Sicurezza: per una rete senza buchi

Sicurezza: per una rete senza buchi

Norman Gobbi presiede l’organo federale che coordina Berna e i Cantoni.

Pandemie, catastrofi, attacchi informatici ad infrastrutture sensibili. Sono eventi che possono mettere a dura prova la rete di sicurezza nazionale e che per essere affrontati richiedono un apparato collaudato ed efficiente. Nel 2010 il Consiglio federale ha costituito la Rete integrata per la sicurezza, dotato di una piattaforma politica composta da quattro rappresentanti, due della Confederazione e due dei Cantoni. Da ieri, il consigliere di Stato Norman Gobbi ha assunto la presidenza di turno di questo organismo, denominato «Meccanismo di consultazione e coordinamento». Oltre a lui, presente in quanto presidente della Conferenza governativa per gli affari militari, ne fanno parte i consiglieri federali Simonetta Sommaruga (direttrice del Dipartimento di giustizia e polizia) e Ueli Maurer (direttore del Dipartimento della difesa e della protezione della popolazione), unitamente al presidente della Conferenza dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia Hans-Jürg Käser (BE). 

Il rapporto sulla politica di sicurezza del 2010 assegna congiuntamente a Confederazione e Cantoni la responsabilità in questo settore. Dal documento era emerso che nell’ambito dell’aiuto in caso di catastrofe e in situazioni di emergenza mancavano sia strutture di coordinamento e di condotta intercantonali sia procedure standardizzate. La Rete integrata e il suo organo politico si prefiggono pertanto di aiutare ad individuare le minacce e i pericoli per poi contrastarli e gestirli in maniera coordinata con la partecipazione dei differenti partner. «Proprio per questo», spiega Gobbi, «in novembre avrà luogo un’esercitazione importante sull’arco di tre settimane a livello nazionale per mettere alla prova i meccanismi, individuare doppioni o eventuali vuoti di competenza». L’esercitazione si focalizzerà su un situazione di catastrofe con uno scenario di pandemia e penuria di energia elettrica, mettendo alla prova la collaborazione di tutti i partner che costituiscono la rete di sicurezza, dall’esercito alle polizie, dai pompieri ai mezzi di soccorso sanitari. «Il nostro organo si concentra sui meccanismi di funzionamento e non sulla parte operativa. Semmai vengono affrontati i problemi che emergono a livello operativo, in termini di competenze e di risorse.  Dobbiamo saggiare la capacità di reazione dei Cantoni e capire quando raggiungono il loro limite a livello e deve intervenire in aiuto il livello superiore». Ma com’è lo stato di funzionamento attuale? «Di per sé la macchina funziona. Attraverso questo tipo di esercizi è comunque importante verificare le cose che non vanno. per adottare i necessari correttivi. Diciamo che serve un’esercitazione più regolare. Dal punto di vista politico, è difficilissimo organizzare un esercizio di stato maggiore con vari governi e in cui ci si abitui a condurre in stato di crisi».

Giovanni Galli, Corriere del Ticino, 02.07.2014

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