Tifo: se calcio e violenza vanno a braccetto

Tifo: se calcio e violenza vanno a braccetto

Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 6 luglio 2019 del Corriere del Ticino
 
L’analisi delle partite di Super League e Challenge League della scorsa stagione ha rilevato disordini nel 46% dei casi Paul Winiker: «Troppi problemi avvengono fuori dallo stadio» – Norman Gobbi: «In Ticino abbiamo già fatto molto»
Il mondo del calcio ha un problema, e si chiama violenza fuori e dentro gli stadi. Secondo uno studio pubblicato ieri, basato per la prima volta su tutte le partiti di Super League e Challenge League di un’intera stagione (2018/2019), ovvero 457 incontri, nel 46% dei casi sono stati rilevati disordini. In sostanza, in Svizzera la violenza è presente in quasi la metà dei match del calcio professionistico. «Il 46% è troppo», ha spiegato Paul Winiker, consigliere di Stato lucernese e membro della Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia (CDCGP), nel commentare i dati presentati in conferenza stampa a Berna. Secondo Winiker, per affrontare il problema, sarà necessario verificare se le misure previste dal Concordato intercantonale anti-hooligan debbano essere adattate. Entro il primo trimestre del 2020 è atteso un primo rapporto in questo senso, ma Winiker ha precisato che bisognerà agire prima e quindi, nel frattempo, le misure già esistenti dovranno essere applicate con maggiore fermezza e in modo più omogeneo.
Ricordiamo che, proprio in questo senso, la consigliera federale Viola Amherd, in collaborazione con l’Associazione Svizzera di Football (ASF) e la Swiss Football League (SFL), ha presentato martedì scorso le tre priorità del suo Dipartimento contro la violenza durante le partite di calcio. Priorità che prevedono di «emanare in modo coerente i divieti di accedere agli stadi», «migliorare la collaborazione tra i club e le autorità» e infine di «verificare i certificati dei club nell’ambito della sicurezza». A tal proposito, ieri il segretario generale della CDCGP Roger Schneeberger ha spiegato che i divieti di accesso saranno emanati il prima possibile e l’obbligo di presentarsi in Polizia verrà applicato in modo più rigoroso. Inoltre, ha sottolineato Schneeberger, il processo di identificazione e di sanzione dei tifosi violenti sarà intensificato e armonizzato a livello intercantonale.
 
Materiale pirotecnico
Dai dati presentati ieri è inoltre emerso che negli stadi il problema principale riguarda il materiale pirotecnico: durante la stagione 2018/2019, il 44,6% delle infrazioni era infatti legato al suo utilizzo. Tuttavia, ha voluto evidenziare Paul Winiker, la maggior parte delle violenze e dei danni materiali avvengono al di fuori dello stadio, a margine della partita. In particolare lungo il percorso dall’impianto sportivo alle stazione, spesso teatro di cortei dei tifosi. Il presidente della SFLHeinrich Schifferle, a questo proposito, ha spiegato che in futuro i treni speciali destinati ai tifosi non potranno più avere finestrini che si possono aprire, per evitare che vengano lanciati oggetti dal convoglio in corsa. L’introduzione di biglietti nominali e personalizzati, invece, è in fase di studio ma al momento non sembra essere una valida alternativa, ha fatto capire il presidente della SFL.

Registrati 1.579 supporter
A fine giugno di quest’anno, il registro degli hooligan (HOOGAN) conta 1.579 persone. Tra le misure messe in atto figurano 573 divieti di accesso allo stadio, 371 divieti di perimetro e in venti casi vi è l’obbligo di presentarsi in un posto di polizia. Tra i casi maggiormente citati e perseguiti vi sono infrazioni della legge sugli esplosivi (289 casi), violazione del divieto di coprirsi il volto (225) e violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari (135).

«Semplificare le misure»
Nel nostro cantone la questione ha fatto parecchio discutere e ha visto in particolare attivo il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, per trovare delle soluzioni per combattere il fenomeno. Gobbi ha infatti elaborato lo scorso anno una serie di misure che i club sportivi sono stati chiamati a implementare entro la fine della stagione: due delle quali – il rafforzamento della video sorveglianza e il vincolo licenza sportiva-sicurezza – sono in linea che le priorità proposte dalla consigliera federale Viola Amherd. Un Ticino precursore in questo ambito? «Sì, io stesso – ci spiega Norman Gobbi – come ha fatto il consigliere di Stato lucernese Paul Winiker oggi (ieri per chi legge, nrd.), diversi mesi fa ho chiesto una valutazione del Concordato intercantonale anti-hooligan, proprio per verificare se questo strumento sia efficace nel reprimere un fenomeno presente nel calcio svizzero». Con quale obiettivo? «L’obiettivo generale è di rafforzare le misure ed evitare di dover fare troppi scalini per tenere i violenti fuori dagli stadi. In quest’ambito dovremo cercare di semplificare le misure: penso soprattutto all’obbligo di presentarsi in Polizia. Ci vuole sempre troppo tempo per attuare questo genere di misure. È necessario, altrimenti si fa solo il gioco dei violenti, e non l’interesse dello sport. E poi – prosegue Gobbi – se penso alla realtà ticinese, al Comunale, al Riva IV o a Cornaredo, è necessario sottolineare che all’interno dello stadio grossi problemi non ce ne sono mai stati. È invece il tragitto tra la stazione e lo stadio a rappresentare un grosso problema. E qui sarà necessario anche l’aiuto delle ferrovie». Serve una maggiore collaborazione tra autorità, club e ferrovie? «Sì, deve essere un gioco di squadra il più ampio possibile. Evidentemente il gioco principale devono farlo le federazioni e, se posso permettermi, quella di calcio a differenza di quella dell’hockey ha un po’ sottovalutato il fenomeno cercando di portare dei piccoli correttivi. Ma sappiamo che i problemi principali li abbiamo riscontrati nel calcio e non nell’hockey». E il Ticino a che punto si trova? «Abbiamo già fatto molto. Penso in particolare al rafforzamento della video sorveglianza per poter identificare i violenti ed essere sicure della loro identità: perché spesso è il modo in cui cercano di nascondersi alla giustizia».