servizio all’utenza, ritenuto che molte prestazioni possono essere richieste telefonicamente, tramite il Contact Center di Faido o tramite i servizi
online. I creditori non si interfacciano praticamente mai allo sportello, mentre i debitori si rivolgono allo sportello solo se sono stati convocati, per ricevere informazioni di carattere generale o per effettuare pagamenti.

Riprendo qui l’estratto della risposta del Consiglio di Stato all’interrogazione dell’anno 2020 riportata dagli interpellanti con riferimento alla situazione della Vallemaggia, in cui il Governo rimarcava in risposta alla domanda 1, cito, “quanto all’apertura parziale dello sportello di Cevio, va avantutto precisato che non si tratta di un ridimensionamento rilevante, (…) ma di un mero adeguamento alle esigenze di pochi utenti dell’ufficio. Come visto nelle statistiche che vi trasmetterò, meno di un utente al giorno!

La flessibilità nell’organizzazione di tali servizi, in particolare mediante le aperture parziali, risulta quindi fondamentale proprio per giustificare la presenza delle agenzie rispetto all’attività che contraddistingue le sedi riferite ai centri urbani del Cantone. Ciò a fronte delle statistiche di attività che a prima vista potrebbero cozzare con l’efficienza dei servizi dell’Amministrazione cantonale, oggetto altresì di un recente atto parlamentare promosso dal Partito liberare radicale che – come me – promuove peraltro la digitalizzazione che di fatto, riduce ad esempio l’utenza presso gli uffici.

L’obiettivo del Dipartimento delle istituzioni, e per esso della Divisione della giustizia, è di continuare a mantenere tali presidi dello Stato nelle regioni periferiche, ricercando delle modalità organizzative flessibili e rispettose della parità di trattamento dei funzionari dello Stato, come già oggi in atto – e lo vedremo in seguito quando tematizzerò la questione legata alle Preture di Valle. Modalità organizzative che consentono di giustificare la presenza del servizio con una gestione efficiente, efficace e parsimoniosa delle risorse a disposizione, come peraltro imposto a noi tutti dalla Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato, assicurando le prestazioni e un servizio di qualità in favore della popolazione, nei tempi e modi adeguati alle esigenze di una società che vieppiù usufruisce di prestazioni digitali.

 

  1. Più in generale, oltre al mantenimento nelle Valli di questi importanti servizi, quali visioni ha il Consiglio di Stato sulla delocalizzazione di servizi cantonali, anche considerando una digitalizzazione sempre più presente nell’amministrazione cantonale?

Riprendo in entrata anche in questa sede l’indicazione del Consiglio di Stato in risposta al già citato atto parlamentare del 2020: “La dislocazione di altri servizi e la creazione di nuovi impieghi a sostegno delle zone periferiche è sempre un tema di attualità per lo scrivente Governo che reputa che tutti i Dipartimenti debbano fare degli sforzi in tal senso”.

Personalmente, condivido l’importanza del tema della digitalizzazione menzionato dagli interpellanti. In generale, tutte le autorità e tutti i servizi dello Stato e dell’Amministrazione cantonale saranno chiamati in futuro a operare delle riflessioni dal profilo organizzativo. Non tanto sulla presenza fisica degli stessi sul territorio, quanto sulla loro prossimità alla cittadinanza intesa nella capacità di rispondere in modo efficiente, efficace e tempestivo ai nuovi bisogni della popolazione, garantendo le prestazioni previste dalla legge. Un aspetto che deriva sia dall’evoluzione della nostra società sia dalla digitalizzazione in atto, traversale in tutti i settori, che richiede una ridefinizione dei processi di lavoro interni.

Questo cambiamento potrà rappresentare un’opportunità per le regioni periferiche, al fine di accrescerne l’attrattiva quale luogo di vita privilegiato, e per l’Amministrazione cantonale nel rivalutare l’organizzazione dei propri servizi e dunque eventuali dislocazioni. Ciò che comunque richiede alla base una volontà politica nel voler rafforzare la presenza dello Stato nelle Valli, così come una flessibilità da parte dei funzionari, a cui si aggiunge una ponderazione fondata su un’oculata gestione delle finanze pubbliche, più che mai essenziale nel momento storico che sta vivendo il nostro Cantone. Un principio che, come detto, ho fatto e farò proprio nell’affrontare le riorganizzazioni promosse all’interno del Dipartimento che dirigo.

 

  1. Quali sono le concrete ipotesi di occupazione dei Pretori nelle Valli?

L’organizzazione delle Preture civili delle Valli, situate nei Distretti di Riviera, Blenio, Leventina e Vallemaggia, rappresenta un esempio virtuoso di quella flessibilità gestionale evidenziata nelle risposte ai quesiti precedenti.

I cosiddetti “Pretori di Valle” infatti oggi operano a tempo parziale nelle Preture civili, con relativa presenza fisica solo alcuni giorni della settimana, fungendo nel contempo da giudici presso la Pretura penale, con sede a Bellinzona e con giurisdizione sull’intero territorio del Cantone ai sensi dell’articolo 39 della Legge sull’organizzazione giudiziaria. Un’operazione lungimirante promossa a suo tempo con la creazione della Pretura penale, che ha consentito da un lato di salvaguardare l’esistenza delle Preture civili delle Valli, che altrimenti non si sarebbe potuta giustificare a fronte delle statistiche di attività profondamente differenti da quelle delle Preture degli altri Distretti del Cantone; dall’altro, di valorizzare le risorse e le competenze altamente qualificate già presenti nella Magistratura ticinese, sempre in un’ottica di parità di trattamento, pensando al carico di lavoro.

Tale impostazione, sottolineo anche qui sancita dalla legge e una cui eventuale modifica è di competenza del Parlamento, è confermata. Ciò visto che questa impostazione ha permesso e permette di assicurare in modo flessibile le competenze attribuite dalla legge alle Preture di Valle e alla Pretura penale, rimarcando qui come l’organico di quest’ultima sarà oggetto di una proposta di rafforzamento da parte del Consiglio di Stato, vista l’evoluzione dell’attività.

Per quanto riguarda le prospettive future delle Preture di Valle, così come per tutte le Autorità giudiziarie cantonali, occorre evidenziare il progetto nazionale di digitalizzazione della Giustizia denominato “Justitia 4.0”, volto alla digitalizzazione e alla trasformazione della Giustizia in campo penale, civile e amministrativo federale, implicando la sostituzione degli incarti cartacei con i dossier elettronici, lo scambio di atti giuridici per via elettronica e la visualizzazione elettronica degli atti. Il Consiglio federale ha licenziato in data 15 febbraio 2023 il Messaggio concernente il rispettivo disegno di legge, che prevede l’obbligo di comunicare in digitale per le Autorità giudiziarie che applicano il Codice di procedura penale, il Codice di procedura civile e la procedura amministrativa federale, comprese quindi le Giudicature di pace e le Autorità di protezione. Un obbligo valido anche per gli Uffici di esecuzione e dei fallimenti nella comunicazione con le Autorità giudiziarie interessate.

Tale cambiamento radicale nel modo di lavorare delle Autorità giudiziarie e degli uffici coinvolti comporterà la trasformazione delle organizzazioni e dei processi interni di lavoro interni. Un cambiamento che richiederà una valutazione anche a livello dell’equilibrio dei carichi di lavoro sul territorio cantonale. Un progetto epocale di cambiamento che vuole rafforzare la già citata prossimità delle Istituzioni alla cittadinanza intesa nella capacità di rispondere in modo efficiente, efficace e tempestivo ai bisogni della popolazione, sottolineando che la Giustizia costituisce un elemento fondamentale di democrazia e coesione sociale nonché un fattore competitivo determinante per un territorio. Una Giustizia che si vuole moderna, in tutte le regioni della Svizzera e in tutti i Distretti della Repubblica e Cantone Ticino.

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Interpellanza “Simonetta Perucchi Borsa e Consiglio della magistratura: il circo ricomincia….”

Gentile Presidente,
Gentili ed Egregi deputati,

il 3 ottobre 2023 i deputati Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi per MPS-Indipendenti hanno presentato un’interpellanza al Consiglio di Stato sulla recente auto-sospensione dal Consiglio della Magistratura del suo membro avv. Simonetta Perucchi Borsa.
Come ampiamente riferito anche dagli organi di stampa (in specie dal quotidiano “La Regione”), negli scorsi giorni l’avv. Perucchi Borsa, in seguito all’avvio di un procedimento penale nei suoi confronti, ha inoltrato al Presidente del Consiglio della magistratura giudice Damiano Stefani la sua auto- sospensione temporanea dalla carica in attesa dell’esito delle indagini.
Fatta questa premessa, risponderò ora come segue ai quesiti posti, con tuttavia una debita premessa quale Direttore del Dipartimento delle istituzioni, Dipartimento al quale afferisce il Potere giudiziario dal punto di vista generale dell’amministrazione della giustizia.
Avrete letto l’interpellanza dalla quale emerge una grave, quanto immotivata sfiducia nel sistema giudiziario ticinese, riportando locuzioni di pericolosa superficialità (“cane non mangia cane”) e tentando di strumentalizzare un caso giudiziario per fini difficilmente comprensibili. Nel rispetto dei reciproci ruoli, tengo a far notare ai firmatari dell’interpellanza, i principi fondamentali dello Stato di diritto, quali la presunzione di innocenza e la separazione dei poteri, applicabili anche nel caso dell’avv. Perucchi Borsa, come meglio preciserò nelle risposte ai quesiti posti che vado ora ad esporre.

  1. La direzione del Dipartimento Istituzioni ha discusso o intende discutere con il Consiglio della Magistratura dell’autosospensione della signora Simonetta Perucchi Borsa?
    Tra i valori cardine del nostro Stato di diritto vi sono il principio della separazione dei poteri e dell’indipendenza della Magistratura. In simili circostanze, il rispetto di predetti principi, come pure la certezza del diritto, impongono al Dipartimento delle istituzioni, che è parte dell’Esecutivo cantonale, il rispetto del proprio ruolo e di conseguenza di non prendere posizione in merito al caso specifico, tantomeno di esprimersi su procedimenti giudiziari ancora in corso dei quali si è peraltro preso conoscenza da parte dei media, o di prendere contatto con il Consiglio della Magistratura.   
  2. Condivide la valutazione secondo la quale le attuali disposizioni di Legge non contemplano il concetto di concetto, né la possibilità, di “un’autosospensione” dal Consiglio della magistratura?
    La Costituzione cantonale sancisce che il Consiglio della Magistratura si compone di sette membri: quattro eletti dal Gran Consiglio e tre dall’assemblea dei magistrati a tempo pieno, secondo le modalità stabilite dalla legge. La Legge sull’organizzazione giudiziaria non prevede l’autosospensione di un membro del Consiglio della Magistratura laico, eletto quindi dal Parlamento, com’è qui il caso. La precedente prassi del Consiglio della Magistratura – pure concernente un membro laico eletto dal Parlamento – l’ha comunque già accettata.
    Il Consiglio della Magistratura sta approntando un suo regolamento che colmerà questa lacuna. Nello stesso senso, si segnala che è al vaglio del Consiglio di Stato (Divisione della giustizia) un’iniziativa parlamentare generica della Commissione giustizia e diritti che chiede l‘introduzione all’articolo 79 della LOG di un capoverso che menzioni espressamente il regolamento del Consiglio della Magistratura.
  3.  Intende, ai sensi dell’articolo 81 della Legge sull’organizzazione giudiziaria, chiedere al Consiglio della Magistratura, d’avviare un procedimento nei confronti della signora Simonetta Perucchi Borsa?
    L’articolo 81 capoverso 1 della Legge sull’organizzazione giudiziaria prevede che “il procedimento disciplinare è avviato dal Consiglio della magistratura d’ufficio o su segnalazione motivata di un’autorità o di un terzo”. Ora, ribadito quanto risposto alla domanda 1, una richiesta del Consiglio di Stato di avviare una procedura disciplinare sulla scorta di fatti non ancora accertati in sede giudiziaria, quali sono attualmente quelli a conoscenza di questo Consiglio e dell’opinione pubblica più generale, non solo sarebbe inopportuna, ma anche lesiva dei più elementari principi su cui si fonda uno Stato di diritto, e in primo la presunzione di innocenza. Qualora la procedura a carico dell’avv. Perucchi Borsa dovesse concludersi con una sua condanna, evidentemente sarà compito del Consiglio della Magistratura procedere nelle sue incombenze di legge, anche di natura disciplinare. Se invece le indagini dovessero concludersi con l’accertamento che i fatti non sussistono, ne risulterebbe per l’interessata un grave danno qualora fosse avviata un’inopportuna quanto prematura inchiesta disciplinare.