Una vita spericolata è finita… ciao Rodolfo!

Una vita spericolata è finita… ciao Rodolfo!

Questo è uno scritto che non avrei voluto scrivere; ma il destino, da te deciso fino all’ultimo, mi obbliga ad impugnare carta e penna. Ci siamo conosciuti quand’ero ancora un bimbo, tanto bimbo che tu mi dicevi “mi pisciavi addosso!”. Tu eri quell’omone che parlava con un accento diverso dagli altri e come rappresentante di un noto produttore di carni e salumi ticinesi, ti fermavi nel ristorante di nonno Dante e nonna Selma al “Vais” di Piotta.

Qui ci conoscemmo e mangiammo assieme, poi tu, con nonno Dante e gli amici del villaggio piottese giocavi a carte nel pomeriggio, io andavo a scuola. Arrivò il 1991 e la Lega dei Ticinesi. Mi avvicinai al movimento del Nano nei suoi primi anni e tu c’eri già sin dalla prima ora.

Nel 1995 dopo la tua elezione in Gran Consiglio durante un incontro sempre a Piotta, mi chiedesti se fossi intenzionato a fare qualcosa per la Lega in Leventina, che – come le altre valli – trovavano un posto speciale nel tuo cuore toscanaccio. Non fu una scelta facile, ma riuscisti a convincere anche chi vicino a me era più titubante: i miei genitori e i miei nonni.

Poi arrivò la proposta nel 1999 di candidarmi per il Gran Consiglio e mi presentasti al Nano, dicendogli“questo è un giovane da portare avanti”. Così ebbe avvio la mia vita politica, che passo dopo passo, mi ha condotto sino al Consiglio di Stato.

Eravamo assieme quel 10 aprile 2011, così come assieme abbiamo condiviso molti momenti – belli e meno belli – della nostra vita politica, ma non solo. Momenti che ci hanno visti anche contrapposti, quando da presidente del Gran Consiglio ti richiamavo, ma anche sullo stesso fronte abbiamo combattuto le battaglie della Lega o quando mi aiutavi a correggere i miei discorsi dal leventinese italianizzato al buon italiano.

Momenti che fino all’ultimo ti hanno visto in prima linea a combattere e difendere le cose in cui credevi. Come un leone ti sei battuto su fronti caldi, senza quella paura che troppi politici hanno nell’andare contro il sistema; in fondo, tu eri un anarchico mai domo, anche nei tuoi ruoli istituzionali di presidente di commissione o di rappresentante di un partito di governo.

La tua decisione di lasciare il Gran Consiglio poco dopo la tua brillante rielezione ad aprile, è il segno tangibile che i valori erano centrali nel tuo vivere; hai lasciato perché con un Governo a due leghisti non ti trovavi al tuo posto e perché per subentrante avevi un giovane da portare avanti. Anche qui, come nel 1999, hai dimostrato che per te le giovani forze leghiste erano e sono importanti.

Mi hai fatto anche conoscere la tua terra, così come a molti altri politici ticinesi – indistintamente dal colore – che con la tua generosità toscana si sono confrontati han visitato Altopascio e Lucca. Qui abbiamo capito che il tuo atteggiamento – che chi non conosce giudicava intollerante – era frutto di un modo di vivere della tua terra, che ti ha visto poi catapultato per amore in Ticino e attivo professionalmente nel Nord Italia prima (dove frequentasti quella che tu definivi “l’università di Corso Buenos Aires a Milano”) e in Ticino poi.

Una vita esagerata la tua, sempre al massimo e sempre di corsa, come amavi raccontare nei tuoi aneddoti. Molti ti han giudicato dalla “cotica” (come amavi definire in toscano), senza raggiungere la tua essenza, che poneva in primo piano la famiglia, gli affetti e le cose importanti su cui non si poteva derogare, i valori.

Ti voglio ricordare così, come una persona che mi ha voluto bene e che mi ha sempre detto in faccia quello che pensava. Una persona dal cuore grande e talvolta invadente, che mi portò anche a fissare la data del matrimonio, perché “ oh bimbo, è ora che tu ti decida !”. Una persona che mi ha dato molto e alla quale ho voluto bene. 

“Visse, si divertì e ci mandò a ‘fanculo”. Ciao Rodolfo!

Norman

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