Valichi Nessun dietrofront sulla chiusura

Valichi Nessun dietrofront sulla chiusura

Dal Corriere del Ticino | Berna conferma: Roma è stata informata oltre un anno fa – Ma intanto oltre confine è riesplosa la polemica Norman Gobbi: «Reazione tardiva, non tocca al Ticino sopperire ai problemi di comunicazione dell’Italia»

Non ci sarà nessuna retromarcia sulla chiusura notturna dei valichi minori di Novazzano paese, Pedrinate e Ponte Cremenaga. L’ha confermato all’ATS Roland Meier , portavoce del Dipartimento federale delle finanze, che ha inoltre precisato come le autorità italiane fossero a conoscenza del progetto già dallo scorso marzo. Ovvero da quando il direttore del Dipartimento degli affari esteri Didier Burkhalter aveva comunicato la decisione al suo omologo Paolo Gentiloni, oggi premier italiano. Insomma, tanto rumore per nulla? «L’impressione è che si reagisca a scoppio ritardato – commenta il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi , da noi interpellato – le autorità italiane ne erano a conoscenza da tempo: oltre all’incontro tra Burkhalter e Gentiloni, da parte nostra avevamo informato la Regione Lombardia e la Regione Piemonte già nel 2015. Poi posso immaginare che i Comuni di frontiera non abbiano ricevuto comunicazioni ufficiali da Roma, ma non sta al Ticino supplire ai problemi di comunicazione interna sul lato italiano». Martedì, a un paio di giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, l’ambasciatore svizzero a Roma Giancarlo Kessler era stato convocato d’urgenza alla Farnesina per fornire spiegazioni sulla chiusura dei valichi. In merito, precisa una nota del Ministero italiano degli esteri, Kessler ha sottolineato che «si tratta di una misura temporanea e sperimentale, che andrà presto rivista nel quadro di un ulteriore miglioramento della collaborazione fra forze di sicurezza». «La convocazione di Kessler la leggo come una risposta alle pressioni parlamentari – aggiunge Gobbi – fa parte del gioco ma non bisogna neppure esagerare». Di tutt’altro avviso il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Raffaele Cattaneo che, ieri, ha affermato: «Non è la logica dei muri e dello scontro che risolverà questo problema ma, al contrario, quella dell’incontro e della politica». L’obiettivo della Regione, ha aggiunto, «è che questa sperimentazione non proceda e che non si allarghi ad altri valichi com’era nelle intenzioni iniziali». «È l’ultimo tassello di un puzzle che dovrebbe preoccupare tutti quelli che hanno la testa sulle spalle – gli fa eco Alessandro Tarpini , responsabile nazionale dei frontalieri – una corda la si può tirare, ma a un certo punto si spezza. E dirò di più: chiudere tre valichi minori per una questione di sicurezza fa ridere i polli». Sul tema, intervistato dal Corriere del Ticino, si era espresso anche il comandante delle guardie di confine Mauro Antonini ribadendo come «la misura porterà unicamente un leggero sollievo, come l’assunzione di un aspirina quanto si ha mal di testa». Tornando oltre confine, a preoccupare Tarpini non è però «il disagio di una simile misura, piuttosto il clima generale che si sta creando e il fatto che la classe dirigente ticinese sembra fare a gara a chi la spara più grossa. In un discorso generale, tra limitazioni al mercato, controlli e provvedimenti simili c’è una corona di rosario che avrà non so quanti grani». «La scelta dei valichi è stata fatta in maniera coordinata tra le Guardie di confine e la Polizia cantonale – precisa Gobbi – sono stati scelti proprio perché valichi secondari con un’alternativa in prossimità e in territori confrontati con furti e rapine. È stata una decisione di carattere operativo, non politico». Sollecitato sull’affermazione «fosse per me li chiuderei già tutti», rilasciata ai microfoni di Radio Rai 1, Gobbi è schietto e diretto: «Come Dipartimento in fase di consultazione avevamo già risposto che eravamo per la chiusura di tutti i valichi, o comunque per la conferma di quelli presenti nel postulato di Roberta Pantani. Poi si è scelto di fare un periodo di prova, ma la mia visione politica non cambia. In fin dei conti, fino al 2009 questa era la realtà». Inoltre, conclude Gobbi, «ricordo che fino a pochi giorni fa l’unico valico doganale chiuso era quello di Maslianico. E per volontà delle autorità italiane».

(Articolo di Viola Martinelli)

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