Violenza domestica, 53 candidature per il coordinatore

Violenza domestica, 53 candidature per il coordinatore

Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 8 agosto 2019 de La Regione

Fra i compiti della nuova figura la gestione di campagne ed eventi finalizzati alla prevenzione.
Andreotti (Divisione giustizia): la nomina da parte del governo? Spero possa avvenire quest’autunno.

Pubblicato il 9 luglio, il concorso è scaduto il 23. E in un paio di settimane le candidature inoltrate sono state ben cinquantatré. È un posto ambito quello di coordinatore/trice per il dossier della violenza domestica in Ticino: una nuova figura dell’Amministrazione, che al Dipartimento istituzioni opererà in seno alla Divisione della giustizia. Con la responsabile di quest’ultima (Frida Andreotti), collaborerà fra l’altro nell’allestimento di un piano di azione cantonale. Un piano, come si spiegava nel bando, per concretizzare e monitorare, con i servizi interessati, i vari progetti volti alla messa in atto della “Convenzione di Istanbul” sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nonché delle leggi federali in materia, in particolare quella che mira a rafforzare la tutela delle vittime, la cui entrata in vigore è prevista per il 1° luglio del prossimo anno. Ma avrà appunto anche altri compiti. Come la partecipazione a commissioni e gruppi di lavoro cantonali e intercantonali. Come la redazione di rapporti e la gestione di campagne di sensibilizzazione.

Oltre cinquanta gli/le aspiranti alla carica, d’età compresa tra i 22 e i 58 anni. Per quanto riguarda gli accademici, undici ad esempio hanno una formazione in campo giuridico, venti in quello economico e otto in ambito sociale. La maggioranza delle cinquantatré candidature sono femminili: trentatré. «Il sesso non costituirà un criterio di scelta preferenziale – tiene a precisare Frida Andreotti, interpellata dalla ‘Regione’ –. Nella selezione e nella scelta terremo conto di altri aspetti, fra cui l’interesse dei candidati per il tema, delicato e complesso, della violenza domestica e quindi i motivi per cui hanno concorso, la formazione e le competenze linguistiche, dato che la persona che verrà assunta dovrà anche tenere i contatti con enti di altri cantoni e con la Confederazione e presenziare a riunioni nella Svizzera interna». In seguito a una prima valutazione, basata sulla carta, la direttrice della Divisione giustizia ha individuato «una quindicina di profili che ritengo possano essere presi in considerazione per la funzione». Una quindicina di candidati «che prossimamente verranno convocati per un colloquio, dopodiché decideremo quali sottoporre agli assessment». La nomina da parte del Consiglio di Stato del collaboratore o della collaboratrice scientifico/a che fungerà da coordinatore/trice per il tema della violenza tra le mura di casa? «Spero possa avvenire a ottobre – risponde Andreotti –. Se così sarà, la nuova figura sarà operativa a gennaio o al più tardi a febbraio 2020, considerati gli eventuali termini di disdetta, qualora la scelta dovesse cadere su chi è già professionalmente attivo».

Una figura voluta soprattutto dalla responsabile della Divisione giustizia. «Fisica, verbale, psicologica: la violenza domestica assume diverse forme e le conseguenze possono essere devastanti – sottolinea Andreotti –. Il fenomeno è purtroppo diffuso anche in Ticino, come attestano i dati della polizia. Si agisce sia sul fronte della repressione, sia nel campo della prevenzione, che vede impegnati attori pubblici e privati. Ma, come ho già avuto modo di affermare, oggi non c’è una figura di riferimento istituzionale di coordinamento per questo tema. È una lacuna – continua la direttrice della Divisione – che il Dipartimento delle istituzioni si appresta a colmare con la designazione di una persona chiamata non a fornire consulenza alle vittime oppure agli autori o alle autrici di violenza, compito che viene già svolto da altri settori dello Stato, ma per esempio a promuovere i contatti fra le associazioni attive nella prevenzione e tra queste e gli uffici pubblici, a essere di supporto alla commissione consultiva del Consiglio di Stato per ciò che concerne la violenza domestica, a occuparsi di campagne ed eventi finalizzati alla prevenzione e a elaborare, sempre d’intesa con la sottoscritta, una strategia cantonale in materia».