Berna è lontana. Per lavorarci

Berna è lontana. Per lavorarci

Da la Regione del 16 marzo 2016
La Svizzera romanda fa lobbying per il futuro direttore federale dell’Ufcl, e il Ticino?

Non è cosa per ticinesi, magari accasati con figli. C’è Mauro Dell’Ambrogio, segretario di Stato per la formazione, ricerca e innovazione del Dipartimento federale dell’economia, rappresentante più significativo a Berna di un Ticino poco avvezzo ai traslochi professionali. E c’è anche Nicoletta Mariolini, delegata federale al plurilinguismo. Poi poc’altro. Lavorare a Berna, per chi abita nella Svizzera italiana, non è scontato. Vuoi perché c’è poco spazio e vuoi perché già quel poco fatica ad essere occupato (per mancanza di profili professionali disponibili). «La questione si poneva già ai tempi in cui ero consigliere nazionale [nel 2010, ndr]» ci dice Norman Gobbi , presidente del Consiglio di Stato, da noi contattato per commentare la discesa in campo della ‘Conferenza dei governi della Svizzera occidentale’ che rivendica la poltrona della direzione dell’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (Ufcl). Un settore, quest’ultimo, che gestisce gli appalti pubblici federali e non sono proprio noccioline. Di più. In passato il Ticino aveva rivendicato l’uso della lingua italiana nella pubblicazione, appunto, dei mandati pubblici. Cosa che si è poi risolta. Resta il fatto che l’Ufficio federale in questione – oggi diretto da Gustave Marchand, d’origine tedesca contrariamente a quanto potrebbe indurre a credere il nome (osserva ‘Le Temps’, ieri in edicola) – nel solo 2014 ha distribuito qualcosa come 5,5 miliardi di franchi nel settore delle costruzioni e materiale militare. Marchand andrà in pensione a fine novembre, come scrive il quotidiano romando, e dunque l’occasione è ghiotta per le rivendicazioni dei Cantoni latini. Meglio, romandi.

«In queste circostanze noi ci muoviamo per conto nostro, anche perché la solidarietà latina spesso si ferma al francese…» commenta Gobbi a proposito di alleanze trasversali per occupare un posto là dove l’Amministrazione federale pesa. «In passato, come deputazione ticinese alle Camere, ci capitava d’incontrare sovente l’allora capa del personale federale e la presenza ticinese era un tema ricorrente. Poi va detto – aggiunge il presidente del governo – che in alcuni settori, vedi la cancelleria, siamo ben rappresentati, mentre in altri, come l’esercito, siamo sotto la media». Ai romandi resta il vantaggio della vicinanza geografica con Berna. Per chi abita a Friborgo o Neuchâtel, recarsi a lavorare nella capitale è cosa facile; tre quarti d’ora in treno. Non è complicato nemmeno da Zurigo o San Gallo. I mezzi pubblici sono veloci e puntuali. Altra cosa per i ticinesi, ostacoli linguistici a parte. Per quanto non si demorde, là dove è fattibile. Tornando alla questione degli appalti federali, un passo avanti è stato fatto con l’introduzione dell’italiano nei capitolati. Poi, è risaputo, coltivare le giuste ‘sensibilità’ per le minoranze linguistiche è un lavoro lungo e paziente. Una lobbying perpetua.

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