Una rivoluzione per continuare a credere nella Regio

Una rivoluzione per continuare a credere nella Regio

È con estremo piacere che mi rivolgo a voi, porgendovi il saluto del Comitato Direttivo della Comunità di lavoro Regio Insubrica all’annuale assemblea generale, che quest’anno viene ospitata nella splendida Verbania. Ringrazio il presidente della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola Massimo Nobili per l’ottima e puntuale organizzazione di questo evento, così come il sindaco della Città di Verbania Marco Zacchera per la gentile e cordiale accoglienza riservataci.

Un anno fa assunsi la presidenza della comunità di lavoro della Regio Insubrica. Mi fu concessa la possibilità di esprimere alcuni pensieri, in cui richiamavo la necessità di crescere ulteriormente come punto d’incontro e di collaborazione transfrontaliera, dopo la crisi adolescenziale avuta nel recente passato, e posso affermare superata egregiamente.

A dodici mesi dall’annuale assemblea che si tenne sulle rive del Lario a Como, posso affermare che i risultati sono stati raggiunti solo parzialmente.

Da un lato il Comitato direttivo della Regio, che mi pregio di presiedere sino a oggi, ha operato con costanza e motivazione. Costanza e motivazione, nonostante tutto. Ringrazio i colleghi membri del Comitato e il nostro segretario generale, il Cancelliere dello Stato Giampiero Gianella, per aver colto lo spirito di rinnovamento e di riattivazione delle attività in seno alla Regio. 

È infatti innegabile che sin dall’inizio questo anno presidenziale sia stato condizionato da un mono – tema: i frontalieri. Immediatamente dopo l’assemblea di Como, durante l’incontro con i rappresentanti dei media, le domande verterono quasi unicamente su cosa ne pensassi e cosa avrebbe fatto il Cantone Ticino, appena uscito dal raddoppio leghista in Governo. Cosa è successo dopo l’assemblea di Como lo sappiamo tutti fin troppo bene.

Il Consiglio di Stato della Repubblica e Cantone Ticino ha bloccato su un conto vincolato la metà dei ristorni delle imposte prelevate sui lavoratori frontalieri da riversare alla Repubblica italiana. Un blocco che si è protratto sino al 9 maggio scorso, ossia per quasi 10 mesi. Un atto di forza? Un atto illegale? Certamente un atto legittimo per uno Stato, il Cantone Ticino, che non voleva e non vuole farsi mancare di rispetto e di reciprocità, e che mira a ristabilire sani e paritari rapporti tra Italia e Svizzera.

Fatti queste mai contestati, tant’è che proprio questo atto del Consiglio di Stato ticinese ha permesso di tematizzare a livello nazionale una problematica di confine, sottovalutata e talvolta misconosciuta dalle capitali di riferimento, Berna e Roma. Molti han chiamato in causa gli accordi internazionali lesi, senza ammettere o ricordare che il proprio Paese li disattende ed era appena stato richiamato dall’Unione Europea nel levare le forme di discriminazione alle imprese svizzere nella partecipazione ad appalti pubblici. 

Questo piccolo esempio dimostra come sul tema dei ristorni e dei frontalieri, si sia parlato molto senza mai approfondire, e meglio conoscere tutte le interconnessioni tra i vari elementi. Oggi, che i due Governi nazionali hanno infine deciso di dare avvio a trattative diplomatiche per discutere delle proprie relazioni fiscali e finanziarie, possiamo affermare che il blocco è servito a tematizzare, riconoscere e affrontare un problema che per troppo tempo era rimasto escluso dalle agende politiche delle rispettive diplomazie.

Con le trattative in corso, si dovranno però affrontare anche temi più di rilevanza territoriale e quindi intrinsecamente legati alla realtà della Regio Insubrica. Con il collega Dario Galli, presidente della Provincia di Varese, abbiamo ipotizzato forme nuove e alternative per la gestione dei ristorni, che permettessero di valorizzare questi flussi finanziari vincolandoli ad investimenti di ordine infrastrutturale per lo sviluppo del nostro territorio transfrontaliero, come pure un pagamento diretto ai Comuni di domicilio dei frontalieri. Queste idee le segnaleremo alle rispettive delegazioni, in modo che si possano affrontare come varianti di lavoro nel dossier relativo all’accordo sui frontalieri. Ipotesi cui si è aggiunta l’offerta di ospitare nel territorio della Regio le discussioni bilaterali italo-svizzere, poiché luogo privilegiato per storia e cultura comune. Ahinoi, le trattative vengono e verranno tenute in inglese… e quindi la nostra offerta non sarà considerata dalle parti.

Di recente sono stato a San Marino, repubblica dalle antiche origini, che oggi vive una forte crisi e conosce anch’essa la realtà del frontalierato. Qui i rapporti sono differenti, poiché un piccolo territorio interamente circondato dalla Repubblica maggiore, ma là non conoscono i ristorni, bensì le tasse etniche applicate ai lavoratori italiani attivi in San Marino. Come vedete, ogni mondo è paese e il nostro non fa astrazione da questo principio.

Un anno intenso quello trascorso, in cui – con costanza e impegno – abbiamo affrontato altri temi, che rientrano sotto il cappello degli scopi della comunità di lavoro. Il dettaglio di questi lavori sarà presentato dal Segretario della Regio, avv. Giampiero Gianella, che ringrazio – unitamente alle nostre apprezzate collaboratrici Beatrice Tognolini e Mary Tucci – per aver garantito un indispensabile supporto al Comitato e alle attività dei singoli gruppi di lavoro, nonché di aver implementato le antenne amministrative di interfacciamento con la Regio presso ogni amministrazione provinciale e cantonale. Con scadenza mensile gli incontri del Comitato Direttivo hanno permesso di scambiarci informazioni e opinioni, di sviluppare e seguire progetti, di sostenere attività di vario ordine che dessero un’immagine unitaria del territorio della Regio Insubrica.

La creazione di un’immagine unitaria e quindi un’identità comune costituisce la priorità centrale delle attività della Regio. E che si tratti di una priorità, lo ha confermato la “crisi” legata al blocco parziale della quota parte italiana dei ristorni sulle imposte alla fonte prelevate sui lavoratori frontalieri. Una crisi più mediatica che reale tra i membri della Regio. Questa esperienza ha permesso però di evidenziare come il tutto venisse visto dal proprio punto di vista, senza mai considerare l’insieme o – per dirla in lombardo moderno – la “big picture”. Da qui, la necessità di creare una conoscenza reciproca-

La Regio Insubrica è un’unità territoriale e lo dimostra il progetto turistico “Lakes & Alps”. L’offerta turistica nel nostro territorio è simile e nello stesso tempo variegata, grazie alle differenze locali e ai ricchi – anzi ricchissimi – programmi di manifestazioni culturali, sportive e di svago. Questo dimostra come ad unirci, oltre al territorio, è il dinamismo dei nostri abitanti, dei nostri operatori e delle nostre associazioni. 

A dividerci sono però i macrosistemi. 

La Lombardia è uno dei quattro motori economici d’Europa; il suo prodotto interno lordo è di oltre 320 Miliardi di Euro, con un procapite di 33mila Euro circa. La Svizzera è uno dei Paesi più competitivi al mondo; il suo prodotto interno è di oltre 520 Miliardi di franchi, con un procapite di 77mila franchi circa. Queste due enunciazioni mostrano il primo limite ad una sana cooperazione in ambito economico; le differenze in termini economici, di ricchezza e di costo della vita sono un handicap per una collaborazione stretta e paritetica. E da questa differenza, si ingenera il forte flusso attrattore dei lavoratori transfontalieri verso il Cantone Ticino. Perché se è vero come è vero, che un ingegnere formato in un politecnico a Milano guadagna 1200 Euro netti, a Lugano la paga di riferimento si avvicina ai 7mila franchi lordi. Poi si pongono tutti i distinguo del caso, ma è innegabile che questa differenza rischia di diventare un ostacolo insormontabile alla corretta competitività dei nostri territori. 

L’Italia è una Repubblica dalla forte impronta centralista. La Svizzera è una Confederazione, fondata sui tre livello istituzionali. Le competenze istituzionali e finanziarie sono fortemente squilibrate sui due fronti, con l’aggravante che le Province sono destinate a scomparire come entità politiche, con la palese dimostrazione attraverso il commissariamento di Como. Questa debolezza l’abbiamo superata con la buona volontà di chi siede al tavolo presidenziale del comitato direttivo, ma – ahinoi – la buona volontà non basta. Gli squilibri di competenze – istituzionali e finanziarie – sono un’ulteriore ostacolo insormontabile alla corretta evoluzione di una comunità di lavoro che vuol essere un vettore di sviluppo e integrazione transfrontaliera.

Dopo un anno di Presidenza e di attività in seno al Comitato direttivo della Regio Insubrica, ritengo che l’unica soluzione possibile che possa far superare questi due ostacoli sia che sul lato italiano vengano concesse e delegate competenze istituzionali e finanziarie ai territori aderenti alla Comunità di lavoro. Un atto importante poiché, come dice il collega Galli, se il Sud Tirolo può essere provincia autonoma, non lo possano essere anche le Provincie della Regio. Le sfide sono simili e la necessità di valorizzare questo territorio indiscutibile. Un atto rivoluzionario che – a mio modesto modo di vedere – è l’unica soluzione percorribile per dare un futuro alla nostra Comunità di lavoro. 

In un anno caratterizzato dalla querelle sui ristorni, la Regio esce indebolita non tanto da tale querelle, bensì da condizionamenti dei macrosistemi economici e politici. Se la Regio vuol essere qualcosa di più di un ottimizzatore e promotore culturale, turistico e sportivo, allora dobbiamo procedere ad una svolta rivoluzionaria nel senso di mitigare gli squilibri, che in nessuna parte d’Europa sono ravvisabili nella forma e nella forza che troviamo in Insubria. Dobbiamo dare competenze, autonomia e quindi forza ai territori aderenti alla Regio.

Non riuscissimo a farlo, allora la Regio è destinata a morire. Viva la Regio.

Vi ringrazio.

 

Comunità di lavoro Regio Insubrica – Assemblea generale 2012

21 giugno 2012, Verbania VCO – Villa San Remigio

Intervento di Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni e presidente Regio Insubrica

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