Il Consiglio federale dà ascolto al Ticino

Il Consiglio federale dà ascolto al Ticino

Promessi più aiuti economici agli ambienti toccati dalla pandemia.
“Aspettiamo le decisioni delle Camere”

Sono settimane difficili nella lotta al contenimento dei contagi al nuovo coronavirus. Ma le misure introdotte del Consiglio di Stato, accanto a quelle volute dell’autorità federale, negli ultimi giorni hanno dimostrato di essere efficaci per stoppare la curva ascendente. “Durante questa settimana un altro aspetto si è rivelato molto positivo – afferma il Presidente del Governo Norman Gobbi. Sto parlando del riconoscimento da parte del Consiglio federale di quanto il Ticino assieme agli altri Cantoni ha chiesto, ossia un maggior sostegno economico alle attività che soffrono di questa situazione. Occorre però ancora aspettare l’approvazione delle Camere e dunque bisogna essere prudenti. Tra le misure avanzate dal Consiglio federale sottolineo in particolare non solo agli aiuti aumentati di cui potranno beneficiare i lavoratori del mondo culturale e dello sport professionistico e semiprofessionistico, ma anche al sostegno potenziato per altre realtà economiche – definite “di rigore” – che fanno fatica a superare questi mesi difficili. La Confederazione porterebbe a 1 miliardo di franchi (mille milioni di franchi come ha sottolineato Ueli Maurer) questo aiuto e si accolla i ¾ della spesa (l’altro terzo rimane ai Cantoni). Sono gli interventi che avevamo chiesto. Ciò conferma che se si agisce uniti i Cantoni hanno una elevata forza contrattuale. E soprattutto dimostra quanto sia importante il nostro sistema federalista”.

Il Consigliere di Stato Norman Gobbi sviluppa altri due temi. Sentiamolo: “Berna, attraverso le parole del Consigliere federale Alain Berset giunto giovedì a Lugano, ha lodato l’impegno del Ticino sia nella prima fase della crisi in primavera sia per quanto sta facendo ora. L’esperienza ticinese è stata determinante per tutta la Svizzera, anche se nell’adeguamento del sistema sanitario il Ticino ha saputo far tesoro di ciò che era capitato in marzo e aprile, un po’ meno – mi pare di constatare – è avvenuto in altri Cantoni. Vuol dire anche che la determinazione dimostrata in primavera dal Governo ticinese per ottenere da Berna una finestra speciale di crisi legata alla situazione a sud delle Alpi era più che giustificata”.

Il secondo argomento tocca invece le questioni delle multe per chi trasgredisce agli obblighi voluti per diminuire i contagi, in particolare si pensa al mancato uso della mascherina dove invece è obbligatoria: “Sottolineo subito che per me intervenire con una multa rappresenta l’ultima ratio, nel senso che più importante è riuscire a convincere i cittadini sulla necessità di seguire determinate misure, perché ne va del bene di tutti. Detto questo, è chiaro che se quanto viene richiesto non trova accoglimento positivo allora bisogna giungere a una sanzione, sempre proporzionata comunque al caso. Finora non si può dare una multa come avviene, per esempio, per chi non si allaccia la cintura di sicurezza o parcheggia in zona vietata. Bisogna seguire una procedura detta “ordinaria”, ossia aprire un’inchiesta di polizia che viene valutata dalla Magistratura per giungere quindi a un eventuale decreto d’accusa. Procedura lunga che toglie l’effetto dissuasivo su coloro che hanno intenzione di non seguire le norme. Non sarà più così. Lo avevamo chiesto come Governo cantonale e come Direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia. Anche in questo caso – per fortuna – siamo stati ascoltati dal Consiglio federale. L’ultima parola anche qui però spetta al Parlamento, che ne dovrebbe discutere nell’ormai imminente sessione invernale”, conclude il presidente del Governo Norman Gobbi.